AKUMAJOU DRACULA
di @Luca Abiusi

Se i diffusori dell’impianto MIDI avessero coscienza di sé mica parlerebbero. Se ne starebbero in religioso silenzio ad ascoltare Vampire Killer o Thrashard in the Case per non dover contaminare i suoni, pervenenti lontanissimi dagli anni dell’MSX ma laceranti, sempre, malgrado il ripetersi di quelle sinfonie preliminari quantunque immani già nell’Ottantasette, nel tempo in cui Konami se ne usciva con l’idea di una saga generazionale. La dinastia dei Belmont metteva sottosopra i romanzi e le pellicole del Conte succhiatore ma avvinceva comunque, con la frusta, i coltelli, i lampi che squarciano l’orizzonte blu notte. Nel Novantatrè Akumajou Dracula X68000 è il nono Castlevania. Konami opta per la macchina fantasmagorica e realizza un case che è un monumento ancora adesso, uno scrigno-monolito da un chilo che solo per realizzarlo in serie devono averci messo gli incassi di Super Castlevania IV, che vendeva più dei lettori CD della Sony. Il protagonista è ancora lui, l’Indiana Jones della Carpazia, il branditore di croci sacre, il messaggero di Dio, il cacciatore di morti viventi. Lui, il difensore della Transilvania, il proteggitore di verginali virtù. Il solo e unico Simon Belmont.

Nel 2001, quando Akumajou Dracula viene portato su PlayStation (Castlevania Chronicles), discreta schiera di ricercatori a malapena sa che il Giappone dell’X68000 avesse un suo Castlevania. Atto dovuto. Solo che su PlayStation succede che venga a mancare la pulizia dei 31kHz e che le musiche MIDI difettino in nitidezza, così va a finire che la versione che or ora gira sullo Sharp sia di riferimento per il purista che pure si è comprato la riedizione CD col Belmont dai capelli rosso sangue. Si ha un giuoco di platformismo classico che evidentemente eredita taluni suoi schermi da console targata Famicom. Le espugnazioni spaziali sono tuttavia filosoficamente più orientate verso le inflessibilità di un Haunted Castle, il cui livello di cattiveria era comunque altra cosa, in sala, visto che qui si può salvare la posizione di gioco – su di un disco vuoto, da formattare per l’occasione – e che il processo di abbattimento dei guardiani si mantiene entro i limiti dell’umano. Un Castlevania di razza: a quadro ultimato scorre la pergamena del castlello, un omaggio agli arcade Capcom oltre che un cliché della saga. Che poi il ritornare in queste terre di illusione e disillusione fa storia a sé a dispetto di tutti i riferimenti al recente passato o forse proprio per l’assunto del dover scrivere il racconto già scritto dello scheletrame che lancia le ossa, dei corvi e gli orchi, delle arpie. I cavalieri neri.

L’inizio è assordante. Il pianoforte di Black Mass si insinua nella spina dorsale come un tizzone rovente nel burro, e mai come in Akumajou Dracula il Roland SC-55 – sono altresì supportati gli MT-32 e i CM-64, che però impoveriscono sensibilmente le musiche – suona così acuto, echeggiante, pesante di tracce polisinfoniche da svenimento e svenamento, allucinogeno, disseminante un clavicembalo che diventa heavy metal indiavolato nel Bloody Tears di metà avventura, nel luogo in cui si decreta che questo capitolo IX ha nulla in meno dei micidiali episodi Nintendo nonostante la ripetizione, la celebrazione. Il Belmont comincia ad animarsi con dieci, venti fotogrammi in più. Fluisce superbo e giovinastro a onta degli anni di pugna col signore del male. Le sezioni del maniero ottengono porzioni di nuove grafiche a sedici bit e la superiore risoluzione fa avvertire il suo peso nei contrasti netti tra sfondi in differenziale e blocchi frontali. Il monster design muove in agevolezza creature di grosso calibro da fotografare e appendere in salotto come deterrente per ospiti, e ricorrente è il virtuosismo della sequenza inedita, come nel caso delle lance che restano conficcate nelle carni del nostro. Promuovere. Nello stesso anno Dracula X: Chi no Rondo immette la saga in quello stato di trascendenza arcade adventure che nel Novantasette avrebbe generato Symphony Of The Night, epperò Castlevania X68000 può rivendicare la irripetibilità dell’unicum, dell’episodio che va provato in edizione originale e con le luci soffuse, per ricreare le atmosfere del Settecento imbevuto nel sangue.








