MACH BREAKERS: Numan Athletics 2
di @Luca Abiusi

mach_flyer2.png (39361 bytes)Evviva i tre bottoni al posto dello stick. Gli avambracci che si ipertrofizzano alla continuativa, insistente dolente pressione. Evviva Namco, estrosa estroversa surclassante Numan Athletics, che passava mani di nuove vernici su Track & Field per via dell’uso di un cast generalmente gangnam style sul lato anime giapponese di atleti supergiovanili e lancio del missile, amenità altre; Mach Breakers è multievento di amplificazione. Anche rispetto al precursore. La gashapon figure di Makoto Kotobuki. Che devi prendere. Per diventare giapponese. Cosplayer. Nerd. Cicciospastico. Promulgatore della spirale del cliché dove se vi è una donnina carina si deve esercitare. Essere danjo. Rebecca Anne Flint. Sta che Mach Breakers divenga videogioco. Le piste a quattro corsie col turbo negli ultimi venti metri sparo sparo si deve fulminare chi insegue sono la Namco dell’arcade per sale arcade ancora vive ancora arcade ancora Outfoxies sullo sprite di stazione e di scaling Neo Geo gravoso da pesare con la bilancia coi contrappesi e rivendere in gesto di alternativa ipertecnicista ai supermercati della Sega corsista in sella a una Suzuki. Yu Suzuki. Metà anni ’90. Konami. Track & Field. Summer Games. Winter Games. Gli ultimi anni della scuola. 5 in matematica. 3 in geografia. 9 in storia. Il professore di educazione civica che ci vuole morti. La finestra sulla destra. Il bar difronte in cui Toki gira e appresta. Mach Breakers.

L’olimpiade dei campioni suggerisce lo sport estremo dell’acrobazia, l’avvitamento; l’automobile catapulta è bella, è folle, e presto irrompe funambolico il tiro del Godzilla che non è così convenzionale come può apparire da quanto abbisogni di aver cadenza, il senso del ritmo trainante. Il salto dalla pedana inizia sullo skateboard e può finire nel vuoto, se non premi per tempo, ma sa diventare importante se appena risolto di sopra il 97 per cento marginale e proprio sul limite da cui dischiudere i ventagli del balzo di cinquecento metri almeno, in mezzo ai palazzi. La corsa ad abbattere ostacoli (delle lastre di ghiaccio) la decide chi meglio interviene di sfascio in zona di convulsione, uno due a tempo, al centro colpo secco, per il calcio che spacca. L’intercetto del razzo è argomento per megalomani, quando mira dal cielo rombante. Pesante cala l’energia d’impatto, e deve essere arginata, assieme al dardo rispedita oltre le montagne. Mach Breakers è il gameplay del premere il pulsante e del premere il pulsante. E si dovrebbe adesso dire sull’elemento della ripetizione se lo stesso non fosse che periferico il trastullo, allorché sia consueto di irrorare il cuore della sfida ugualmente in assolo e quand’anche Namco, generosa, realizzi massiccio il multiplayer per quattro. È che a guardare in dettaglio, è la progressione, l’apnea a rifornire il videogioco del necessario grado di attrazione virale che occasionalmente affianca l’elite del coin-op di genere.

La Namco della bidimensione ultima, cui si vorrebbe intitolare una piazza, una strada, un centro di studi sulle culture parallele la pratica del collezionismo, è la Namco delle invenzioni stravaganti di costumanza nippo nappa come body suit in fibre di acrilico e resina-grafite di tessuti resistenti al ferro, al fuoco, alla forza di gravità. Se il character design eccelle, il residuo design delibera adeguabili fabbriche di sprites esultanti a macchia, all’interno di una regione (legione) di colore a saturazione e fotogramma. Disinvolto avviene lo scambio tra schermi; lo scorrere, l’avvicinamento della cinepresa grandangolare scatena un rettangolo di ampiezza e di azioni traboccanti di effetti al flash, episodi di tridimensionalità, rotazioni che s’incastrano al suono oltre il muro del suono, sino a che vi sia la saldatura uniforme tra campionamento e rivestimento, cose che Namco sapeva in ugual modo attrezzarsi su hardware meno capaci. Mach Breakers è l’opportunità di un videogioco migliore, e risulta assai provvidenziale adesso, nell’istante in cui il videogioco reclama l’uso di dieci e più tasti ed estensioni di tasti, venti dita che si incrociano su tasti che a un certo stadio di culminazione assumono il controllo, così che sia il controller ormai indipendente e intelligente, con una sua vita di potenziali relazioni di gran vibrazione a muovere l’umano che spara, a dirgli cosa fare, dove andare. Messo al bando il joystick Mach Breakers, che ci salverà tutti, realizza un mondo giapponese denso di esuberanza e Namco.









 

  Piattaforma Coin-op
  Titolo Mach Breakers: Numan Athletics 2 - マッハブレイカーズ: ニューマンアスレチックス2 -
  Versione Giapponese
  Anno immissione 1994
  N. Giocatori 1/4
  Produttore Namco
  Sviluppatore Namco
  Designer ...?
  Compositore Ayako Saso
  Sito Web www.namco.co.jp
  Sist. di controllo Digitale - Pulsanti
  Numero tasti 3
  Orientamento Orizzontale
  Scrolling Laterale/Sprite scaling
  Risoluzione 288 x 224
  Formato PCB - Namco NB-2
  Emulazione Imperfetta nel suono [testato su MAME]
  Genere Sports
  Rarità
  Quotazione 200 - 250 €
  OST Sì [Namco Game Sound Express Vol. 19 Mach Breakers, 1995, Victor Entertainment]

 

Sviluppato sul medesimo hardware a 32 bit di The Outfoxies, Mach Breakers è il secondo (e ultimo) titolo a trarre vantaggio da tale tecnologia. Il videogioco, come il suo predecessore, non sarà mai convertito per console alcuna.