Conversione
lampo. Ah già, non erano conversioni. Avevamo quasi dimenticato che la
piattaforma di sviluppo degli arcade CP System era l'X68000 ma si sa, in seconda media era già
tanto se si riusciva a recuperare credito per il coin-op, spesso occupato e ti
dovevi sorbire la attesa, figurarsi stare a rimuginare su di un computer che
nessuno qui in Italia conosceva e su di una edizione di scatolame lussuoso che
nessuno avrebbe visto se non a seguito della globalizzazione dei beni occorsa
con la istituzione di Ibazar prima e di Ebay qualche tempo dopo. 1989: Strider
Hiryu esce praticamente in simultaneo in arcade e sulla macchina Sharp e gli
stessi giapponesi, che già sapevano e che ancora avevano in testa il port-capolavoro
di
Gradius,
iniziano a farsi un’idea
di cosa fosse realmente l’X68000. Si parla di grafica di ultima generazione pompata a
sprite hardware 16x16 che se apri l’involucro in plastica del modello ACE mentre è acceso
ci vedi il processore grafico bruciare sessantacinquemila colori coi popcorn, il giornale
e una cannuccia per lo spritz infilata nel pertugio della eprom. Che maledetti, sti
giapponesi. Noi a sbavare sul port del
Mega Drive e loro a bersi champagne sui
monitor multifrequenza.
Quindi arcade perfect. A dire il vero cambia lo stile
grafico della barra dei punteggi in alto, che nella successiva versione arcade avrebbero
reso trasparente, e dopodiché normale amministrazione: il titolo, che risiede su tre
dischi – uno di sistema e due per il gioco, no swap – carica fulmineo ed è come in sala.
Parte subito la rolling demo e se non si ha impellenza di manovra ci si può
scegliere la risoluzione sulle tre disponibili (una a 15kHz e due a 31kHz).
È purtroppo
assente il suono MIDI, che Capcom avrebbe cominciato a supportare con Final Fight, sebbene poi musiche ed effetti standard siano gli stessi dell’arcade e hai detto niente, diremmo.
Quindi Strider Hiryu. Eroe anticomunista. Salti anticomunisti. Anticomunismi. Per fortuna
si sono fermati al primo livello, che foss’anche fantascientifico è pieno di Kazakistan e
riferimenti a un impero sovietico che in novembre si sarebbe comunque sgretolato col muro,
sicchè potevano pure infierire. Ma vallo a sapere. Quindi platform classico, ma atipico.
Il balzo in acrobazia dello Strider richiede un tempismo diverso da un
Rygar o un
Ghouls’n
Ghosts ma si apprende assai presto, e ti ritrovi essere l’istante dopo un super atleta
addestrato ad
affettare cosacchi con una scimitarra laser che a mezz’aria vuole far
poltiglie dei
rilevatori spia. Quindi Strider Hiryu, bello col ciuffo e i potenziamenti meccanici
satellitari.
La pantera robot è il power-up di supporto definitivo:
attacca i nemici in anticipo e alleggerisce lo sciabolare di un terzo. Il falco è anche
cattivo, ma si dilegua dopo una decina di secondi. Amministrando il raccoglimento degli
upgrade e memorizzandone il posizionamento si diventa strideristi professionisti e si può
ambire alla ultimazione, ma non prima di avere studiato i pattern per affrontare i
guardiani. Gioco duro. Alla Capcom. Gli umanoidi attaccano in massa. Le macchine attaccano
in massa. I robot orbitanti finiscono presto e bisogna sperare di prendersi il power-up
dell’allungamento del raggio di azione del Falchion, che sicuramente è l’icona
più utile dopo quella della vita extra (uno Strider in miniatura). Gioco ostile, ma vero.
Strider è disfida arcade inumana eppure umanista, importante per le visioni futuriste e
contemporanee inglobate in corso di enarrazione a una infrastruttura classicamente
giovanile e fanfarona, e ciò nondimeno graffiante sulle immagini e nella cognizione di un
affresco fantapolitico volgente al colore. La esteticità dello Strider capcomiano
ridefinisce la bellezza. Porta il videogioco in due dimensioni sull’utopia neoclassica e
avvicina il modello arcade alla quintessenza figurativa, una metaforizzazione di
rinascimenti culturali armati di incomprensibili tecnologie di provenienza
extraterrestre. Quindi Strider Hiryu. Che è l’ennesimo mattone
che fa dell’X68000 una macchina d’elite. La macchina d’elite. Vuoi o non vuoi, sul
calcolatore della Sharp Strider Hiryu è più radicale con la sua scatola professionale,
l’alta
risoluzione, i dischi con le etichette marchiate Capcom.