  Piattaforma Sharp X68000
  Titolo Akumajou Dracula - 悪魔城ドラキュラ - WORLD: Castlevania Chronicles
  Versione Giapponese
  Anno immissione 1993
  N. Giocatori 1
  Produttore Konami
  Sviluppatore Konami
  Designers Hideo Ueda, Manabu Furuya, Hiroyuki Itō, Tsunenari Yada
  Compositori Shin Chan, Keizō Nakamura, Hiroshi Kobayashi
  Sito Web www.konami.co.jp
  Sist. di controllo Digitale - Joystick
  Numero tasti 2
  Orientamento Orizzontale
  Scrolling Laterale
  Formato Floppy Disk
  Numero supporti 2+1 [User’s Disk]
  Frequenza video 31kHz
  Sound MIDI Sì [MT-32 / CM-32L / CM-64 / SC-33 / SC-88 / SC-55 / SC-155 / CM-300 / CM-500]
  Genere Action platform
  Rarità
  Quotazione 250 - 300 €
  OST Sì [MIDI POWER X68000 COLLECTION ver.3.0, 1993, King Record Co., Ltd.]

 

Si può dire che il videogioco sia un parziale remake dell’omonimo Akumajou Dracula del Famicom a seguito di manifeste simiglianze al livello uno e verso le fasi ultime. Akumajou Dracula X68000 viene immesso in scatole di plastica extra-lusso con apertura frontale che farebbero invidia alle più moderne limited edition della Cave; Konami avrebbe utilizzato il medesimo supporto per Gradius II, Detana Twin-Bee, Parodius Da! e Nama Baseball ’68. Il titolo risiede su due floppy disk tranquillamente installabili su hard disk. Nel caso si possieda una macchina con a bordo più di 2MB il titolo è interamente trattenuto in memoria (a fine caricamento i dischi vengono automaticamente espulsi). Per le macchine prive di hard disk, si rende necessaria la creazione di un disco vergine da deputare al salvataggio della posizione di gioco. Si riscontra il pieno sfruttamento della periferica MIDI. Difatti, all’interno della schermata di configurazione del sonoro Akumajou Dracula realizza compatibilità con tutti i sintetizzatori Roland di cui si è accertata esistenza. Si avvista, stampato sul retro del manuale, uno scatto del maniero che Konami usò come riferimento per il castello di Dracula; estesa ricerca ha per cui ricondotto in Spagna, precisamente verso l’Alcàzar di Segovia, una fortificazione in pietra situata tra i fiumi Eresma e Clamores e i monti Guadarrama. La edificazione della fortezza sembra risalire al 1120, benché non sia da escludere un preesistente arroccamento Romano. Tuttavia il maggiore artefice del completamento della opera castellare, così come oggi appare, sembra essere Re Alfonso VIII (1155-1214), sposato a Eleonora di Plantageneto. Akumajou Dracula non è comunque l’unico gioco ad aver ricavato ospizio nella fortezza. Nel 2005 Capcom faceva dell’Alcàzar di Segovia una delle principali locazioni esplorabili in Resident Evil 4. Nel 2001 Akumajou Dracula viene “raccolto” per i formati PlayStation sotto il nome di Castlevania Chronicle: Akumajou nendaiki - Akumajou Dracula. Il Compact Disc, che verrà altresì distribuito in Europa e America (Castlevania Chronicles) per consegnare quindi la prima localizzazione occidentale del videogioco X68000 oltreché la sua unica conversione per sistemi esterni, conterrà come contenuto bonus un Akumajou Dracula alternativo fornito di remaster della colonna sonora e di inserzioni estetiche in zona di coloramento e animazione.