THE PUNISHER
di @Luca Abiusi

punishercover.jpg (130883 bytes)In quanto trasposizione per sale giochi del celebre fumetto di Marvel Comics, The Punisher doveva essere picchiaduro a scorrimento orizzontale. E a svilupparlo doveva essere Capcom, in quanto nessuno meglio di Capcom sapeva come introdurre a schermo la violenza del punitore, che era tra le più violente opere a fumetto pubblicate su suolo americano. A Capcom vien data carta bianca. E lei risponde con le armi, col sangue, con un senso di incazzatura e di rabbiosità che si palesa massiccio in forma digitale più di quanto non lo fosse su carta. Invero, l’arte visuale traccia il solco. I segmenti centrali della sceneggiatura vengono esaltati da un design su cui si riversa una forma di espressionismo di arte minore e di forza maggiore. Per forza maggiore, The Punisher diventa il picchiaduro stilisticamente più sferzante tra quelli realizzati a Osaka e non tanto per la corrente riproduzione anatomica di colui che uccide quanto per l’avvistabile stato di venerazione rispetto a Marvel, il cui disegno viene dai grafici Capcom trasfuso con l’incontrovertibile atto referenziale.

Incassata la sequenza di presentazione, visualizzante gli eventi che precedono la ressa, si è catapultati nel vivo del gameplay dello scazzottare e già i nemici accorrono a fiotti, pervenendo da sinistra, da destra, per introdurre al rudimentale sistema di controllo a doppio tasto tipo Final Fight. Fatto assai gradito è il poter raccogliere oggettistica di forma e dimensione variabili allo scopo di buttare la stessa in direzione sgherri, per risparmiare in pestaggi. Il sistema di performazione mosse vede combinazioni di minima complessità pensate in forma di gradiente, affinché sia fattibile l’alleggerimento delle zone preliminari, benché superata la fase del quanto è bello questo gioco si realizzi il teatro della Capcom gran studiosa del picchiaduro dove vi sia il seguirsi di colpi di cattiveria pensati per innalzare il consumo a lungo termine, anche dopo avere assimilate le meccaniche di attacco standard. La trasformazione degli spazi è funzionale al dinamismo. Puoi ridurre in pezzi un bar e poi balzare su di un pullman lanciato e ottenere ancora il bonus della pistola, o dei fucili, o del machete, ché comunque vi è larga pletora d’armi di bassa e alta tecnologia, lì sul bordo della strada. Gli estimatori del genere vi andranno a nozze. Ci sono pure i troioni a forma di ragno. Non si fa mancare nulla, The Punisher. Le prese sono violentissime. Il punitore afferra con forza e poi scaraventa al suolo come se scagliasse pietre, e vi è un calcio volante, e vi è una mossa di avvicinamento rapido con capriola che può altresì servire per eludere la mischia.

The Punisher sa esser videogioco anche quando costretto negli schemi del single player. Per quanto sia consigliabile interagire di fianco un secondo giocatore umano (Nick Fury, selezionabile anche in alternativa a Punisher) manovrando in assolo vien pur determinandosi assoluta la sensazione di onnipotenza, che è poi necessaria nelle fasi più avanzate, quando il livello di difficoltà diventa serioso, seppur raramente si subisca il grado di frustrazione avvertibile in Final Fight. Con The Punisher Capcom dimostra di saper imparare dagli errori commessi sul finire degli anni Ottanta e di poter conquistarsi la maturità necessaria a primeggiare, in modo definitivo, su di un genere che in quel periodo era ancora di importanza centrale nel settore degli arcade. Bisognava inoltre lavorare sulle grafiche. Che sono belle, che dimostrano prestanza sul lato delle animazioni – fluidissime, monumentale quella del punitore – e sul dettaglio degli sfondi, i quali vogliono il meglio della CP System I. La ragguardevole grandezza degli sprite si allinea alla riuscita colorazione e a un character design estremamente fedele al comic book. Capcom ha altresì optato per il ripercorrimento della forma didascalica delle vignette cartacee, cosicché si legga a video le scritte bang, blam, crash accoppiarsi, sovrapporsi ai rispondenti rumori. Serio è il castello dei suoni. I suonatori dispensano potenza acustica utile a conferire verosimiglianza alla degradazione dei vicoli, e benché non vi sia un reale rinnovamento sulle librerie sonore utilizzate per i precedenti picchiaduro Capcom, viene offerta dell’ottima musica d’ascolto disimpegnato. Urge quindi collocare The Punisher all’apice del genere beat ’em up a scorrimento, e grazie alla sostanza di gioco, a questa massa di mazzate elargita con classe.









 

  Piattaforma Coin-op
  Titolo The Punisher - パニッシャー -
  Versione World
  Anno immissione 1993
  N. Giocatori 1/2
  Produttore Capcom
  Sviluppatore Capcom
  Designers Akira Yasuda, Jun Keiba, Junichi Ohno, Kazuhito Nakai, Noritaka Funamitsu
  Compositori Yoko Shinomura, Isao Abe
  Sito Web www.capcom.co.jp
  Sist. di controllo Digitale - Joystick
  Numero tasti 2
  Orientamento Orizzontale
  Scrolling Laterale
  Risoluzione 384 x 224
  Formato PCB - CP System
  Emulazione Completa [testato su MAME]
  Genere Beat ’em up
  Rarità
  Quotazione 80 - 100 €
  OST Sì [Tenchi wo Kurau II: The Battle of Red Cliff -G.S.M. CAPCOM 7-, 1993, Pony Canyon]

 

Il personaggio del “Punitore” è creatura di Gerry Conway, John Romita e Ross Andru. La sua prima apparizione riconduce al febbraio del 1974 sulle pagine del numero 129 della serie di “The Amazing Spiderman”. Sebbene inizialmente pensato come mini serie di quattro volumi, il fumetto di The Punisher avrebbe ottenuto serializzazione decennale a partire dall’86. Gli sarebbero stati dedicati tre film.
Tecnici della scena MAME riferiscono di un livello bonus visualizzabile via cheat code, quindi unicamente sotto emulazione, in cui si assiste a un dirottamento aereo nonché a sequenze d’animazione inedite. Si presume che questi sia stato scartato dal programma finale e quindi lasciato incompleto all’interno del codice sorgente. Nel ’94 il coin-op della Capcom viene adattato per Mega Drive dalla Sculptured Software, ma il port è maldestro. Oltre a subire il ridimensionamento del colore e degli sprite, e non meno il pur comprensibile taglio di fotogramma, il videogioco viene pesantemente censurato consegnando solo in minima parte il gameplay originale.