Si dovrebbe
se non altro trattenere il retaggio delle fantascienze irregolari del Giappone e i disegni
animati, i libri
antichi una suoneria, un compact disc; a quest’arcobaleno cosmico, e
se mai accluso tra i racconti di esistenti antologie mancherebbe, soltanto, di
creare nello spaziotempo una linea di singolarità.
Viene orvero ad affermarsi in Otomedius Original Soundtrack – OST di imponente dottrina autoriale – una qualche condizione di coltura per
un’opera che sia di tributo allo spara e disintegra di marchiatura
Konami del millennio preesistente ma si cadrebbe Noi anche a misfatto nel
descrivere come
autoreferenziali i tre CD colorati di Otomedius; in verità la giovinezza strutturale
del disco, in particolar luogo nell’accezione di “San Salvador Island” o per lo
stesso indice percentuale di zucchero ritrovabile in “Star Light” (che
introduceva Otomedius Gorgeous) si manifesta chiaramente nei componimenti (e nel
conseguente missaggio) di Hiroki Koga: l’elezione del chiptune e
delle contigue figure letterarie di Michiru Yamane e Noires Miura interviene
invero a tornire un caposaldo cui rimandarsi ben oltre il gesto rituale del
consumo.
Si è ridotto in
polveri sottili il secondo CD per non dover inserirlo nel tray del lettore, ché
risulta assai più significativa la di lui forza al risucchio di quanto non
avvenga all’ascolto; le prime sette tracce incluso “Final Attack”
sovrascrivono
Gradius. Le altre ventinove addestrano il lancio di un missile
traversante quasi per intero l'archivio musicale di Konami come nel caso di “Silvery
Wings Again” (Naoki Maeda, Salamander 2), che è un minuto scarso di
trasferimento di velocità verso strumenti elettrificati e tasti dal copyright
Yamaha; “Destroy Them All” (Akira Yamaoka, Salamander) racconta di suo il momento epico, di frequenze a otto
bit tipo MSX riveste il cosmo e ancora “Skywalker”
(Toshiya Yamanaka, Thunder Cross) è ricognizione di basso e sintetizzatore
con facoltà di ipnosi. Rinviene in
Otomedius Original Soundtrack un potenziale disco di conclusiva serratura delle
dinastie videoludiche dei “migliori anni” ugualmente quando al CD
numero tre si riconquistano le frontiere del Gradius Gaiden di PlayStation a
strumento di remissaggio (KPLECRAFT, Shinji Hosoe) e revisione assolutamente
tecnica dei suoni. I titoli di coda sono per Otomedius Excellent. Tra l’altro
questi ottiene nel 2012 il suo raccoglitore-monumento in cinque CD stracolmi di
cose giapponesi facendosi ben volere da chi usa collezionare oggetti eppure Otomedius Original
Soundtrack è storia superiore. Nel marzo del 2011 quel che poteva limitarsi a essere la
colonna sonora di Otomedius G. diventa un’irripetibile occasione di nutrimento
rispetto alla narrativa del videogioco di genere, per noi reduci della guerra
degli arcade con le navicelle: il suono di questi visionari interpreti, e pur
militante entro un ceppo ordinario di stimatori, sopravviverà a sé stesso e alle
generazioni che verranno. |