RUSH RUSH RALLY RELOADED di @Luca
Abiusi
La
modificazione della disposizione dei tasti va prodotta anzitempo. Si mettano
acceleratore e freno sui grilletti laterali, col gas a destra, e lo si cominci
in comodità il campionato delle macchinine Dreamcast, sterzando la croce
digitale – lo stick analogico, anche utilizzabile, risulta impreciso – in un
gameplay arcade a visuali aeree che si
credeva estinto dopo Super Cars II e
ATR. Ma pur con vent’anni di
ritardo, Senile Team evoca il racing arcade ultimativo. Le sgommate
lasciano i solchi sull’asfalto e le dinamiche sono quelle dei coin-op sul genere
di
Super Sprint,
dove vi sia da staccare e accelerare in sovrasterzo, per prendere stretta la curva e
conquistare il quadro successivo. Che arcade possente. Lo hanno fatto per Dreamcast ma
sarebbe potuto uscire per PlayStation o per qualsiasi altra piattaforma prodotta dal
Novantacinque in su: eppure sembra che la console Sega – fuori produzione dal 2001
–
si garantisca guadagni discreti ancora adesso per questioni rimandabili al
fanservice e alle cose in tiratura limitata.
Per essere un titolo sviluppato in regime di
semiamatorialità, Rush Rush Rally Reloaded distribuisce quell’alto
intrattenimento che i navigati del settore seppero sortire in tempi illuministi, in
andirivieni febbrili fra Last Duel e
Super Off Road; nel penultimo
tracciato Senile si mette anche a citare quel gran gioco che era
Grand Champion,
che andava veloce a scheggia e dovevi ricordarti delle macchine da superare in porzioni di
secondo. È assai gradita l’abbondanza di controcurve a U e sopraelevate al salto che
guai ad arrivarci in lentezza: finisce che si va a sbattere e si deve trovare lo svincolo
che immetta sulla retta, sebbene poi la deviazioni inattese aiutino a sbloccare i veicoli
per le modalità versus. Il design dei percorsi, perfetto per lo speedway
da coin-op cui è utile appellarsi per rastrellare le semplicità corsiste di scuola
Electronic Arts, è convulso e tirato, pieno di duelli bidimensionali seri. E pure a
livello easy non esiste mettersi davanti e restarvi per assenza di
A.I. avversaria quantomeno da Vic20, poiché Rush Rush ci tiene
particolarmente a mantenere in equilibrio le dinamiche comportamentali del
controsorpasso, dell’adesso stringo verso
l’interno e ti mando fuori strada, dell’anche se oltrepasso i cordoli e rallento
posso guadagnare centesimi, del mi piace clacsonare anche se non porta a nulla.
Arcade. Ma anche precisione, propensione alla iniezione elettronica e al derapage
che mi sradica l’impianto frenante. Rush Rush Rally è un allegro, festante ritorno
all’arcaico.
In “Reloaded” hanno ampliato il Grand Prix.
Vengono introdotte nuove sfide a gioco singolo, ma invero avremmo gradito un reverse mode
da poter affiancare
alle modalità a quadruplo split screen (Versus e Item)
e alle classiche disfide a due (Get Ahead). Il campionato dura abbastanza, ne
prendiamo atto. Undici piste – dieci più quella dei dischi volanti sbloccabile conseguendo
il perfect – allungano il dovuto se le si percorre nei quattro livelli di difficoltà, ma
è pur vero che le gioie dell’automiglioramento tendano a estinguersi un nanosecondo dopo
l’omologazione degli achievements preposti. Cionondimeno è previsto un sistema
di classifiche online a codici alfanumerici. Non che le estetiche siano meno imperanti
dei record e della giocosità PC Engine sullo stile di
F1 Circus:
difatti nell’apparente semplicismo delle micromacchine e degli spettatori-omini che se
investiti si spiaccicano viene a celarsi un discorso di raffinazione bidimensionale ad
alto concentrato di refresh a cinquantanove fotogrammi – il margine di rallentamento da
confusione inferiore al cinque percentile del 2009 risulta in Reloaded del
tutto estinto – e supersound anni novanta che quando entri in galleria vi è
quest’abbassamento di tono delle musiche brillantone, fatte ad hoc per
emandare il diritto al divertimento da inserimento gettone latente nello spaesaggio
stuprato dei giorni odierni di pessimità e Ridge Racer Unbounded. L’effetto
notte è reso modificando i colori. L’aurora si fa guardare per gradazione
notevolmente realistica.
Gli asfalti evocano le scorrerie di Drift Out
’94, che non era e non è un
gioco-macchinismi qualunque «e lo si rivaluterebbe al più presto come
l’inizio della maturazione
del genere macchininismo rallysta, nd Luca Pedersoli». Ammirabile.
Ce ne stavamo qui sconsolati causa impolveramento di macchinine che d’improvviso arriva Senile e ridà
speranza al mondo delle miniature alla Micro Machines tipo Mega Drive. Ecco: dieci
e dieci giochi rivivono in Rush Rush Rally Reloaded, nostalgico quanto si vuole ma carico
di vischio
per noi spavaldi corridori di epoche lontane.
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