La
discordanza di G.Rev s’era vista visibile in accordo a stagioni anche precedenti
l’annunciazione di
Senko no Ronde Rev.X, negli ultimi rantoli di fierezza di Naomi
(Dreamcast), che era di certo la via affermata allo sviluppo di coin-op a basso costo e a
largo potenziale. Border Down venne inatteso eppure manipolava, eppur si
muoveva dentro il moto di declassazione delle linee di percorrimento dello sparare
& sopravvivere neoclassico, e manovrava, e sapeva come sofisticare lo shoot
’em up giapponese
per farlo sembrare uno shoot ’em up giapponese con più bagaglio creativo e
maggiore lampeggiamento di flash e strisce a continuità, come lampi di luce,
come campi di luce abbaglianti che si attraversano liberando sgorghi di tempesta lunare.
Senko no Ronde Duo è il rendezvous danzante di G.Rev, il rendiconto finale di
un subgenere marginale che sia il prodotto della collisione tra lo spara e fuggi di
reazione e il combattimento a lontananza di
Psychic Force. E,
progressivamente, G.Rev matura. Si avvicina agli standard di Treasure e Cave e porta i
suoi Rounder a un palmo dall’affermarsi icone volanti del settore amusement di
stanza a Tokyo e Osaka, tra masse di scapestrati in tinture rosse sbraitanti sull’ultimo rhytm
action di Hatsune Miku. Duo sta per assist. Assist sta per attacco
combinato con un Rounder secondario che porta scatenazioni termiche di gran confusione,
che è quel che era mancato all’incompleto e incompiuto prequel.
Invece Senko no Ronde Duo si realizza saturo di strategie a
sparo combinato in alternanza a dashing ad accorciamento spada a
spada, per non fare che si trascuri l’uno o l’altro metodo di offesa del
nemico, benché Duo preveda tasti di barriere a tempo attivabili proprio in
funzione della amplificazione delle manovre di rotazione, ed è avvertibile
il dimensionarsi e il ridimensionarsi rapido delle distanze fra mech a
favore di un gameplay assolutamente reversibile, trasformabile
trasversalmente le formazioni B.O.S.S. del Rounder, ripiegabile
contestualmente il determinarsi di quegli interstizi di spazio onde esibire
attacchi risolutivi a incursione lampo o aggressioni intermedie di lancio
missilistico diretto; Duo dà sfarzo della
centralità del criterio di concatenazione delle manovre speciali e nondimeno brilla della
sequenzialità, assai ingegnosa, di fasi di evasione sì circoscritte eppure tangibilmente
reclinate alle pratiche minimali di sbarbatura a tocco di texture. La pulsanteria a cinque
tasti vuole gli arcade stick di Arcade-in-a-Box ma del resto è impensabile
avvicinare le guerre Macross style della opera G.Rev privi di
attrezzi di precisione capaci di esaltarne i rottami: l’intero bagaglio di
conoscenze e di saperi del settore arcade acquisito dagli sviluppatori in
poco meno di dieci anni viene in Duo
sintetizzato in forma di erudita contribuzione alla causa del videogioco post-Dreamcast,
affinché si possa dire, nel 2020, reduci da una sessione rievocativa a Seisou Kouki
Strania e quindi chiusi nel guscio sferico a ioni generato dal Vic 20 di Explorers,
che in definitiva questi anni Duemila non erano così diversi dagli anni detti Ottanta.
Che già in
Senko no Ronde era stata liquida l’eruzione
alla vista del character design di Hiroyuki Maruyama, figurarsi adesso che questi
si concede fantasie di vestiario pop a fronte dell’aumentato roster, figurarsi ora che le
femmine da tredici, quattordici anni divengono narcise e snob da potersi figurare a
portavoce dell’idolatria idol di moda in Giappone e nel resto del mondo, grazie a
Project DIVA. La cinepresa si muove con mano ferma e converte il combattimento
fluttuante in forme di condensa radical chic ed epilessia del colore, e il
fondale da fantascienza spinta si mette a roteare e ad animarsi superbo e inclinato verso
la riassegnazione delle ics e delle ipsilon di Cartesio a procreare una realistica
percezione della profondità spaziale, a generare coreografie e pornografie
tridimensionalmente esposte alla manipolazione deviante del collettore d’intimo usato in
quel di Shinjuku. Ci si sposta danzanti su ottime modulazioni new techno in
questo delirio di marionette scomponibili, e indubbiamente il sound anni Duemila pesantemente
Vocaloid di
Watanabe fa muovere teste e testosteroni in sincronicità su
vibrazioni e vibramenti verbosi (nerdosi) da CD doppio inciso a voci campionate
su cui il gaijin di Neo-Geo.com è solito strofinarsi indossando mutandine taglia super S
ottenute dallo scassinamento del distributore automatico di fluidi e feticci acquistato su
yahoo japan auction con la formula del “visto e piaciuto”. Consistente, G.Rev. Si
riteneva avesse pensato di confinare il precursore a esperimento generico (genetico) e
invece ne tira fuori un seguito a tiratura limitata imbevuto di salive e secrezioni
vaginali. V’è da dire che, proprio a cagione del modesto volume di vendite fatto
riscontrare da Wartech: Senko no Ronde,
non è al momento prevista alcuna manovra distributiva atta a dispensare Duo su suoli europei e americani.