DARK CASTLE
di @Luca Abiusi

darkcastlecover2.JPG (16267 bytes)Gli omini rendono allegria, fanno gioventù. Nell’88 Dark Castle, portato su Amiga via Three-Sixty Pacific da edizione Macintosh, mette in scena il medioevo classico e un omino. L’omino deve per cui armarsi e affrontare un qualche genere di peripezia all’interno di un tetro castello arroccato sulla cima di un monte. In quanto alle atmosfere non si poteva chiedere cose migliori di tale schiera di oggetti in legno e icone minimali, patiboli sull’action game più classico con le scale, le funi, le trappole e balzi da eseguire con precisione millimetrica. Tuttavia i programmatori optano per un sistema di controllo necessariamente combinato che vuole l’utilizzo di mouse più tastiera, o in alternativa di mouse più joystick. Generalmente atipico, ma pur lontano dall’essere ingovernabile assumendone dosi strategiche da mezz’ora l’una, Dark Castle dispone i livelli di difficoltà Beginner, Intermediate e Advanced per essere amico di tutti, sebbene poi già dal primo venga chiaro che per potervi cavare qualcosa bisognerà uccidersi a oltranza. Dark Castle è titolo di militanza, di manifesto trial and error ma anche di assuefazione al salto tra i dislivelli, posto che l’esperienza reclama un tributo di sangue.

Accade opera d’altri tempi non solo per anagrafica ma diciamo per una situazione di gioco che dopo Hunchback era sembrata svanire in coincidenza del sopravanzo del platformismo arcade; lo stato di coabitanza tra rigore estetico e manovrabilità era altresì alle prime fasi del suo compimento, parlando di Amiga, dove i titoli che portavano grafica erano spesso ingiocabili ma Dark Castle sarebbe un caso a parte. Lui possiede il gameplay. E dentro il loro elementarismo, le grafiche vogliono distinguersi per una devozione al particolare e uno stile che sia fuori parametro nel merito delle scenografie che vengono a palesarsi internamente al maniero, e veramente riuscito risulta il blocco delle animazioni, col nostro claudicante e fumettoso che si esprime a balzi improbabili, quando che manca l’appoggio, e muove il braccio in modo circolare e cade, come un sasso, dopo essere stato colpito. Dal punto di vista illustrativo il lavoro esprime l’accuratezza di un comic book, e a parte l’artwork di copertina si riesce a bucare l’immaginario del manovrante e a far migrare le sue sinapsi al disincanto del racconto di cavalleria; nel contrapporre la violenza esplicita all’ingenuità del design si ottiene la sequenza di culto del torturatore col cappuccio da boia che dà frusta ai prigionieri, e di noi ad annaspare fra pipistrelli svolazzanti e ratti. Il carattere parodistico è manifesto in ogni singolo quadro per il codice anglosassone dell’umorismo macabro, che è pure veicolo di una scrittura (struttura) e di uno storyboard chiaramente spostati verso la didascalia. 

A mezzo puntatore si deve opzionare la stanza di inizio ventura, dopoché lo schermo dei titoli ha fatto la sua comparsa; operata la scelta si intuisce subito di che parla codesto Dark Castle: videate fisse, elusione degli attacchi nemici – che possono essere i corvi che puntano, i topi, i guardiani del castello e i mostri – e individuazione dell’uscita, conquista dell’uscita, prossima schermata. E così via per l’intera durata del gioco. Ovviamente vi sarà il diversivo atto a rendere più interessante lo svolgimento, come quando si provvede a introdurre armi supplementari (mitica la palla di ferro con gli spuntoni) come anche l’incantesimo. Videogioco che tende a voler bene. Resta da verificare fino a che punto le utenze contemporanee siano disposte a ritornare alle antiche frontiere della manovrazione del mouse, e del joystick a un pulsante. L’adopero di un eventuale joypad è sconsigliato, ché si deve utilizzare tasti e manopola simultaneamente, con la mano destra impegnata sul mouse, che quindi viene deputato alla direzione dei colpi (sferrabili in numero limitato). La soluzione più logica, in fase di test, dice tastiera. Nello stesso tutorial, avvistabile nella sezione info dello schermo principale, i programmatori sembrano caldeggiare l’opportunità di piazzarsi di fronte al monitor e premere quei quattro o cinque tasti in croce necessari alla sopravvivenza, pur sebbene che si continui a credere che avrebbero fatto meglio a rendere il completo supporto del joystick. Dark Castle rimane in ogni qual modo un programma estremamente ricco di argomenti visuali stilizzati e notevole intrattenimento computeristico formato Amiga, che sa catturare l’attenzione dell’avventuriero prima maniera. 










 

  Piattaforma Amiga OCS
  Titolo Dark Castle
  Versione Europea
  Anno immissione 1988
  N. Giocatori 1
  Produttore Mirrorsoft
  Sviluppatore Three-Sixty Pacific
  Designers Mike Schwarz, Jim Wiebmer
  Compositore ...?
  Sito Web ...?
  Sist. di controllo Analogico - Mouse / Digitale - Joystick e Tastiera
  Numero tasti 1
  Orientamento Orizzontale
  Scrolling Assente
  Formato Floppy Disk
  Numero supporti 2
  WHDLoad No
  Genere Platform
  Rarità
  Quotazione 100 - 120 €
  OST No

 

Il videogioco viene illustrato da Mark Stephen Pierce e quindi programmato da Jonathan Gray sul Macintosh nel 1985, dove ottiene il suo debutto l’anno seguente su pubblicazione di Silicon Beach Software. A partire dall’87 Three-Sixty Pacific porterà a Dark Castle il colore che gli fu negato all’inizio, e quindi disporrà una serie di conversioni mantenendo per queste accettabili standard di qualità. I port Amiga e Atari ST risultano tra loro uguali, oltreché affiancabili per gameplay al versante Macintosh. Su MS-Dos la grafica è trascurabile. Ma lo è anche il resto. Meno trascurabili le estetiche dell’edizione Commodore 64, che si lascia guardare. Su Apple IIGS il gioco è grossomodo rimandabile alle conversioni Amiga e ST. Pur con la risoluzione verticale tagliata, il port CD-i risulterà clamorosamente superiore a un fronte Mega Drive (Electronic Arts) che si rende colpevole di pesanti alterazioni sul design e il gameplay originali. Nel ’94, dietro sviluppo di Delta Tao, il nuovo Mac si merita un Dark Castle a colori (Color Dark Castle) assieme a un nuovo livello di difficoltà e all’opzione di salvataggio. Dopo un periodo di gestazione durato circa sette anni esce nel 2008 per Mac Intel Return to Dark Castle, un interessante pseudosequel targato Z Sculpt.

        

































darkcastle01.png (6719 bytes)darkcastle02.png (6719 bytes)darkcastle03.png (6719 bytes)darkcastle04.png (6719 bytes)

darkcastle05.png (6719 bytes)darkcastle06.png (6719 bytes)darkcastle07.png (6719 bytes)darkcastle08.png (6719 bytes)

darkcastle09.png (6719 bytes)darkcastle10.png (6719 bytes)darkcastle11.png (6719 bytes)darkcastle12.png (6719 bytes)

darkcastle13.png (6719 bytes)darkcastle14.png (6719 bytes)