DAIMAKAIMURA
di @Luca Abiusi

Nel caso dell’X68000 bisogna tastare, metterci sopra le mani, mettere le mani avanti: attuazione dell’atto fisico. L’emulatore si, dà una idea di come il gioco potrebbe apparire sull’hardware Sharp, eppure se ne è provato più di uno senza mai ottenere la esatta percezione del colore e dell’audio MIDI avvertibili in presa diretta da un  Daimakaimura lanciato in hi-res col Roland SC-88 VL a pieno regime. Non vi è raffronto anche col coin-op: il Ghouls’n Ghosts dell’X68000 è lì su di un piedistallo a dire che è quindi vera la storia della Capcom che usava il computer Sharp come piattaforma di sviluppo dei suoi arcade, e che è vera la storia che Capcom assemblò le sue principali schede da bar – CPS I e II – replicando tourt court l’hardware dell’X68000. La sovrabbondanza di risoluzioni disponibili – lo SCREEN MODE 4 (HSP) è pura fantascienza – lascia intendere che i realizzatori tenessero particolarmente a questa conversione (la parola “conversione” è qui usata in modo improprio), che arrivò tardissimo, nel Novantaquattro, con il computer già fuori produzione, e che in un certo senso valse il tributo di Capcom alle smisurate possibilità tecniche della macchina.

Per accademia, si è proceduto a installare il titolo sul disco fisso dell’X68000 XVI HD. Ma visto che il gioco carica rapidamente pure su floppy disk (che sono due, quindi niente swapping) vi si può interagire in comodità su qualunque configurazione. Si è rivelato gradevole il reimmergersi nella cavalleria capcomiana dall’ultima volta che s’era vissuta, sulla Capcom Generation 2. Si continua ad amarli, codesti mondi fiabeschi di armature dorate, maiali giganti, zombie con la falce. La elegante iconografia, che pur attinge alla tradizione fantastica dei B-movie degli anni Ottanta, scuote le membra di noi che si era testimoni oculari, nel Novanta, delle gesta del prode Arthur che tirava di spada in mutande, nel bosco della bella addormentata nel bosco, contro un orco verde dalla testa smontabile. Poi il secondo livello, quello dei mulini a vento e delle fastidiose tartarughe saltellanti; quello dei ponti che cedono e delle sabbie mobili. Bastardissimo il terzo mondo, coi cavalieri maledetti mentre si ascende tra le rovine del castello, prima del monocolo che svolazza tra le nuvole. Ci si avvicina alla fine, sempre più fuoco, sempre più inferno di piattaforme e mostri da abbattere con la tecnica, attraverso lo studio fotografico di intelligenze barbare eppure astute. Ma Noi si è ancora qui. A combattere sul videogioco su cui versammo sangue anche in versione cassetta, su Commodore 64.

Di fronte alla generosità, sia essa anche a schemi arcadisti e di lineare cadenza ci si toglie l’elmo, e si diventa cantori. Le avventure di Arturo mutano in racconti di armature d’oro e di incantesimi, di maledizioni oscure e cimiteri. Di morti che camminano, satanassi in terra e principesse. Ma c’era, la principessa? Alla fine poco importa. Vi è sempre una principessa in queste vicende medievali ciarlatane nelle quali si è un po’ tutti avventurieri, avventori temerari alle soglie del Natale e chissà com’è, ma quando si gioca a Ghouls’n Ghosts ci viene in mente il Natale, forse perché a dodici anni, sfogliando Zzap! in dicembre, si leggeva di una conversione Mega Drive che sembrava Dio. Adesso si è sovrastati da una traduzione (la parola “traduzione” è qui usata in modo improprio) che se nel Novantacinque non si diffonde Internet giammai si scoprirà esistente. Che se chiedi a qualcuno com’è, quel qualcuno risponde: «l’ho provato sul WinX68k, sembra buono». Grazie al cazzo. Ragion per cui ci si appresti all’X68000 al più presto, che su Ebay i prezzi continuano a salire e i pezzi migliori a diventare inaccostabili. MIDI. Se si possiede una scheda System Sacom e un buon sintetizzatore – dal Roland SC-55 in su – si può usufruire di un remissaggio che sembra concepito dalla Philharmonic Orchestra di Vienna; il nuovo sound riduce le pure indimenticate sintesi del coin-op a strimpellature per diamonica, ma ciò che veramente toglie il fiato è la condizione di eccellenza, questa escussione di forme romantiche culminanti nella possibile apogesi del platform game.








  Piattaforma Sharp X68000
  Titolo Daimakaimura - 大魔界村 - WORLD: Ghouls’n Ghosts
  Versione Giapponese
  Anno immissione 1994
  N. Giocatori 1
  Produttore Capcom
  Sviluppatore Capcom
  Designers Tokuro Fujiwara, Shinichi Yoshimoto, Hisashi Yamamoto
  Compositore Tamayo Kawamoto
  Sito Web www.capcom.co.jp
  Sist. di controllo Digitale - Joystick
  Numero tasti 2
  Orientamento Orizzontale
  Scrolling Multidirezionale
  Formato Floppy Disk
  Numero supporti 2
  Frequenza video 15 / 31kHz
  Sound MIDI Sì [SC-33 / SC-55 / SC-55mkII / SC-88 / SC-155 / CM-300 / CM-500]
  Genere Platform
  Rarità
  Quotazione 150 - 200 €
  OST Sì [Daimakaimura - G.S.M. CAPCOM 1 -, 1989, Pony Canyon]

 

A un diretto raffronto con l’originale coin-op il videogioco X68000 manifesta diffusa identicità. Ciò nondimeno, sul calcolatore Sharp risulta a comparativa di pixel mancante al primo livello l’effetto dell’erba che si sovrappone alla falcata del cavaliere. Il comparto opzioni del Daimakaimura X68000 è opulento. È quindi possibile abilitare il suono MIDI e il sound test, nonché variare il livello di difficoltà. Eppure, il tocco di classe concerne gli schermi di visualizzazione. Ve ne sono sei: due a 15kHz (risoluzioni a 512x256 e 384x256 pixel) e quattro a 31kHz (risoluzioni a 512x256 e 384x256 pixel con possibilità di attivazione delle rispettive modalità estese HSP – che sta per High-Speed). Lo stratagemma viene introdotto da Capcom come manovra di compensazione al fisiologico decremento di velocità dell’aggiornamento video in 31kHz rispetto ai 15kHz nativi.