Quando
Sega ci chiese il permesso di continuare la saga di Thunder Force – si stava
verso la fine degli anni Duemiladieci – il tempo collassò; improvvisamente ci
ritroviamo a sfogliare “Mega Console” e a cercare negli spazi riservati
all’importazione qualche scatto di qualche sparatutto su cui potersi masturbare,
un
Thunder Force III
inserito tra le fotografie dei giochi giapponesi con le idol provenienti
dalle software house che qui non esistevano. La mania degli shooters imperversa.
Ogni nuovo gioco con le navicelle colorate ispira viaggi intergalattici di
cui essere protagonisti assolutamente, che se tipo esce uno shooter dal titolo
vagamente nazista va preso perché sarà sicuramente pieno di
Wehrmacht spaziale una grande epoca che, per un momento, torna a vivere nel nome di Thunder Force VI.
Fu
“the-magicbox.com” – che ci manca tanto, torna da Noi – a rendere
pubblica la notizia, e sta che nessuno si
aspettasse codesto nuovo episodio che sarebbe dovuto uscire sul Dreamcast dieci
anni prima; invece lo vedi apparire su PlayStation 2, alla fine della sua
carriera, grazie a una interessante operazione di marketing che vede Sega
rilevare i
diritti della saga da Twenty-one Technosoft e convocare tale
Tetsu Okano,
l’autore di Segagaga, per chiedergli di
reclutare un team che non facesse troppo rimpiangere i giapponesi che
avevano realizzato Thunder Force V. La missione,
come intuibile, si faceva gravosa.
Okano decide la via della reminiscenza. E
siccome i compositori di Raiden,
Salamander, Gradius II e
Rayforce
erano ancora in vita li chiama a sé per far capire che ci tiene, e difatti si
è
coinvolti in questa nuova sperimentazione dello shoot ’em up
quando il metal
tipico dei Thunder Force viene sostituito da una melodia ancestrale che rimanda ai
temi classici del Team Zuntata. L’opera di
Okano convince. Spiazzati all’inizio
dal sistema di armamento fisso, che mette disponibile l’intero parco armi evitando al
giocatore l’onere di doverne acquisire di nuove, si viene a contatto con una forma di
sparo variabile, soggetta a brusche mutazioni ingame e a una azione che tende a
dividersi a compartimenti stagni. Thunder Force VI va consumato in sequenze di attacco
piuttosto rigide nelle quali divenga necessario perseguire uno schema d’interscambio
dell’arsenale scarsamente variabile e necessariamente cerebrale. Curiosamente, sebbene l’abilità di scansamento resti nevralgica, è possibile incenerire mezzo
universo con la sola
centratura dei tempi di selezione, opzionando l’arma che più si adatti alla situazione di guerra
corrente. Il sistema di upgrade, ancora devoto ai pod circolari di
Thunder Force
V, viene portato a sei barre di latenza per garantire una superiore autonomia nelle
fasi di boost (modalità super arma); è manifesta la volontà di
minimizzare il livello di ostilità dei precedenti episodi sulla base di una
perfezionata capacità di offendere gli eserciti volanti nemici.
Thunder Force VI è un Thunder Force
trasversale. Disegnato su
livelli brevi ma intensi, lo sparatore investe su di una direzione motrice
accostabile all’infrastruttura di un Gradius IV o di un
Salamander
puranche nel costante riferimento ai precursori Technosoft nelle
forme del serpente marino
meccanico e il ragno gigante. La presenza di numerosi continue
dovrebbe consentire al co-pilota cadetto di sbloccarsi gli extra conferiti a ultimazione (navicelle aggiuntive, modalità inedite, finali alternativi),
ancorché l’obiettivo di finire
tutto con un solo credito continui, come in precedenza, a essere alla
portata dei soli ufficiali graduati. Sulla realizzazione estetica Okano
mantiene standard qualitativi elevati. Quantità poligonale a parte, comunque soddisfacente, i grafici
danno il meglio di loro sui lati della colorazione e del mecha design;
spettacolari si
dimostrano i guardiani giganti trasformatori che si muovono fluidamente senza
mancare il singolo frame come convincente altresì avviene il comparto della
stereofonia, che si prodiga a conservare la verve metal della saga ma che
in ugual modo propende verso una sovrastruttura di sinfonie composite. Il Thunder Force VI di
Sega è un sequel degno di rispetto a cui non sembra pesare l’eredità del nome;
l’azione spaziale messa a display dai nuovi realizzatori si definisce parallela ai canoni
classici e conforme ai canali del remaking autoriale. Si riesce a
cogliere
solidità nella orgia di poligoni, pixel ed effetti di luce sparata dal motore grafico, e
si percepisce chiaro il mestiere appassionato di Okano, che non perde
l’occasione di
rimescolare le impronte, ormai indelebili, cedute da Technosoft alle letteratura degli shoot
’em
up. Mancherà l’epica trascendente di
Thunder Force IV
e la visione estetica assillante di
Thunder Force
V,
eppure Thunder Force VI sa volare alto, lì nel cielo.