Non
si poteva chiaramente pensare che
Bill Heineman – lo stesso Heineman artefice di questo micidialissimo
Wolfenstein deportatore di cani, svastiche, lanciafiamme, lanciarazzi, perentori
suoni alla Indiana Jones e l’ultima crociata – potesse aver scritto il
discutibilissimo codice 3DO di Doom di visuali in finestra e frame rate
passivo, ma fu chiaramente così. Rebecca ne ha invero spiegati i come e i perché
in luogo di YouTube poiché in dieci settimane non era il caso di chiedere i
miracoli e sta di fatto che il suo Doom doveva essere diverso, come su PC
avrebbe dovuto chiaramente raccontare di orrori e creature dell’orrore in
full screen e ancor di più determinare il paradigma degli sparatori in prima
persona per console ma c’è ancora tempo: si è in questo istante comandati gli
inferiori di redigere ambasceria di richiesta di riprogrammazione dell’originale
codice da sottoporre presso i deputati uffici entro e non oltre giorni quindici.
Codesto Wolfenstein 3D si
presenta come un Wolfenstein di alta gioielleria; bianco eccezionale
superiore e impurità inferiore al 2% in occasione di scrolling ne fanno
videogioco di nazismo d’azione sulla traccia di “Into the Eagle’s Nest” nel
tragitto di rinvenimento di chiavi e munizioni dentro le nascoste armerie,
frazioni di roccaforti labirinto cui intingere il mitragliatore a scovare
angoli di sblocco di elevatori dietro la scrivania una leva un qualcosa come
Castlevania un finto muro che spinge verso camere di infestazione di
oggetti, valigie di pronto soccorso o al caso crocefissi e coppe d’oro
tesori, confische di guerra per le quali rendere conto a zio Goering; sul
3DO si è istruito un pulsante di corsa rapida che riscuote utilità in fase
di sopralluogo e che a suffragio del raggiro dell’eventuale disorientamento
spaziale da inerzia sa rendere il sondaggio del corridoio un filo meno grave
di quanto risultasse su sistemi MS-Dos compatibili, e si avvisa per cui nel
Novantacinque una esperienza di film di spionaggio con fuga ancora idonea
alla definizione dello shooter frontale anche rispetto ai nuovi parametri
tecnici istituiti da un videogioco come Doom. Wolfenstein 3D diverge.
Inventa. Diventa, con largo anticipo sulle tarantate dei Bastardi, un
monumentale Adolf Hitler fantascientifico pilota di esoscheletro-robot che
allorché battuto vuol declassare a pozzanghera di frattaglie e sangue e
appurato questo, una Eva Braun in veste di guest star munita di
scarpe a tacchi chiodati e shuriken a foggia di croce celtica da lanciarsi
come armi ausiliarie attraverso la fenditura di un lungo abito da sera color
porpora avrebbe reso il circo veramente completo.
Heineman prende a riferimento
l’edizione Atari Jaguar al fine di fornire il port dei materiali non presenti
nella versione del ’92. Oltretutto, le grafiche strutturali vengono ridisegnate
in 128x128 pixel consegnando le retinature di un adattamento Macintosh che a
vista poteva dirsi irreplicabile ancora sui 32 bit del 3DO; il programma
gestisce disinvolto i circuiti della console. Avviene uno scorrimento a
rotazione di cinepresa che riprende notevoli animazioni di nazisti e zombie
nazisti, e se poi guardi bene gli ufficiali delle SS si vede che sparano con la
pistola mitragliatrice MP 40. Vi è fuoriuscita di fluidi. I cadaveri restano sul
pavimento. I cani abbaiano. Le armi abbondano. La tensione cresce. Wolfenstein
3D, congruenza di un fluente sovrapponimento di uccisioni e conquiste
territoriali multiple con un modello di consumo di azione verticale
evidentemente in evoluzione estingue le sue funzioni in modo fulmineo:
identificazione del luogo, identificazione dei soldati, fare bang bang,
raccogliere munizioni, procedere in direzione della prossima uscita. Qualche
d’uno colpisce alle spalle: «non me ne sono accorto, il soldato si era nascosto
dietro un Ficus, ma del resto questa situazione di spionaggio pro tempore è
inaccettabile». Todd Dennis ha realizzato musiche di evidente propulsione
cinematica. Ti viene, all’ascolto, di indulgere alla mattanza e ne vorresti di
ulteriore in quanto ti senti Harrison Ford, e anzi con le giuste motivazioni
potresti anche finire col pilotare un aeroplano della Seconda Guera Mondiale
provvisto di motore rigorosamente in avaria e quindi effettuare un atterraggio di
emergenza su di un campo da golf. Ma devi prima fuggire dal Castello di
Wolfenstein: «ci sono tanti soldati krauti che sparano ma non vedo il Führer, si
sarà nascosto dietro un Ficus. Quando lo vedo gli faccio la bua».