Si
decise per l’adattamento elettronico dell’anime di Osamu Dezaki, che nel ’73 fu
trasposizione dell’omonimo manga di Sumika Yamamoto. Divenne piuttosto popolare
anche in Italia verso l’inizio degli anni ’80, Jenny la tennista, tal da indurre
Yamato Video a pubblicare in formato VHS la sublime riduzione cinematografica
del ’79 – nel 2002 rimasterizzata in DVD da Mondo Home Entertainment – che
riassume i due passaggi televisivi, che poi è quel che fa il gioco testé messo
in esame. Si ha difronte un tennis rivoluzionario per prospettiva,
inquadrature, sfruttamento delle risorse tridimensionali del Super Famicom.
L’illusione della profondità spaziale è difatti resa in fase di zoom e rotazione
delle cineprese, sicché le animazioni non potessero che sopraelevarsi dallo
standard pure in forma bidimensionale. Ancora, il character design ricalca fedelmente le somatiche
della opera animata. Eppure Ace wo Nerae vuol essere una simulazione, prima che una licenza.
Per questo si partecipa di un tennista di convinta plausibilità fisica, di spessore
sul tempo di rimbalzo della pallina e sui tempi di frizione con la stessa, che
traccia multidirezionalmente applicando il principio della gravità.
Benché il titolo sviluppi un tipo di struttura arcade,
sussiste una conduzione narrativa simmetrica ai risultati ottenuti in gara in forma di
intermezzi a dialoghi in giapponese stretto, per cui risulta difficoltoso seguirne le
sfumature. Ciò detto, gli stacchi non realizzano la zona nevralgica del gameplay, dacché
lo stesso si determina sullabilità tennistica, e quindi giapponese o meno si dovrà
destreggiarsi col joypad a 6 tasti del Super Nes in modo serio, in virtù di un metodo di
controllo che sicuramente rivendica una fase di apprendistato entro cui prendere le misure
del campo e sistemare il discorso del timing. Il microchip DSP integrato nella
cartuccia rende possibile il vettore, trasforma l’asse Z in un piano tridimensionale
attivo, che ruota in accordo alla posizione dell’atleta virtuale. L’effetto può
disorientare, ma poi si finisce per beneficiarne sulla via della performazione dei colpi,
di un passante eseguito in accelerazione, del cross di dritto, del lungoriga. A ogni buon
conto l’inquadratura base resterà costante in terza persona, giacché al cambio campo è
la stessa a ruotare in funzione di postura. Eccellente lavoro di caratterizzazione. La
riscrittura videoludica dell’anime dispone gran ossequio per l’opera originale, in modo
che i personaggi centrali siano immediatamente riconoscibili dal fanatico della serie e
lustrabili dall’estimatore di giochi tennistici in generale, il quale riconoscerà in Ace
wo Nerae la classe del simulatore sportivo avanguardista, che sa arrischiare il
contenuto. Destrutturare.
Manovrando tra le opzioni spunta fuori un interessante
sistema di allenamento. Si potrà quindi familiarizzare con la pulsanteria, a mezzo cui si
sarà potenzialmente in grado di produrre larga manovalanza tennistica, fra pallonetto,
palla corta, lo smash. Ma non è tutto. Telenet mira più in alto. Allora non paga di aver
innescato la riformazione delle estetiche, la software house introduce una modalità di
gioco di stampo tradizionale, con vista dall’alto e in tutto differente per dinamiche dai
metodi antistanti. In effetti con Ace wo Nerae l’interazione assume carattere
bidirezionale. Due giochi del tennis in uno per assecondare le esigenze di una larga
porzione di utenza, per quanto l’inquadratura alternativa venga introdotta anche per
occorrenze di multiplayer, ché sarebbe stato infattibile far gestire al Super Nes due
giocatori umani nel contesto tridimensionale senza che questi avessero inibite intere
porzioni
di campo. Ma nonostante lo stravolgimento à la
Final Match Tennis, il
nuovo visus si lascia assai ammirare, con le sue meccaniche parallele e non per questo deprive
di gameplay: la velocità degli incontri, le routine balistiche, le stesse animazioni
dei tennisti vengono proporzionalmente riviste affinché la difformità stilistica sia
percepita, nonché accettata, come espediente di continuità fra l’orpello del Mode7 e il
compromesso del bidimensionale di tipo classico. Ace wo Nerae è videogioco di
appartenenza. S’impianta nel Super Nes e germoglia di tecniche d’alto DSP e basso 2D per
definire la nuova frontiera del simulatore sportivo.