BOMB JACK di @Luca
Abiusi
Le idee rivoluzionarie
partono da un principio di elementarità, e finiscono per diventare eterne. Non vi è moto di obsolescenza
in grado di scalfirne i meccanismi, e quindi Bomb Jack è funzionante
anche oggi che le sue meccaniche sono passate alla storia. Lo si può completare quanto si
vuole, Bomb Jack, senza che mai venga a mancare lo stimolo al gameplay, la dipendenza. Nel
1984 l’importanza di Bomb Jack nel panorama dei videogiochi da bar (e non solo) sta giusto
nella sua capacità di intrattenere il videogiocatore con il potere dell’innovazione del
sistema di controllo, della gestione dei punti, della costruzione dei livelli, della
grafica, della difficoltà calibrata matematicamente. E il tutto deve fluire via sulla base
di una naturale consequenzialità, a non imporre all’utente alcun compromesso in fase di
utilizzo,
poiché è l’utente a elevare o ribassare la qualità del videogioco, non la cpu, non l’inganno
del level design assassino che tronca il flusso dell’azione forzando il
Game Over. Col manovrante sistemato al centro dello schermo (non che del mondo),
Bomb Jack determina la flessibilità dello spostamento e sancisce i nuovi tempi del salto tra piattaforme.
Con Bomb Jack Tehkan sviluppa
questa struttura a quadri fissi
infestata da un numero variabile di bombe e gremita di creature assai fuori il contesto
della realtà; l’eroe porta la maschera, il mantello e vola come Superman. Obiettivo:
raccogliere il mucchio di bombe senza collidere con gli avversari, svolazzando
di qua e di là e rastrellando punti. A pulsante premuto, Bomb Jack spicca il
volo. Quando poi lo stick è trattenuto in alto, il nostro è
in grado di mantenersi in aria, fluttuando, rallentando la sua discesa come
un aeroplano che avvicina la pista coi flaps attivati: è tutto molto
semplice. Una volta impugnato il joystick non si deve che seguire la linea
degli oggetti in fila, ed è letale l’intuizione delle bombe innescate, le
stesse che riconducono ai punti più seri; allo striscio, queste si accendono in
successione illuminando il percorso richiesto dalla cpu ma anche il tracciato con cui
ottenere il bonus, vite extra e tutta una serie di gratifiche utili
all’ultimazione. Che volendo, si può anche fare gli anarchici e seguire un itinerario di
improvvisazione, a non badare alle micce accese, magari centrandone qualche d’una in via
incidentale. E in ogni caso l’intrattenimento è in cassaforte. Poiché non è solo
questione di punteggio: l’azione prioritaria resta sempre il
superamento del quadro e il perseguimento di un ulteriore, mirabolante sfondo semidigitalizzato
che ci procuri endorfine.
Bomb Jack è il giochino
per definizione.
Possibilmente, IL giochino. Se si guarda al riscontro che il titolo ottenne a livello
globale e al fatto che avrebbe ispirato tutta una generazione di videogames a
quadri fissi (uno a caso: Pomping World),
si finisce anche per riconoscergli la paternità del “gioco a schermi basato
sulla alternanza tra manovrabilità assoluta e grafiche rilassanti”.
Un’alchimia che è anche figlia di una progettazione spostata sulla
diabolicità degli schermi, già che si istiga il volo a mezz’aria, e
che ci si muove su di una matrice di tempistiche audaci, punitive ma pure
sempre subordinate al complemento logico; vi è la calibratura della velocità, mai troppo sostenuta da rendere l’azione ingovernabile, mai troppo
rallentata da scatenarci lo stato di autismo; vi è l’estetica, che nel 1984
definisce un netto passo in avanti circa la ridondanza bicolore made in Nintendo e una decisa rivoluzione
stilistico-geografica del videogioco a quadri fissi. Prima di Bomb Jack si tendeva a ometterlo,
il fondale. Adesso i grafici ne sviluppano uno forzando la profondità, concedendosi il
paesaggio esistente. Ci sta il quadro egiziano, quello metropolitano, quello con il
castello e quello greco. Apprezzabile varietà (per i tempi) che sferza decisamente la
monotonia, che converte il consumo arcade verso il risvolto positivo del cromatico. Lo fa
anche il sonoro, che tanto in effettistica che per allegrezza musicale si lascia lustrare
amorevolmente, per lambire il nonsenso di un gameplay che sembra
seguire la partitura giocherellona, l’imposizione dell’idea. Circuizione
di adolescente incapace di intendere e di volore. Dinamiche deschematizzate, debordanti.
Massì, ci si lasci anestetizzare, stregare da Bomb Jack.
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