Indubbiamente
tra i Castlevania più significativi ancora adesso che il PC Engine DUO è
perlopiù considerabile un sistema per irriducibili cultori, Akumajou Dracula X:
Chi no Rondo si impegna a preservare l’anomalia dell’esperire tra arcade lineare e
avventura per diramazioni. Si torni al distante Novantatrè: quando Konami
pubblicò
il nono episodio di Castlevania ci si attendeva tutto fuorché di una sequenza animata grandemente anime style
nella quale l’attore divenisse infine oggetto di fantasie shoujo, se non
altro in virtù di questa riconoscibile influenza western gothic che
Konami aveva prima di allora impresso in ogni singolo episodio della saga. Ma fu
più una circoscritta manovra di fanservice. Tant’è vero che terminata la fase introduttiva si
ritorna al cliché della sacralità, dei cori e delle grafiche
intarsiate attraverso cui il fardello della sfida alle forze del male ricada su Richter,
l’ultimo discendente della famiglia Belmont.
Egli dovrà affrontare il conte nel tentativo di risolvere il noto problema di
suzione del sangue e successiva vampirizzazione che questi usa cagionare alle giovani fanciulle
della Transilvania. È anche la prima
apparizione di Richter in un videogioco della saga. Lo avremmo in seguito
accompagnato presso ulteriori sanguinanti avventure (in
Dracula XX per Super Famicom e in
Nocturne
in the moonlight su
PlayStation, per quanto in quest’ultimo fosse un personaggio nascosto),
stante che adesso è il tempo del PC Engine... e di Rondo of Blood.
Ci sono
tredici livelli
pullulanti di faune medievali e scheletri. Per far fronte alla marmaglia si
ha sottomano
una trousse di oggetti utili al superamento di percorsi multipli, dato che il gameplay
delinearizza in fase di avanscoperta e asseconda il rinvenimento di
nicchie e passaggi segreti. Quindi per terminare il gioco al 100% si dovrà portare in
salvo le quattro donzelle che il conte ha rese prigioniere e occultate: a metà avventura
sarà possibile impersonificare Maria Renard, ragazza che risulta assai abile
a largire inattese soluzioni di attacco rispetto al Richter visto il suo
arsenale divergente e hai ragione, graficamente
parlando Dracula X è un capolavoro. Si riconosce presto il gran ritocco
del particolare, che si estende alle animazioni degli sprite e che si completa nell’arte
del raffigurare, visualizzare: un uomo (forse Dracula?) si staglia in lontananza su di un
ponte diroccato mentre il vento scuote il suo mantello, e ancora le braccia delle
sabbie mobili, che putrescenti ci tirano giù. Le musiche, interamente incise su traccia,
risuonano evocatrici. Si riesce a spaziare con disinvoltura dagli assolo
dell’organo a toni più di orchetstra pop, ma sempre conservando i suoni
predominanti dei Castlevania pregressi. Konami attinge al
passato. Con pragmatismo fa in modo che il nuovo Castlevania manifesti la sua unicità
trainando a sé l’arcade adventure di origini nintendare e nondimeno trafficando nella
tradizione dei migliori coin-op della Taito e con ciò, Chi no Rondo non è una
“via di
mezzo”. Lui vuol rappresentare un genere. Vuole continuare e quindi
legittimare quel tipo di struttura arco-esplorativa che era stata prestata
alle sale giochi intorno al Novanta, ma che non si era ancora del tutto
compresa.
Il conseguito equilibrio tra divinazione
iconografica e consumazione attiva pone Dracula X su di una postazione soprelevata rispetto
alle concorrenti elementarità. Allora la precisione matematica del level design
sovrappone urgenze arcade a necessità di ragionamento avventuroso per ritornare
alla disfida col mostro di fine livello – il minotauro è qualcosa di realmente spaventoso
–
dal coefficiente di difficoltà in ascensione graduale a consentire di apprendere e
“carpire” il meccanismo di attacco evitando particolari
circostanze di
frustrazione. Bisogna altresì rilevare l’intelligente posizionamento dei punti di
ripristino in quanto, persa una vita in prossimità di un boss, si ricomincia dalle
zone immediatamente antistanti. E bisogna altresì menzionare il salto all’indietro del
nuovo Belmont, che altroché se aiuta quando un drago sputatafuoco sputa il fuoco in
diagonale e non vi è il tempo di spostarsi. Elegante, Dracula X: una volta ultimato
trova il modo di irretire nuovamente per
via del suo organismo a completamento percentile e per il fatto di rendere Maria utilizzabile
dall’inizio, con annessa modificazione della A.I. dei nemici. Riteniamo che l’opera di
Konami risulti iperbolica, colossale, per come riesce a ricavare risalto dai
suoi singoli
strati bidimensionali. Che non sono unicamente al parallasse e che evidentemente celano la
necessità di traghettare il mero platformista verso il romanzo di avventure interattivo, in
una pellicola con la quale sia possibile interferire allo scopo di
restaurare il capcomismo
allucinativo di certi giuochi di cavalieri, castelli e demoni. Codesto
Castlevania formato CD giustifica da solo l’esistenza del PC Engine DUO. Faceva uguale Super Castlevania IV
col Super Nintendo ma qui è diverso. Qui si sfidano i principi del
videogioco con le piattaforme. Qui si riconquistano le radici del
paradigma.