DOUBLE DRAGON
di @
Luca Abiusi

doublecover.png (47561 bytes)In sala dicevano: arriva A.Team, e tutti a puntare il ditino sul personaggio somigliante a Laurence Tureaud, il celeberrimo Mr. T. L’aneddoto descrive perfettamente quel che era Double Dragon, in quel periodo. Si tratta di un pestaduro a scorrimento dalla cui struttura sarebbe poi venuto fuori un genere peculiare, in multiplayer, e segnato da un ambiente di bassifondi e degrado. Capcom ci ha costruito una carriera, sullo stilema dell’azione malfamata ripiena di criminali e mignotte. La definizione di uno spazio evidentemente sporco, violento, retrattile, mette Double Dragon in condizione di riflettere la cultura degli anni Ottanta e di poter fare scuola pur in dentro a una infrastruttura di gioco che rilevi i suoi limiti solo adesso, dopoché per un semestre scarso s’era pensato di aver trovato il gioco di mazzate più bello del mondo. Ci prendemmo pure la conversione per il C64 e subito a dire che era identica al coin-op per far sentire minuscolo il proprio compagno di banco sprovvisto di Commodore e registratore con la linea della vita incorporata. Tempi e luoghi divertenti e dementi, ricchi di ignoranza, antisemitismo, gettoni.

È per questo che non ne rilevammo la lentezza, la pesantezza. Anche se poi i tasti son tre e il parco mosse abbinabile moderatamente esteso, Double Dragon viaggia a uno all’ora. Ma allora nessuno sembrava potersi concedere il lusso di sollevare la questione del gameplay, quando lo stesso era secondario sull’altare dei brutti ceffi e dei ceffoni, dei capelli tipo Duran Duran, del deposito pacchi dove potevi menare e vedevi i nemici che ci finivano sopra, e ridevi. Le animazioni non sono neppure questo gran che, col flicker persistente e, a voler esser buoni, un venti, trenta fotogrammi per sprites. Vi è il calcio volante. Poi la testata, ma quella vien performata in automatico col pugno e col calcio. Interessante quando i malviventi spacciatori ci afferrano e compare un terzo uomo che ci prende a calci, come I Guerrieri della Notte, e le scale per andare sù e gli ascensori, e le canottiere, e la ragazza che viene rapita. Si vede all’inizio, che viene rapita dal brutus con barba e croce d’oro massiccio che pesa due chili. Lentezza. Double Dragon sembra durare assai ma in realtà è che scrolla lentamente, e sembra che sia bello esteso, il mondo sotterraneo. Secondo giocatore. Può esser utile una mano d’aiuto, nei pressi della metropolitana, quando compare il troione.

Gli oggetti. Del resto la migliore innovazione che il titolo Technos dispensa a noi che eravamo scemi e anni Ottanta è la possibilità di afferrare oggettistica di varia specie e cominciare a usufruirne in forma di corpo contundente. Allora inizia la festa delle mazze da baseball, delle fruste, delle bottiglie, delle scatole, delle lastre. Tutto fa brodo. E sempre a due all’ora ci si diverte a buttare le cose sopra ai guerrieri delle notti e a vedere come cadono, come soffrono. Che poi cominciavi ma sapevi che sarebbe arrivato il punto di non sopravvivenza e avresti dovuto inserire un’altra moneta, se davvero volevi recuperare la ragazza e ottenere in premio il bacio, e null’altro che quello. Estetiche discrete. Metropoli ben rese. Bicipiti ben resi. Muscolature scolpite e rissa di ottima qualità visiva. Ci sono i negozi con le vetrine divelte e le automobili dentro i garage. I palazzi rendono l’idea del macrocosmo metropolitano ma stanno lì in lontananza a sancire i quartieri alti, ché noi si sta in basso e bisogna combattere con la feccia. Discreta colorazione. Discreto character design. I suoni fanno intrattenimento ma però le musichette non si discutono, e può capitare che venti anni dopo avere ascoltato il tema portante ci si rammenti ancora di come era bello quel tema portante e si finisca per rimembrare assieme agli amici i tempi andati della scuola e di quando si faceva sega tutti assieme per andare dentro al bar e giocare a Double Dragon, un gioco immortale non per chissà quali manifeste qualità grafico-strutturali, ma perché se ne stava lì piantato a sbatterci in faccia il vuoto nostro esistenziale.








 

  Piattaforma Coin-op
  Titolo Double Dragon - ダブルドラゴン -
  Versione World
  Anno immissione 1987
  N. Giocatori 1/2
  Produttore Technos Japan / Tradewest / Taito
  Sviluppatore Technos Japan
  Designers Yoshihisa Kishimoto (director), Koji Kai, Koji Ogata, Hiroshi Satoh
  Compositore Kazunaka Yamane
  Sito Web ...?
  Sist. di controllo Digitale - Joystick
  Numero tasti 3
  Orientamento Orizzontale - Yoko Mode
  Scrolling Laterale
  Risoluzione 256 x 240
  Formato PCB - Taito Licensed Games Hardware
  Emulazione Completa [testato su MAME]
  Genere Beat ’em up
  Rarità
  Quotazione 80 - 110 €
  OST Sì [Original Sound of Double Dragon - Arcade Version -, 1988, Apollon Music Corp.]

 

Double Dragon fu convertito per la quasi totalità dei sistemi a 8 e 16 bit del periodo. Assai fedele all’arcade l’edizione Mega Drive, che ne restituisce il gameplay nonché le sequenze principali; le grafiche risentono di una generale riduzione cromatica, ma è nulla se si guarda ai port Amiga e Atari ST (realizzati su licenza da Binary Design) e ai loro terribili omini trans. Discreto il versante Nes, estetiche definite e solide animazioni anche se a schermo si ravvisano due soli nemici in simultaneo. Assente la modalità co-op. Master System beneficia di un port di buonissimo livello. Gli sprites a video sono almeno tre e la modalità multiplayer è mantenuta. Per la versione giapponese (Mark III) è inoltre previsto l’interfacciamento con l’FM Sound Unit, grazie a cui l’impianto acustico viene notevomente potenziato. Male su Commodore 64, con gli sprites che arrivano uno alla volta, ma sempre meglio che su Amiga. Scarsezza di frames per l’edizione Spectrum. Generale lentezza su Amstrad CPC, ma ottimi colori e buona definizione. Si può giocare in due. Su Atari 2600 per capire che è Double Dragon devi leggere il titolo sulla scatola. Su 7800 si capisce a vista, e in effetti sussiste decenza. Su Lynx, nonostante gli sprites e i suoni simili al coin-op, si doveva far meglio sulla dimensione dell’area di gioco, che è generalmente ristretta. Nel corso del 2007 Double Dragon esce in formato scaricabile in HD su XBOX 360, conservando comunque la possibilità di gameplay con la versione originale. Nel 2009 il videogioco viene derubricato dal Live Arcade come conseguenza della chiusura di Empire Interactive, che di Double Dragon aveva acquisiti i diritti.