VAMPIRE KILLER
di @Luca Abiusi

Master System no. C’era il Nes che trainava di più. Sul Saturn era una conversione. Per Dreamcast fu annunciato, ma poi niente. Il Castlevania dei sistemi Sega è Vampire Killer, Novantaquattro, e basta. E può bastare, nel nome di Michiru Yamane, che quando si appresta il secondo livello sale in cielo, la meravigliosa Michiru, con le tastiere che fanno rivivere i morti. Vampire KIller è un Castlevania anomalo. Ti fa scegliere il personaggio fra due, e per una volta non si tratta di membri della famiglia Belmont. Vi è di mezzo una contessa dai capelli verdi, Elizabeth Bartley, e un sortilegio per ridestare Dracula, troppo a lungo dimenticato. Eric Lecarde è un assoluto mito. Brandisce la lancia Eric cavaliere, e quando sta fermo gli si vede il mantello ondulare al vento, pure negli interni. Più tradizionale l’equipaggiamento di Johnny Morris, che si affida alla frusta dei Belmont, lui che nella rimessa del suo range in Texas di fruste e lacci ne possiede a casse. È affidato a loro il destino dell’umanità. Ridimensionare: è chiesto loro di preservare la Transilvania. Ridimensionare: i due vogliono Elisabeth, e pur di conquistarla sfidano il principe delle tenebre.

Vampire Killer, come Contra: Hard Corps, si affida anima e silicio al Mega Drive; aggirando per dunque i rischi del port diretto Konami introduce l’esclusiva a modo di omaggio al classico, ma egualmente in funzione di uno sguardo riversibile sul lato delle armi, e di chi le impugna. Lo si dica: la Alcarde Spear di Eric Lecarde è un qualcosa di innovativo, che ti modifica in modo rilevante il modus di rastrellamento dello zombie – che adesso, al contrario degli episodi Nintendo, va in pezzi e mostra le interiora – e di conquista della piattaforma sovrastante, che può essere raggiunta dalla mossa speciale del salto con l’asta. Con tutto il rispetto per Mr. Morris, è Lecard il protagonista. Con la sua lancia punta in diagonale – lo fa anche Morris, ma solo in abbinamento al salto – a enfatizzare una azione evidentemente devota al passato ma altrettanto rivolta alle estrosità delle nuove generazioni di ammazzavampiri e guarda caso, le edizioni Pal di Vampire Killer acquisteranno il sottotitolo “The New Generation”. Ma invero non si dovrà chiedere a codesto Castlevania il level design di un certo episodio PC Engine né l’indole creativa dei migliori esponenti nintendari, contuttoché la natura del gameplay finisca per rimandare ai volumi classici, a rivendicarne i movimenti di affinità arcade, eppure l’eventuale componente esplorativa avrebbe possibilmente contrastato quest’impostazione di volontà linearista, costumista. Discreta la sedimentazione del livello di difficoltà intorno a standard di resistenza medio-alti, verso i mostri che cercano di elevare la sfida e nelle “continue” contate, ché se vuoi finirti il gioco devi per forza imparare a sopravvivere all’orda di non morti.

Vi è invero un sistema di accesso via password, per ricominciare dal livello appena conquistato, ma è così scomodo che è probabilmente più comodo finirsi il gioco tutto in una volta. Notevole, il Castlevania del Mega Drive. Graficamente non così inferiore a un Super Castlevania IV se non per una tecnica meno incline all’uso di effetti visuali, visto che vengono generalmente a mancare le rotazioni di sprite – sebbene ve ne siano anche, presso la Torre di Pisa – che tanto realizzarono la maestosità dei mostri finali verso il ’91, l’opera Konami si concede l’inserimento dei mid-boss e l’introduzione delle gemme, che vanno a sostituire i cuori dei precedenti episodi. Tra le armi speciali vi è l’innesto del boomerang. Si tende ad approvare, a preservare codesto Castlevania ritardatario ma non rinunciatario, non parassitario. Risplende di luce propria, Vampire Killer. Quando gli scheletri iniziano a fare il tiro al bersaglio coi loro teschi si capisce come si sia altresì considerato il saltuario umorismo, per compensare il sangue che scorre copioso e senza censure in Nord America – la forbice avrebbe multilato in modo pesante l’edizione europea – e territori australiani. I colori sono vivi. I rossi e i blu si alternano ai verdi e le trasparenze abbondano al quadro delle rovine di Atlantide, quello della Michiru che ascende, sempre lo stesso, specchio d’acqua sinuoso che riflette, luoghi di immaginazione e di lontananza che prendono a muoversi uguagliando più volte i requisiti di eccellenza della Treasure di Gunstar Heroes, di Alien Soldier, e non è che fosse così semplice. Non tradisce le attese, Vampire Killer. Che non è Dracula X: Chi no Rondo, e che tuttavia rientra nei rari episodi in cui una saga di provenienza Nintendo riesce a divenire di culto pure sul Mega Drive.









  Piattaforma Mega Drive
  Titolo Vampire Killer [Castlevania: Vampire Killer] - バンパイアキラー - [....]
  Versione Asia
  Anno immissione 1994
  N. Giocatori 1
  Produttore Konami
  Sviluppatore Konami
  Designers M K1 Hanaten, Takashi Takeda, Kenichiro Horio, Koji Komata, Hidenari Inamura [....]
  Compositore Michiru Yamane
  Sito Web www.konami.co.jp
  Sist. di controllo Digitale - Joypad
  Numero tasti 3
  Orientamento Orizzontale
  Scrolling Multidirezionale
  Formato Cartuccia
  Numero supporti 1
  Compatibilità Region free
  Genere Platform
  Rarità
  Quotazione 400 - 500 € [Originale] 50 € [Serega Repro]
  OST Sì [Dracula Music Collection, 1997, Konami]

 

A paragone coi suoi corrispettivi occidentali, e in virtù di un inferiore numero di nemici occupanti schermo, Vampire Killer detiene ingame un livello di difficoltà lievemente più basso. Sul versante Pal, ma eccezionalmente solo in Europa, Castlevania: The New Generation subisce censura. L’anomalia prende forma quando Sega Australia – che si era limitata a tutti i primi ’90 di far capo ai dipartimenti distributivi londinesi – decide di localizzare in autonomia attingendo alla versione giapponese, senza quindi confermare i tagli avvistabili nell’edizione “Pal Europe”, che come logica avrebbe dovuto essere di riferimento, ma nondimeno conservando di quest’ultima le grafiche dei titoli e la occidentalizzazione del character design. Per cui in Europa il videogioco è del tutto mancante di sangue. Le occasionali animazioni di smembramento vengono di conseguenza rimosse, come risulta esclusa la sequenza di morte di Eric Lecarde, che nelle edizioni “uncut” vede il personaggio soccombere al filo della sua stessa lancia. Il colore degli zombie, inoltre, muta in un verde opaco. Si rileva l’esistenza di un prototipo di Vampire Killer al tempo distribuito come “review copy” a certe riviste del settore, codice “A004”, nel quale è attestabile la presenza di mostri e luoghi evidentemente assenti nella versione finale; alcune di queste grafiche “di scarto” sarebbero state riutilizzate in Akumajou Dracula X: Nocturne in the Moonlight.