VIPER PHASE 1 - New Version - di @Luca
Abiusi
Spazioporto:
l’incipit che mette
in mirabile sequenza gli stilemi dello sparare e scappare, le ossessioni per le
guerre stellari che incrociano e già si è in simbiosi con l’avventura delle iper
estetiche giapponesi di cui si è raccontato ai tempi di Terracresta e sulle
cui pagine è scritto di omini controllori di traffici aerei e di Noi disintegratori di
blocchi di inimicizie a forma di jet del 2050 come nulla fosse. Ché Seibu Kaihatsu mica
se li inventava gli attrezzi muniti di ali, e se vai adesso a ispezionare il suolo della
dismessa sede vi trovi un perimetro posto in sicurezza da lastre in cemento e filo
spinato, e turni di guardie armate ogni dieci ore. Viper Phase 1 muove in trionfo verso la
definizione delle dottrine dello shoot ’em up per sale arcade, ché nel
Novantacinque non s’era ancora abbandonate le propulsioni che avevano resa al Giappone la
supremazia dei generi e v’era ancora un margine di manovra entro cui poter ancora
scrivere il capitolo conclusivo della saga portante, cui Viper Phase 1 si rimanda
in atto di autoproclamazione di Raiden dello spazio, benché già in
Raiden
II si prendesse e si partisse di là delle atmosfere.
Go Sato, che per suo stesso dire tende a
ricusare la manipolazione del joystick, decide comunque che Viper Phase 1 dovesse
raccontare di vittoriose sinfonie a ritornanza di basso, sature del sound Yamaha
che arricchisce di sintesi e porta il gameplay alla catarsi della esaltazione, in Go
Straight Ahead!!, nel mentre si sorvoli l’approdo lunare. E la scena
percepisce il tempo, va a setaccio d’esplosione a infrangere su grafiche intarsiate di
dettagli, oggetti generanti flotte di vascelli lanciati al macero da un tenente di brigata
che non vedeva l’ora di andare alla guerra, ché vogliamo vedervi a firmare accordi di
pace dopo che v’hanno divelto lo spazioporto, e in meno di mezzo minuto. Si vuol bene a
Seibu Kaihatsu. Assembla questa evoluzione della mk-II apposta per spingersi nel siderale
e non meno per aggredire quel che di pesante vi sia oltre la colonia d’asteroidi, lì dove
attende una rocca in superferro che farebbe tremare anche il più audace tra gli
incursori. Ma non Noi. È d’obbligo muovere fino al silo dei missili. Ché se
partisse anche uno solo di quegli ordigni addio Terra, e non avremmo più una casa. Non
tanto per i terrestri, che se la sarebbero anche conquistata la fine, dopo avere mandato a
puttane l’ennesimo trattato intergalattico di non aggressione.
Armamento doppio. Viper Phase 1
realizza uno sparo convenzionale che però si evolve in rapporto al power-up di
Raiden
II. Quindi armi primarie e secondarie s’aggregano in coabitazione a produrre fasci
che siano il prodotto della fusione tra il Vulcan e il Laser, affinché
si ottenga, su gradi di potenziamento più alti, una linea di fuoco efficace a livello
difensivo e letale in fase di attacco diretto. La atomica. È una icona, la atomica. In
Raiden
II formava un cratere e un’onda d’urto che si avvertivano violenti a livello di
vibrazioni sonore. Adesso, pur esplodendo nel vuoto, crea un fungo di folgore capace di
polverizzare anche le stelle. Si agisca di razzi (lettera M). Mirano a grappoli il
corazzamento e a bersaglio raggiunto creano masse di plutonio persistenti. E fanno male.
Il sistema di punteggio è quello tipico di Seibu, sicché ultimare il livello illesi e
senza l’aggravante dello sgancio bombe determinerà premiazioni extra che si andranno a
sommare ai mille punti bonus delle medaglie. Level design di gran mestiere.
Solido si estende il pattern dello stormo di proiettili che avanza, astuto si
consuma il duellare col guardiano occupante schermi e immane si determina la fase d’apnea
in zona Space Fleet 2, quando il nemico decuplica e il volume di fuoco dice che
ne vuole ancora. Viper Phase 1 è la Seibu assolutamente matura degli spinoff, e ci
sarebbe giusto voluto qualche mese ché la software house si mettesse a produrre la
trilogia dei
Raiden Fighters, portando il genere a nuova vita. Viper Phase
1 racconta di una struttura perticale che anche maneggiando la cloche dello sparatore
giapponese ante-maniac si impone ad attestare forme di deflagrazione
conformi al nichilismo arcade.
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