Sì
ma uffa la versione proletaria che abbiamo qui testé posizionata sul
tavolo della vivisezione decanta una colonna sonora che sa ribaltarmi le
controparti Neo Geo a tempo di rimasterizzazione et amplificamento delle
iniziali tracce, e ma però adesso non iniziare a dire che sopra ai nei gei le
grafiche erano migliori – e sarebbe pure il minimo, visto il miliardo di megabit
che il sistema SNK usava trattenere su cartucce pesanti un chilo – che tanto davanti al Nostro
augello sacrale risulteresti credibile nella misura di uno youtuber che dice
cose intelligenti. Ecco, dovresti fare lo youtuber. Il Waku Waku 7 del Saturn è
tra quelle conversioni che il Vangelo secondo Lucabiusi dice che vanno prese
pure in assenza di riproduttori Sega Saturn dentro cui inserirle, e lo stesso
vale per il disco in vinile di Thunder Force IV, che se non hai il giradischi
ancora meglio: lo prendi e lo metti in esposizione al posto della riproduzione
del Corpus Hypercubus di Salvador Dalí che hai appesa in soggiorno. Vorremmo
tanto cacare in testa ai collezionisti di cartucce Neo Geo AES. Non per il Neo
Geo in sé, macchinario dal carattere dominante, linea sinuosa, ma giusto a
cagione di questi speculatori grassi, fascisti, razzisti, necrofili e putridi
che ne vedi uno e gli regali una vasectomia.
Sì ma Waku Waku 7 è un’adattamento per chi
detiene i titoli. Noi detentori di quattro master in economia si sapeva di che cosa si trattava poiché ne eravamo
stati assidui consumatori al Naviglio, la sala giochi che stava davanti alla
stazione, proprio nel mentre le masse incominciavano ad ammassarsi sui
picchiatori tridimensionali e a dimenticarsi di Street Fighter II. Poi quando
Sunsoft decise di fare uscire il videogiuoco per il Saturn divenne anch’esso
soltanto Nostro, che qui al sud il Saturn ce lo avevamo per solamente Noi, e per
conseguenza fu ancora per di più una festa quando realizzammo che erano riusciti
a conservare tutti quanti i centomilauno fotogrammi di animazione, una roba come
CPS-III nei suoi momenti di computazione-limite, uno strappo di evoluzione
dell’arte visiva verso la caratterizzazione più aestetica e
fibro-ligamentosa al fine di consentire ai nervi sottocutanei di iperestendere i
bicipiti femorali destri, sinistri, i pettorali, gli avambracci e farli
diventare calcioni di assolutissima virulenza e proiezione, e se per caso per
mezzo istante ti dovesse accadere di allargare il rettangolo visivo ti vedrai i
personaggi terzi attraversare gli sfondi e palle di pelo realizzare i miagolii
in full-frame. Vorremmo tanto vivere dentro Waku Waku 7, Giappone estremamente
colorato e vivo, vivace, robot, femmine, totoro, bambini, maid, uomini con la
spada, supergiovini. Sul Saturn viene inserita una modalità versus con cui
impersonare Bonus Kun e Fernandez, che in sala giochi sbloccavi solo dopo una
elaborata combinazione di tasti. Il dettaglio del coin-op viene meno (ma solo
per il fondale) unicamente in condizione di zooming ravvicinato. I tempi di
accesso da disco si mantengono brevissimi.
Succede combattimento dinamico di preimpostazione
sportiva e considerevoli coreografie di continuità tra animazione e azioni
rispondenti; a guardare i movimenti di Arina o a sondarne il semplicismo dei
colpi ad ancoraggio sorgerebbe come il sospetto se codesto videogioco alla fine
non sia che un maldestro tentativo di snaturazione (saturazione) del genere, ma è un
sentimento presto dissipato dalla qualità della programmazione auscultabile al
tatto, sulle pulsazioni che aumentano al superamento del livello e quindi
all’apprendimento di una nuova e letale tecnica di terminazione dell’avversario.
Fernandez è boss iconico. L’orsacchiotto Mauru orsacchia. Arina è bella. Tesse
si trasforma. Slash butta le sciabolate come se non ci fosse un domani e vi è questa
concentrazione di tecnica che sembrerebbe dal giuoco fuoriuscire nei termini di
una bassa manovalanza che tuttavia appaga, e nondimeno, la complessa personalità
del roster Sunsoft per singolo attore implica l’incidenza del contesto
strategico rispetto al coefficiente di casualità, il quale è avvistabile in
minima parte e solo al di fuori del versus mode. Il sistema di combo, le
ultra combo, le mosse definitive, l’attivazione della modalità “super” sembrano
di voler richiamare una struttura di picchiaduro immediatamente flessibile anche
difronte al modello standard brevettato dalla Capcom dieci anni prima, che
quantomeno sul lato della eseguibilità delle combinazioni rimane incagliata
nella ridondanza, sussistendo a tutto il ’97 di un passo indietro al sistema a
quattro tasti performanti istruito da Sunsoft. Waku Waku 7 disegna il luogo
della redenzione (e della resurrezione) del beat ’em up a incontri, ma inventa
altresì un universo bidimensionale inclassificabile e cromaticamente alieno.