Linee
coassiali discontinue rosse di un rosso crystal ball soffiato a Murano su
commessa da due dozzine di cristallerie
topaz dispiegano a duemilacentosessanta progressivi; il dispositivo visuale Mitsubishi
interferisce la delimitazione blu, è come se
hai dentro lo sfintere lo scrolling dei megatoni primi e puoi perdere pezzi, ma
non è così male; prima, stupidamente
umani di nescienza ammorbati si stava stretti al vincolo dell’interazione, e
dall’altro verso
adesso in assenza di coscienza si è liberi di trapassare la umana scienza e di
essere quel che si doveva essere fin dall’inizio: una macchina. E le
implicazioni che questa classificazione subumana intercorre a deliberare in
relazione alla possibilità di rotazione dello spazio sono apparentemente
infinite sull’evidenziatura di tonnellame di materiale commutabile a miliardi di
ottaedri, generatori massimi di violenza di luce che a distanza come il ghiaccio
cristallizzano la dimensione dell’impossibile wireframe techno;
quest’aumentare insistente delle pulsazioni per secondo, del fotogramma al
secondo comporta la dilatazione e in casi limite l’espulsione del fluido
blu-notte sintetico che scorre.
Reagente dietro attività di ampia necrosi delle
texture a contatto dello shooter giapponese in essere, ancor dove di
quest’ultimo vi si ritrovassero elementi di ricorso nella dislocazione di schemi
di punteggio a moltiplicazione o nell’opzione di cancellatura dei materiali
Revolver360 Re: Actor vuol diniegarsi la politica del potenziamento degli
arsenali in vigore negli ultimi trent’anni di ripetizione dell'atto, e te ne
avvedi allor che vedi che il rendiconto di prospettiva vien reso anche meglio
radicalmente che in Revolver360 – il prequel, voto 9, Windows PC e tre e
sessanta – edotto che all’asse zeta vi risponde un movimento attivo di oggetti e
che gli stessi usano riflettere il mutamento di angolazione in forza al pod, sin
dove questi a profondità vi rilevasse capsule di rigenerazione egualmente
riverso tragitti che trasversali avanzino a dodecaedri pixel all’ora; allora Re:
Actor arma il suo laser e scarica non prima di aver rese le strisce a riga
orizzontale per risucchiare il bonus in un’unica mano, ancor meglio se a seguito
di un raggio overdrive scatenato a manovra di prevenzione dello scontro nave-plasma. Il sistema è degno di rilievo. Cross Eaglet (la nuova Technosoft)
menziona il manic shooter unicamente sul verso del meccanismo del
conteggio e mantiene a distanza le devianze che possono usualmente condizionare
lo spostamento dinanzi l’arto, al che Re: Actor manda in avanscoperta un
raggio-sonda a tracciare il filo del controller presso il solco encefalico e
valutare le percentuali di sopravvivenza dell’umanoide sul calcolo del carico
degli impulsi da lui medesimo sostenibili al planaggio.
Cross Eaglet ritiene che è il caso di
manipolare la percezione spaziale nonostante che poi in sostanza ella si
avvisi di attribuire al suo shooter una configurazione di sincronia
delirante col sound elettronico munito di turbine che esordisce
minimo e procede tonante; si procede pronti verso il cocktail di barbiturici
blu che nel Novantasette ci si iniettava nell’occhio sinistro con l’ago
rovente in preparazione a Thunderforce V e vi sono dobbiamo dire momenti in
cui il procedimento di sinergia col videogioco avviene tale di poter
smuovere una quantità dormiente di molecole di super compositi primordiali
di metano/ammoniaca/idrogeno facente azione di riconduzione a prima che
tutto iniziasse a essere il fregio dei blocchi di granito che il simulacro
riferisce a realtà, e per un momento è stato come se Re: Actor catturasse il
ricordo di un vestibolo di creazione, e si riforma a solcare gli allucinanti grafici dei computer del futuro quest’immagine di prenascenza di liquido
d’acque stantie che a risalir vetraglie arriva in alto nel cielo ad ammonire
chi eventualmente non credesse alla teoria di un dio invisibile dimorante al
centro del tessuto subatomico e quindi dentro ogni cosa. Re: Actor può anche
consistere in un estratto notevomente avanzato di postmodernismo
elettronico, ma è tuttavia il suo inconcepibile schema di pilotaggio di
virata e spinta bilaterale sullo strumento di rivoluzione a definirne il
fulcrum. Nonché la grandezza.
Nel 2013, l’opera di Cross Eaglet rende un tale tributo alla causa dello shoot
’em up da riuscir quasi a persuadere lo scriba circa una
possibile rinascita del
genere.