È possibile che la materia sia il punto fermo che sta lì a manipolare gli universi
e a trattenerne i geni. Appagato verrà l’occorrente universale di atomi,
infrastruttura del nuovo strato di materia, che però preserva il ricordo degli
antenati, che fluiscono nella materia anche se trapassati, defunti.
Alltynex Second è la materia. E non tanto per il suo omaggiare
Alltynex,
vissuto su FM Towns nel ’96, ma poiché attraverso l’espediente del remake può
incanalare vent’anni di shoot ’em up giapponese e fermare, per tre quarti d’ora
scarsi di gioco continuativo, i momenti chiave per la evoluzione della specie. Vengono
chiamate in causa Taito, Technosoft e Cave proprio per trasportare il genere dai primi
anni Novanta ai giorni nostri in riformulazioni next-generation che possano
compiacere in misura omogenea tanto il classicistico pilota di R-9 che il modernistico
virtuoso degli high-score al di sopra dei due milioni. Ottimi quelli di Siter
Skain. Omologarli a sviluppatori doujin è limitante, come sarebbe limitante non inserire
Alltynex Second tra i fucking masterpiece dello sparo.
Tutto scorre. La nave fa la giravolta di
Thunder Force
V quando si sposta di lato, sui lati, e rigetta strisce continue al laser per
ingrassare il combo meter di sedici volte; il puteggio potrà essere moltiplicato
assumendo formazioni semirobotiche – alla Macross – e spazzando i nemici con la spada o il
beam. Quattro navi nemiche abbattute fanno una chain di 200 punti, che
raddoppierà a ogni schiera dal medesimo valore numerico fino a un tetto massimo di
25.600. Ma lo scoring system è giusto la punta dell’iceberg, nel caso di
Alltynex
Second. Si viene a conoscenza di un gameplay avvinghiato alla quadrivalenza di un
armamento che prevede – che incoraggia – attacchi alternati e combinati, a spada tratta, a
fascio frontale, a beam direzionale o in lock-on. Il power-up non è previsto. Meglio
ancora, c’è. Ma si realizza simmetricamente al rateo di fuoco, a termometro ascensionale
autonomo: spari, il marasma aumenta e con esso la energy bar a un punto di
massima tolleranza che poi stabilirà durata e consistenza del beam, la arma più
distruttiva in dotazione del caccia spaziale trasformatore. Inerzia. La classe di
Alltynex
Second, che è la classe dei migliori shoot ’em up di ispirazione robotica
–
tornano alla mente Hyper Duel e
Bari-Arm – si osserva/asserve nella/alla
dinamicità degli scontri aerei, non reiterati anche nel circuito chiuso del pattern e in
virtù del circostante numero di azioni performabili tra uno stormo tradizionale e un mid-boss a punti nevralgici multipli.
Il gioco, il metodo di gioco può già prendere due
distinte direzioni nello schermo di anticamera, quando oltre al livello di difficoltà si
deve decidere l’armamento fra Normal e Advanced. Normale sarebbe bastato
tale è la abbondanza di strategie escaturibili da questo assemblato di leghe e metalli
sconosciuti, ma "avanzato" è ancor pesante, rilevante nello stadio direzionale
desemplificato, dacché il puntamento della sciabola diventa manuale e l’orientamento
irritabile, abbastanza scomodo ma abbastanza radicale anche, pilotando a vista.
Alltynex
Second è un Raystorm tecnicista. Benché le regole di base dello shooter bidimensionale
vengano applicate in rigore, sono le deviazioni, le elaborazioni sul tema a decidere la
eccellenza – la eccedenza – degli schemi e a realizzare un bullet storm di
anarchie e improvvisazioni, di distruzioni di corazzata stellare esercitante in zona con
azionamento di spadastarwars ad affettazione rapida, per frantumare i coglioni in
superferro di Madre Aliena a contatto, osare in librazione ravvicinata a fare punteggio e
olocuausti caustici, fluorescenze di Gradius V fotonici messi uno di fianco
all’altro a battere il tempo e traforare atomi, spazi decompressi e vertiginosi in volo
radente a scenari che cambiano simultaneamente a grafiche che si inclinano sul lato del
guidatore sotto il mare elettrico, sulle travi di stazioni di estrazione di nuovi minerali
a fissione, a seguito di invasioni pacifiche di Oceani Pacifici del Nord in HD, a sessanta
fotogrammi, a dodici milioni di textures, a dodici milioni di citazioni di suoni che erano
stati rimossi dai tempi del Saturn ma che risuonano tonanti, ritornano allarmanti di toni
epici e avventure d’oltreterra, che il giorno della partenza vi è l’intero mare umanoide
con gli occhi al cielo a osservare il razzo penetrare lentamente la atmosfera e
disperdersi lì dove nessuno, eccetto te, potrà mai giungere.