Che
poi è venuto fuori che Sega non pagò a Ferrari alcun diritto d’autore, non per
caso gli OutRun avvistabili in Shenmue II e nella collana Sega Ages 2500
avrebbero dispensato macchine differenti. Perché diciamo che nel frattempo
Ferrari se n’era accorta e fatto sta che nel Novantasei si guida ancora la Testarossa, sul
Sega Saturn, dove il
corsista di Yu Suzuki è decisamente lui; un’edizione basilare dal momento che hanno
provveduto a inserirvi un discreto quantitativo di oggetti nuovi per rendere
omaggio al mito e, simmetricamente, allungare il consumo. Meglio dell'emulatore, OutRun Saturn piega la discriminante del tempo a volere rivendicare, dieci
anni dopo l’uscita del coin-op, una cultura arcade a quadri multipli forse
prematuramente insabbiata dalla stessa AM2 dopo Daytona USA e
quindi a conseguenza dell’introduzione della Model 2 e delle avanzate tecnologie poligonali in
texture mapping. Ma se l’estetica può apparire vetusta – ma non lo è, visto
come il titolo sembra resistere all’obsolescenza – è la qualità della corsa, questa
velocità estrema e questo infilarsi tra camion al limite di sterzata che fa
l’eccellenza. Che fa la storia.
Oltreché determinare un’accurata riproduzione del coin-op, OutRun
Saturn offre eventualità di selezione dei tracciati “Overseas” e “Japan”, che sono discretamente differenti sulla disposizione dei
bivi e durante fase
iniziale della bagarre; se in Overseas – la versione distribuita nel
resto del mondo – non si rivela nulla che non si conoscesse rispetto
all’arcade, in Japan la A.I. delle auto sa essere più affilata nel primo
settore, come non ti aspetti di vederti a breve i quadri che al tempo dovevi
affrontare alla fine. Accade rielaborazione. Fattore che procede a
influenzare in maniera generalmente sensibile il rateo di ostilità, che “in
Giappone” parrebbe orientarsi verso l’alto. Diventa possibile ottenere un
diverso framerate selezionando
“smooth” dal menu di configurazione criptato attivabile attraverso cheat mode
essenziale come X+Y+Z+Start dal primo controller; tale modalità
consente di usufruire dei sessanta fotogrammi al secondo e d’influenzare il
precedente scorrimento, adesso pressoché privo di artefatti, ma è anche
riscontrabile in tal forma una generale diminuzione percettiva sul
refresh del raster, che risulta compromesso lì dove il super scaler
del coin-op garantisse l’illusione di correre a mille all’ora. In diversi
termini, l’opzione “smooth” rende il gioco più fluido, ma anche più lento.
Si resti sulla configurazione iniziale. Vi è inoltre modo di ottenere il layout della versione
da sala visualizzante la scritta di “Insert Coin” che lampeggia
eseguendo combinazione di A+C+Start dal secondo controller, quando
compare la schermo del titolo.
Va detto che codesto OutRun è rivoluzionario
ancora, nel ’96. E lo è nel momento corrente per la di lui brillantezza,
l’innovazione che adesso non ti puoi permettere di comprarti, ché un
approccio uguale in un racing game non s’è veramente più visto, se non in maniera pedissequa
in uno o due tentativi non così riusciti d’imitarne il rosso; è di nuovo
notevole sfrecciare ottanteschi di fianco al mare e attraverso le rocce pur
anche se l’opera di Suzuki mette a dura prova i Nostri riflessi un po’ meno
ottanteschi e aggressivi di quanto si auspicasse ma comunque, questa
luccicante edizione Saturn rende merito a un videogioco capace di dominare
il settore corsista fino alla metà degli anni ’90. Meglio dimenticarsi dell’apprezzato adattamento per
Mega Drive: qui si tratta di essere, letteralmente essere davanti al
videogioco del 1986, e di provare per cui sensazioni che si pensavano cadute dopo la caduta delle
sale giochi e adesso mi dirai ci che sta il MAME: sbagliato. Poiché l’emulatore
non prevede l’uso dell’Arcade Racer. Il quale non avrà il force feedback del
cabinet nè il pedale dell’acceleratore, ma che tuttavia rivela precisione e
stabilità dello sterzo in curva, a sollecitare l’inclinazione grauduale
accurata e realizzare la prescrizione del joypad digitale, pur supportato. Vi è
l’arrangiamento del suono. Che risulta eseguito pro bono dallo stesso Kawaguchi
come OST alternativa al chiptune, le cui tracce sono a ogni modo ascoltabili di default,
e in effetti il remix costruito a studio – che in Europa e Nord America
avrebbero inspiegabilmente tagliato – è un virtuoso ripensamento autocelebrativo
strumentale delle musiche portanti. Gli effetti risultano in egual modo
potenti malgrado i rilevanti anni accumulati dal microchip Yamaha a 4 MHz della
scheda da bar e te ne avvedi ascoltando i campionamenti delle sgommate o
l’effetto del vento, al sorpasso. Sei molto più che semplicemente bello, Sega
Ages OutRun; in quanto luogo di formazione per qualunque essere vivente che abbia l’ardire
di accostare Saturno tu sei, semplicemente, perfetto.