Visto
che il coin-op di Captain Commando sarebbe un fatto intramontabile per chi
asserisce di saperne di fatti bionici, e considerato che la relativa conversione Super
Famicom risultò al raffronto abbastanza castrata, la
traduzione
PlayStation posta in essere dalla New era un oggetto da non farsi mancare, nel
Novantotto, ché il gioco fu anche escluso dalla lista dei classici previsti
nelle Capcom Generation; a quanto sembra,
questa irrilevante software house giapponese si era fissata con l’idea che Captain
Commando non dovesse rimanere un argomento per M.A.M.E. e associati, anche se l’emulatore
era ancora agli stadi preliminari, a quei tempi, e un gioco come Captain Commando ancora
distante dall’essere replicato decentemente; d’altra parte verso la fine degli anni
Novanta la corrente del retrogaming iniziava a contagiare praticamente tutte le
maggiori case di distribuzione – nello stesso anno usciranno
R-Types, Capcom
Generation e Wonder 3 – e ben fece New a ficcarsi nel piatto ricco.
Come auspicabile la conversione risulta essere copia
fedelissima del coin-op omonimo, per cui stessa grafica, stesso gameplay ma anche nessuna
volontà da parte dei programmatori di modificare, magari attraverso una modalità
alternativa, questa struttura di gioco assai rudimentale, benché
projectfirestart.org ritenga comunque
funzionale il confezionamento da “conversione postuma” adottato da New. La
basilare modalità a tre giocatori simultanei va perpetrata, il multitap a
cosa serve se no. Si reclutino due giocatori dalla strada. Ottime le sensazioni di distruzione e mazzata libera che ne
derivano. Di fatto il picchiaduro, da un punto di vista strettamente cosmetico, risulta
notevolissimo nonostante il tempo trascorso, ed è manifesta la qualità del
compartimento
animazioni che butta il fuoco con il lanciafiamme, con questa movimentazione di cento fotogrammi per sprite
molto grandi, amici e
nemici, che si completa nei meccanismi ausiliari a pilotaggio, massivi e
pesanti. Il
mestiere dei disegnatori Capcom suggerisce caratterizzazioni fumettose di un
indubitabile
carisma, che se vogliamo da sole conferiscono di significato l’indivisibile ossatura
scenografica orizzontale, che
comunque si avvale di sfondi ricchi di ricchezze bidimensionali in parallasse e in
metamorfosi, dal momento che diversi oggetti in primo piano possono essere afferrati e
quindi ridotti in frantumi. Ancora pregno il comparto sonoro-musicale, con questo sound
vagamente techno che si riveste lentamente di stonature
acid-qualcosa; in questa
edizione PlayStation viene inoltre proposta una colonna sonora alternativa, un convincente
remix inciso in forma digitale.
All’interno di questa Metro City del 2026 usa
materializzarsi il
classico beat ’em up a scorrimento alla
Final Fight, con l’immacabile impostazione a doppio pulsante e le
necessarie movenze e super movenze con cui far male
agli avversari con le armi. L’induzione di esplicite scene gore
intinge gli scontri di una deriva di cattiveria che sovente “macchia”
lo schermo con gli schizzi del
sangue e le membra mutilate (urge impersonare il ninja). La battaglia prende luogo nel
frullatore di ferro e carne tipicamente capcomiano, duro per chiunque si
cimenti, qualunque sia
il pupazzo selezionato dacché la frequenza con cui i nemici attaccheranno è pari al
numero di sprite presenti a video, e non è che se prendi l’assassino-mummia al posto del ninja
puoi ambire a uccidere in maggiore misura. Semmai, l’interazione con soggetti meccanici
esterni (si veda il robot del primo livello) e con le armi supplementari
concorrerà a
spazzare, a dimezzare quel materiale in pixel che in
Final Fight (ma anche in
Cadillacs
and Dinosaurs) era risultato preponderante; per mezzo di questa
meccanica di esecuzione flessibile e interagibile Captain Commando può
essere battuto fino all’ultimo livello senza dover ripiegare troppo nella
produzione di trucchi o schemi mnemonici preconfezionati. La opera Capcom
limita la patternizzazione e si lascia consumare con razionalità, per quanto
la mattanza non resti esattamente alla portata del giocatore
passante: un minimo di studio preventivo è necessario per risolvere la congestione
delle fasi critiche, dato che solo occasionalmente sarà fattibile recuperare energia e
ripiegare nel territorio del button mashing. Captain Commando è un
picchiaduro dalla tecnica fenomenale che mette a fuoco i punti essenziali
della seconda generazione videoludica di Capcom, quella che si sviluppa a
partire dai primi Novanta, senza per questo fuoriuscire debilitato dal raffronto
col videogioco vigente. Ah, tramite un utilissimo cheat
mode è possibile attivare il giocatore numero quattro.