OTOMEDIUS GORGEOUS!
di @Luca Abiusi

Che gaiezza ritrovarsi la Konami che vuole bene, festosa, gradiusiana, citazionista, retrospettiva (introspettiva), giapponese. Ha pure immesso il pesantissimo joystick da mezzo gallone di euro, quello col display della sala giochi e la manopola in oro massiccio, a omaggiare Arcadia e i collettori; le si perdonerà il gesto dacché lo scorritore palesa occasioni di ottima manodopera del II Secolo d.G. – dopo Gradius – anche coi poligoni in HD a mille e ottanta. Di interesse questi donnucoli semivestiti. Ognuno estende upgrade semiclassici a due o più satelliti convergenti o divergenti, a formazione o in semiformazione e a centratura di cattivi. Il “Gorgeous Mode” si prende l’intero display in 16:9 e a meno di non impiegare un catodico è la modalità che meglio premia lo Sharp Quattron uscito l’altro giorno. «Se non è disturbo, succhierei un po’ i capezzoli di Aoba Anoa. Sembrano dei pertugi al laser». Ed è questa la Konami che vuole bene: riccamente minorenne, fanatica di scolarette più di quanto lo era stata in Sexy Parodius ma sempre onesta nell’edificarsi lo spara e fuggi in qualche modo equivalente, la traccia subdola che inneggi le avventure spaziali della Vic Viper.

Avrà pure collezionato seguiti e imitazioni, ma Gradius non si può discutere. Qualunque sia l’oggetto che porti relazione col distruggitore Konami, quell’oggetto diventa oggetto di culto sfrenato, di speculazioni tematiche e gadgets, e nei casi adesso frequenti di aberrazione patologica al feticcio può addirittura ispirare il costume player. Una voce esterna raccomanda di mantenersi a distanza dalle fiere del fumetto, dai Romics e surrogati onde non incrociare dodicenni scene queens già ingallate portanti rastrellature alla Aoba Anoa in versione vestitino da scuola, la stessa che abbiamo scaricato via dlc gratuito e sulla quale si è fantasticato in modo non proprio innocente. Quindi si resta a casa a sparare in compagnia di codeste donnine – vi è un intruso di sesso maschile che niuno avrà mai adoperato – e null’altro che questo; solo isolandosi da tutto il resto si viene a capo della sensazionalità scenica, allusiva eppure evidentemente colta di Otomedius Gorgeous, un clone senza pudori dei Gradius per sale giochi, quelli delle musiche da overdose e le avventure orizzontali a farsi strisce di nemici e a raccogliere upgrade. I fasti arcade vengono percorsi in rispetto degli stadi originari dello sparare e scansare, disinnovando, esplorando schemi già noti da una ventina di anni, ma allo stesso tempo innescando la scintilla del gameplay a scaglie di granito, per rimanere sulle piste rinascimentali del 1985. La “nuova” Konami vuole arruffianarsi le nicchie che hanno preso l’XBOX 360 per conquistare i cieli di Raiden Fighters Aces, che si era fatto attendere fino al 2007.

Il solo poter pescare tra sei personaggi manga dai capelli multicolore avrà reso a Konami il budget per la realizzazione del sequel, tra l’altro già confermato. Ovviamente il diversismo anatomico porta a una effettiva mistione delle armi montate sugli scafi volanti; sulla base dell’arsenale cambia la barra di selezione, seppure l’ordine di avvio resti invariato. È tuttavia concesso di scegliere il selezionamento semiautomatico ad agevolare i manovratori meno esperti, quelli che premono a caso e che potenziano la sola velocità rimanendo con l’arma primaria e conquistandosi il game over in mezzo minuto finanche nel moderato livello di difficoltà – questo sì differente dal Gradius integralista – opzionato da Konami. Otomedius Gorgeous si tracanna che è una bellezza. I power-up spuntano un po’ ovunque e in caso di collisione li si ritrova fluttuanti, pronti al riarmo entro cinque secondi. Si annienta in amicizia fin quando non compaiono i mastini finali: quelli sì bisogna abbatterli spremendo il livello di attenzione, calcolando gli spostamenti, anticipando i raggi fotonici improvvisi. Nella sua brillante imperfezione e nel fornire al level design questa discontinuità sulla ostilità degli omini avversi, Otomedius G. fa ciò che lo sparatutto medio della Cave non riesce a esprimere dai tempi di Guwange. In altre parole: diverte. E lo fa mantenendo elevata la qualità estetica degli scenari – quello tra le strade di Tokyo mostra un dettaglio da microscopia ottica – pur adottando un motore completamente poligonale. Le musiche euforiche, piene di estrosità pop e rientranze elettroniche sono le medesime della Konami ingenua degli anni Ottanta, quella di Nemesis. Di Salamander. La stessa che tiene testa ad R-Type con la testa gigante di Gofer. Ma unicamente per i giapponesi. Ovvero niente Otomedius G. in versione PAL o americana, e al momento non sembra auspicabile un futuro interessamento da parte dei distributori occidentali. La unica via per giocarsi questi shoot ’em up per tre e sessanta, e ultimamente ne stanno uscendo parecchi, consiste nell’attingere in blocco al mercato dell’importazione parallela.













  Piattaforma Xbox 360
  Titolo Otomedius Gorgeous! - オトメディウスゴージャス! -
  Versione Giapponese
  Anno immissione 2008
  N. Giocatori 1/3 LAN / Online
  Produttore Konami
  Sviluppatore M2
  Designer Mine Yoshizaki
  Compositori Hiroki Koga, Ruzarin Kashiwagi
  Sito Web www.konami.co.jp
  Sist. di controllo Digitale - Joystick
  Numero tasti 4
  Orientamento Orizzontale
  Scrolling Laterale
  Formato DVD-Rom
  Numero supporti 1
  Compatibilità NTSC-J [] NTSC-U/C [No] PAL [No]
  Genere Shoot ’em up
  Rarità
  Quotazione 30 €
  OST Sì [OTOMEDIUS ORIGINAL SOUNDTRACK, 2011, Konami Digital Entertainment]

 

Otomedius è introdotto nelle sale arcade giapponesi nell’ottobre del 2007. Nel corso del 2014 una sua seconda edizione verrà resa disponibile per i circuiti e-AMUSEMENT di Konami, dove i giocatori possono registrare i loro progressi su scheda magnetica. Oltre alla “G” del titolo, su tre e sessanta il gioco ottiene i personaggi inediti Esmeralda e Poini Coon, ma anche le nuove modalità “VS Mission” e “Gorgeous”. Una prima tranche di copie di Otomedius G. conterrà un dlc con la versione St. Gradius di Aoba Anoa. Il manga del videogioco, Otomedius Another Dimension, è tuttavia avvistabile in ogni scatola. L’Hyper Stick Pro replica il controller montato sui cabinati arcade; Konami l’ha immesso in bundle col gioco a non meno di 200 euri, ma tuttavia il joystick risulta pregevole grazie al touch screen e l’impeccabile meccanica coin-op.