NETTO DE TENNIS di @Luca
Abiusi
Cinquecento
yen più spedizione e non solo nel caso di Netto de Tennis, che in quanto oggetto
di bassa quotazione si scova su Ebay per nichelini, quando si trova. È che
l’acquisire dallo store giapponese assume di sgravio anche su titoli
potenzialmente assassini, Limited Edition che qui settecento euro, lì due e
quarantacinque al cambio. Il timing è fondamentale, in Netto de Tennis. Se ne
era a conoscenza. Ché la fisica d’impatto davvero ne realizzava lo spessore in
sala arcade, anche se si chiamava diversamente –
Capcom Sports Club
– e stava in coabitazione. Sedici lolite magiche col gonnellino faranno stack con
la pallina sulla linea del gameplay degli smash courts di PlayStation, vi sarà per cui
l’effetto scia che visualizza il tracciante come ad accelerare il tempo, lo scambio.
Per quanto il discorso del dover alleggerire il netcode
porti a un avvertibile scompenso di ritmo rispetto al coin-op, che era più veloce, il
videogioco Capcom beneficia di opportune aggiunte ornamentali. Le non più visibili
modalità online non sono un problema. Vi è il multiplayer locale, che è bello. La
partita è adesso ampiamente modificabile, e a fronte della assenza di competizioni da
disputarsi contro la cpu interviene la facoltà del decidere il grado di abilità
dell’opponente opzionato e ancora la possibilità di allungare il match fino al tre su
cinque, per inoltrare le dinamiche del tennis realistico, e non è detto che siccome ci
sono i pupazzi il tennis debba essere irrealistico, e anzi la corrente giapponese del
simulatore di racchette di frequente decide che la leggerezza del disegno si deve
sovrapporre per forza a situazioni balistiche d’estrema verosimiglianza, basti osservare
quanto complesso può diventare il confronto con le bambine opponenti e quanto stimolante
può essere la disfida contro umani, ancor di più se questi hanno preventivamente deciso
di personalizzarsi la dodicenne in silicio alterandone le caratteristiche primarie a
rendere il diritto perforante, però diminuendo l’efficacia dello spin.
Netto de Tennis è la tradizione CP
System II che si impone sulla scienza delle superconsole a 128 bit. Codice
bidimensionale allo stato puro. Arte dell’allegrezza. Capcom, astuta, si risparmia di
generare simulatori in 3D Naomi ché in giro vi era
Virtua Tennis e non si poteva
arrischiare di concorrenza, ma sapete, questo titolo in 2D vince ovunque e si concede di
vincere proprio sul campo della tecnica del tennis, bambina hit-girl o meno
poiché se immetti geometrie notevolmente possibili, stilisticamente pertinenti,
plausibili, di sopra e di sotto gli schermi puoi piazzarvi di Vaus di
Arkanoid
muniti d’arti e nessuno ha di che ridire sul perché, visto che la pallina rimbalza come
rimbalzerebbe sulla Rod Lever Arena o su di un manto in erba di marca Wimbledon. Servizio,
volée, rovescio a una mano, a due mani, pallonetto, tiro potente e meno potente allineati
su due tasti, ed è sufficiente perché Capcom ridistribuisca l’abbondanza dello Smash
Stars referente, che su Dreamcast ottiene per aggiunta una inedita superficie tipo
moquette. Gli sprite sono rimarchevoli. La gestualità stessa descrive al meglio il
movimento dell’atleta quando ella s’accosta in fase di allungo, in anticipo per fulminare
il mezzo lob attuato da bambina hit-girl innocente per intelligenza media, di
preselezione, non a caso è consigliabile modificare il settaggio standard verso su, dove
i silici vogliono esercitare tennis vero. Ed è tennis vero, Netto de Tennis. Potrà
sembrare che Capcom si contenti di buttare in mischia un videogioco sportivo estivo, ma
invero chi realizza aveva evidentemente deciso di far ritornare il simulatore Human degli omini-femmina e
dell’intrattenere grasso, longevo che se incominci sai di aver l’obbligo di consumare a
vita.
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