CAPTAIN COMMANDO
di @Luca Abiusi

Visto che il coin-op di Captain Commando sarebbe un fatto intramontabile per chi asserisce di saperne di fatti bionici, e considerato che la relativa conversione Super Famicom risultò al raffronto abbastanza castrata, la traduzione PlayStation posta in essere dalla New era un oggetto da non farsi mancare, nel Novantotto, ché il gioco fu anche escluso dalla lista dei classici previsti nelle Capcom Generation; a quanto sembra, questa irrilevante software house giapponese si era fissata con l’idea che Captain Commando non dovesse rimanere un argomento per M.A.M.E. e associati, anche se l’emulatore era ancora agli stadi preliminari, a quei tempi, e un gioco come Captain Commando ancora distante dall’essere replicato decentemente; d’altra parte verso la fine degli anni Novanta la corrente del retrogaming iniziava a contagiare praticamente tutte le maggiori case di distribuzione – nello stesso anno usciranno R-Types, Capcom Generation e Wonder 3 – e ben fece New a ficcarsi nel piatto ricco.

Come auspicabile la conversione risulta essere copia fedelissima del coin-op omonimo, per cui stessa grafica, stesso gameplay ma anche nessuna volontà da parte dei programmatori di modificare, magari attraverso una modalità alternativa, questa struttura di gioco assai rudimentale, benché projectfirestart.org ritenga comunque funzionale il confezionamento da “conversione postuma” adottato da New. La basilare modalità a tre giocatori simultanei va perpetrata, il multitap a cosa serve se no. Si reclutino due giocatori dalla strada. Ottime le sensazioni di distruzione e mazzata libera che ne derivano. Di fatto il picchiaduro, da un punto di vista strettamente cosmetico, risulta notevolissimo nonostante il tempo trascorso, ed è manifesta la qualità del compartimento animazioni che butta il fuoco con il lanciafiamme, con questa movimentazione di cento fotogrammi per sprite molto grandi, amici e nemici, che si completa nei meccanismi ausiliari a pilotaggio, massivi e pesanti. Il mestiere dei disegnatori Capcom suggerisce caratterizzazioni fumettose di un indubitabile carisma, che se vogliamo da sole conferiscono di significato l’indivisibile ossatura scenografica orizzontale, che comunque si avvale di sfondi ricchi di ricchezze bidimensionali in parallasse e in metamorfosi, dal momento che diversi oggetti in primo piano possono essere afferrati e quindi ridotti in frantumi. Ancora pregno il comparto sonoro-musicale, con questo sound vagamente techno che si riveste lentamente di stonature acid-qualcosa; in questa edizione PlayStation viene inoltre proposta una colonna sonora alternativa, un convincente remix inciso in forma digitale.

All’interno di questa Metro City del 2026 usa materializzarsi il classico beat ’em up a scorrimento alla Final Fight, con l’immacabile impostazione a doppio pulsante e le necessarie movenze e super movenze con cui far male agli avversari con le armi. L’induzione di esplicite scene gore intinge gli scontri di una deriva di cattiveria che sovente “macchia” lo schermo con gli schizzi del sangue e le membra mutilate (urge impersonare il ninja). La battaglia prende luogo nel frullatore di ferro e carne tipicamente capcomiano, duro per chiunque si cimenti, qualunque sia il pupazzo selezionato dacché la frequenza con cui i nemici attaccheranno è pari al numero di sprite presenti a video, e non è che se prendi l’assassino-mummia al posto del ninja puoi ambire a uccidere in maggiore misura. Semmai, l’interazione con soggetti meccanici esterni (si veda il robot del primo livello) e con le armi supplementari concorrerà a spazzare, a dimezzare quel materiale in pixel che in Final Fight (ma anche in Cadillacs and Dinosaurs) era risultato preponderante; per mezzo di questa meccanica di esecuzione flessibile e interagibile Captain Commando può essere battuto fino all’ultimo livello senza dover ripiegare troppo nella produzione di trucchi o schemi mnemonici preconfezionati. La opera Capcom limita la patternizzazione e si lascia consumare con razionalità, per quanto la mattanza non resti esattamente alla portata del giocatore passante: un minimo di studio preventivo è necessario per risolvere la congestione delle fasi critiche, dato che solo occasionalmente sarà fattibile recuperare energia e ripiegare nel territorio del button mashing. Captain Commando è un picchiaduro dalla tecnica fenomenale che mette a fuoco i punti essenziali della seconda generazione videoludica di Capcom, quella che si sviluppa a partire dai primi Novanta, senza per questo fuoriuscire debilitato dal raffronto col videogioco vigente. Ah, tramite un utilissimo cheat mode è possibile attivare il giocatore numero quattro.









  Piattaforma PlayStation
  Titolo Captain Commando - キャプテンコマンドー -
  Versione Giapponese
  Anno immissione 1998
  N. Giocatori 1/4
  Produttore New Corporation / Capcom
  Sviluppatore New Corporation
  Designers Akira Yasuda, Junichi Ohno, Y. Egawa, Yokoyama, T. Ueno, Yoshizumi
  Compositori Masaki Izutani, Syun Nishigaki
  Sito Web www.capcom.co.jp
  Sist. di controllo Digitale - Joypad
  Numero tasti 2
  Orientamento Orizzontale
  Scrolling Multidirezionale
  Formato CD-Rom
  Numero supporti 1
  Compatibilità NTSC-J [] NTSC-U/C [No] PAL [No]
  Genere Beat ’em up
  Rarità
  Quotazione 150 - 200 €
  OST [Captain Commando -G.S.M. CAPCOM 5-, 1992, Pony Canyon]

  In Nord America come nel resto del mondo Captain Commando diverge nell’uso dei nomi giapponesi originali. Quindi Jennety, Sho e Hoover diventano rispettivamente Mack the Knife, Ginzu e Baby Head. Nel 1995 arriva una conversione Super Nintendo generalmente riuscita. Vengono qua e là rimossi oggetti compositi che avrebbero eventualmente reso lo scorrimento a scatti, ma per il resto la rispondenza al coin-op è discreta. Si può giocare in due. Gli sprite dei protagonisti sono effettivamente grossi. Nel 2006 Captain Commando riemerge su PlayStation 2, XBOX e PSP grazie alla Capcom Classics Collection 2 (Remixed per PSP) della Digital Eclipse (adesso Backbone Entertainment). La conversione, realizzata partendo da un emulatore proprietario, conserva la modalità per quattro giocatori e altresì adatta la risoluzione scalandola in 640x480 pixel.