HORIZON ZERO DAWN di @Francesco
Sanson
Abbiamo
sulla scrivania (ovvero, sul bidet, dacché vi stiamo scrivendo dalla tazza del
cesso durante una poderosa cagata. Davvero.) questo Horizon Zero Dawn, dopo
averlo provato accuratamente per non più di una ventina di minuti (anche troppi,
fidatevi). Purtroppo per Guerrilla, e per noi che abbiamo perso prezioso tempo
della nostra vita a scannare dinosauri come se non ci fosse un domani (quando
avremmo potuto dedicarci più produttivamente a YouPorn), non possiamo esprimere
un parere positivo. Il videogame di Gorilla Games fa ben troppi “uh uh banana”
per i nostri raffinati gusti di uomini d’élite frequentatori di ITC Turistico.
Si va in giro per la mappa senza uno scopo, commettendo stragi di lucertoloni
robotici vuote e senza senso. Il che, considerando che pure le nostre vite di
accumulatori seriali di gamescollezioni sono parimenti vuote e senza senso, è
inaccettabile.
Vorremmo, una volta ogni tanto, illuderci di essere utili alla società e perché
no, sentirci degli eroi. Sfortunatamente con questo videogioco ci si può al
massimo immedesimare negli sfegatati cacciatori della bassa padana che sciamano
di domenica, capaci solo di impallinare beccacce ed ignari escursionisti. Che
poi per quello ci sarebbe già Monster Hunter, altro bel gioco di merda, ma
almeno non da irrecuperabili rednecks come Cabela’s Deer Hunt. Possiamo solo
immaginarci le crasse risate dei fruitori di simili titoli, appena dopo aver
fatto schizzare a colpi di bazooka le cervella di una renna sulla neve. Possiamo
solo vagamente intuire il tasso di idiozia che permea quelle povere menti
ottenebrate... Anzi, no, basta prendere in esame un qualsiasi video di Favij per
farsene una chiara idea. Ci chiediamo se sia davvero questo l’intrattenimento
del futuro: la visione di un povero mentecatto che saltella sulla sua scrivania,
indossa cappelli da idiota ed urla frasi sconnesse mentre si fotocopia il culo.
È preoccupante realizzare che personaggi di questa bieca risma, diffusori di
miasmi sulla Grande Rete, guadagnino addirittura migliaia di Euro al mese tra
introiti pubblicitari e sponsorizzazioni, alcuni persino foraggiati direttamente
dai propri fan mediante apposite piattaforme web. In pratica tanti Luca Lotti
che versano mensilmente denaro ai Tiziano Renzi di turno tramite Patreon o chi
per esso. Gente che si accontenta di poco: una mutanda di Jessica Nigri, una
partita a Dungeons & Dragons di Sabaku no Maiku ed amici in cui tu rimani lì al
PC come uno stronzo a guardar loro che se la spassano. Almeno Wanna Marchi, dopo
che ti aveva ripulito le tasche, ti spediva a casa del sale che ha pur sempre la
sua utilità in cucina. La sensazione di essere stati gabbati però non sfiora
nemmeno questi generosi benefattori, così noi sospettiamo che a costoro manchino
del tutto le basi del pensiero critico: hanno bisogno di qualcuno che dica loro
cosa fare, cosa dire, cosa pensare. Non è forse il motivo per cui anche voi
siete qui, a leggere questa recensione?
Ma non divaghiamo, torniamo al nostro Horizon Zero Down. Intanto, chiaramente
Camomilla Games non ha ben chiaro come si faccia un gioco divertente, perché
anche tutta la serie di Killzone è una noia mortale da esplosione delle gonadi,
compreso l’inutile spin-off per PSP. Una possibilità di redenzione però la si
concede a chiunque (anche se probabilmente non metteremmo mai Bossetti a dirigere una
scuola materna) e quindi ci siamo armati di tutta la buona volontà prima di
affrontare il loro nuovo gioco. Triste decisione. Già dall’inizio avremmo dovuto
subodorare che qualcosa non andava, sin dal sorriso ebete del commesso del
Gamestop (unico negozio in dotazione del gioco, nel quale siamo entrati
“turandoci il naso” come quando noi italiani votavamo in massa per la Democrazia
Cristiana) che ci stava allungando la scatola sgualcita, pietoso rimasuglio del
passaggio dell’orda di inebetiti videogiocatori medi che si fidano delle
recensioni per i propri acquisti, anziché della copertina, come facciamo noi.
Però, ci dicevamo: «mica siamo degli hipster per cui se qualcosa piace a tutti
deve per forza essere merda». Così abbiamo sganciato senza troppo fiatare i
sessanta e passa dollaroni richiesti. Rieccoci a casa ad accendere la PS3 (o era
la PS2? Fa lo stesso) per fruire del nuovo acquisto, a inserire febbrilmente il
disco nel lettore come qualsiasi moccioso esaltato la mattina di Natale. Ecco il
nostro errore più grave: esserci lasciati trascinare dalle anticipazioni, dal
passaparola spastico su WhatsApp, dagli amici su FaceBukkake che inondavano di
sperma le loro bacheche, esaltati per l’aspetto estetico del gioco. Ragazzi
miei, la bellezza non è tutto. Insomma, Diletta Leotta avrà anche delle belle
gambe, ma come persona potrebbe facilmente essere una spostata mentale. Ed
Horizon Devo Mongoloid è sicuramente tanto fumo e poco arrosto, ed il fumo non è
neppure di quello buono che ci passa un nostro amico conterraneo di Licio Gelli.
Non c’è avventura, non c’è passione, non c’è storia trascinante, non c’è il
minimo pretesto che ci spinga a continuare a farci del male proseguendo
imperterriti nell’opera di demolizione dei sauri ipertecnologici renderizzati ad
uso dello schermo televisivo. Reputiamo che solo un ragazzino sprovveduto e
dotato di scarsa autostima potrebbe trovare divertente massacrare ogni cosa che
si muove in un videogay, certamente come valvola di sfogo dai rimproveri della
maestra e dagli scappellotti sulla nuca dei bulli a scuola. Ahimè qui si viaggia
verso i quarant’anni e questo tipo di grezza evasione dalla realtà non fa più
per noi: alla nostra età la rabbia verso la società può avere sollievo solo
mediante pestaggi allo stadio oppure in adunata a Pontida, non certo con un
giochetto minchione per la pleistescion. Insomma, questo Mario Monti Zero Spread
ci ha proprio scassato il cazzo. Però bella grafica, eh.
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