Eravamo
tentati di conferire al mediamente modesto Space Fantasy Zone una numerazione che avvenisse coerente
al suo sconclusionato
derivare per binari spaziali, ma poi è uscito Super Mario Maker. Al che, il
Nostro membro si è fra sé e sé domandato se non era il caso di rivalutare il
ruolo esistenziale del videogioco della Nec, difronte a codesta paccottiglia
Nintendo fatta apposta per quelli che vanno alle convention di Star Trek, motivo per cui
si è nuovamente dovuto tirar fuori il Compact Disc di Space Fantasy Zone
acché il Nostro membro potesse accordarvi un differente livello di
considerazione, alla luce della sua in effetti attestabile mostranza di
game design. Ora, il Nostro membro non sta dicendo che se ti metti a
costruire i livelli a Super Mario Maker sei un handicappato... anzi sì: il Nostro
membro intendeva dire esattamente quello.
A clausura del quadro interviene il “Weponalds”
per canzonare chi vende gli hamburger, ma dove anche si acquistano gli
upgrade degli arsenali e gli oggetti di supporto alla navigazione di Opa-Opa
qual possono risultare le scie di persistenza del frontale o l’Opa-Opa
miniaturizzato con delega satellitare a tempo. La signorina della reception è
kawaii. Se ci passi sopra col cursore arrossisce eppure, al gameplay Space
Fantasy Zone manca la percorrenza che fu di Space Harrier, la fluidità in zona
di scaling e lo spostamento veloce; ancorché una preventiva raffica di
sparo usualmente competa a cancellare gli insetti e le cose, il fatto di dover
scalare il vettore attraverso il software diventa un limite alquanto grave
quando non capisci dove il proiettile vagante andrà precisamente a colpire. Il
consumo è claudicante. È complicato acquisirne il pieno controllo nell’uguale
settaggio di un livello di difficoltà inferiore, e tuttavia all’arrivo del boss,
e conformemente il bloccaggio dello scrolling, le routine di collisione tendono
a rispondere con una migliore percentuale di penetrabilità. Il programma è
comunque amichevole. Le sue atmosfere fantasiose compensano la mancanza di
sostanza, e si persiste bene in questi luoghi di spensierato spostamento di
capsule volanti che possono alla base anche mettersi a correre.
Le tecniche visuali conferiscono surrealtà.
Dunque gli oggetti si colorano di colori accesi risultando belli quanto un
insetto tondo a forma di palla di neve, e l’animazione dell’avvicinamento che
s’intercala a mezzo di dieci e passa ingrandimenti riesce a simulare
moderatamente bene il quadro della prospettiva; l’accostamento delle vernici,
frattanto, cerca di restituire la struttura metrica dell’originale Fantasy Zone.
Vi è l’adempiente abilità di insistere sulla esasperazione del verde e del blu e
su di una loro frazione d’orizzonte che confluisca nell’effetto copper
dell’Amiga ma non che il PC Engine ne bisognasse, vista la sua estesa dotazione
di pastelleria Giotto Turbo Dobble, e sta di fatto che il tecnicismo funzioni ad
hoc quando sovrapposto all’animazione standard multidirezionale e alle
esplosioni dei volatili o ai pilastri che si avvicinano tutti intarsiati di
cangianti forme assieme il contesto. La colonna sonora vede un interessante tema
unico suonato da CD ripetersi con varianti. Però c’è anche il brano di allegria
udibile nello shop pensato come pausa thé, oltreché un finale breve di
sinfonia e tromba. Manca una sequenza di presentazione: è assumibile che Nec ne
avrebbe inserita una in extremis ma, come è noto, il titolo non ha mai
conseguito una release ufficiale. Resta comunque un prototipo di oneste
intenzioni questo di Nec Avenue pure ingerendone i limiti strutturali;
normalmente, il Nostro membro gli avrebbe affibbiato un 6 di incoraggiamento con
pacca sulla spalla. Ma gli metterà 7. Che è sempre più dignitoso di un 9.5 a
Super Mario Maker.