Lotus
Turbo Challenge 2 è corsista generalmente affiancabile ad
OutRun.
Il videogioco è realizzato da Magnetic Fields per Gremlin in formato Amiga
quale sequel di Lotus Turbo Challenge, che in giorni precedenti si era
distinto per tecnica split-screen di rimarchevolezza, e lo si vede Lotus
2 innescare passione a partire dallo schermo della intro, dove in sottofondo
accade un suono virtuoso che vuole introdurre velocità. Il menu delle opzioni consente la configurazione del metodo di accelerazione,
dato che è possibile farlo tenendo premuto lo stick in su oppure tramite
il pulstante, che è scelta più consigliabile. Tuttavia, l’intuizione del comparto gestionale sta
nella modalità in multiplayer. Oltre il classico divisore di schermo viene
offerta quindi opportunità di connessione (link mode) tra due
Amiga per un possibile testa a testa di quattro giocatori umani micidiale. Lotus 2 è
una
corsa per sale giochi. È consegnata al fanatico delle quattro ruote,
all’arcadomane,
e a chi volesse al caso andare rapido senza pensare. La componente tecnica, di livello elevatissimo,
funge da anticamera di un gameplay di conquista geografica, brillante,
arreso all’istinto.
Corsa contro il tempo. Come in
OutRun
il tracciato si compone di check point ad azzeramento, eppure il
nuovo percorso tende a divergere dal precedente su di una struttura a
interruzione di continuità; si ravvisa per questo un superiore margine di
variazione. Il primo quadro è semplice, ma esiste in quanto atto preliminare; Lotus 2
definisce il coefficiente della sfida attraverso l’innesto del fattore
mnemonico, e ancorché le password di
accesso siano crocevia dell’ultimazione si dovrà considerare la opera di Magnetic Fields a tutt’oggi
imponente sul grado della profondità. I realizzatori insistono a insidiare la
tolleranza nervosa del pilota e manipolano le condizioni atmosferiche,
limitano l’orizzonte nel tracciato notturno, usano l’effetto nebbia per
disorientare alle curve, optano per la pioggia con l’intenzione di far
slittare verso il bordo. La macchina si pianta sull’asfalto. Vi aderisce.
Oltre a dovere evitare le macchine avversarie si dovrà evitare la chiazza d’olio,
le pozze
d’acqua, i tunnel improvvisi, i tir che attraversano all’incrocio, le auto che
arrivano
contromano. La gara è stimolante poiché munita di espedienti: i trampoli, che
se presi in velocità consentono di recuperare sul tempo, vengono disposti in modo
che il giocatore vi tragga vantaggio in prossimità di una barriera
acquifera, ma che anche ne sia vittima in vicinanza di una falsa curvatura.
Lo stile di guida del mezzo della Lotus è
chiaramente rallentato in fase di sterzo, dove questi oppone una sensibile
resistenza centrifuga, che risulta invero utile a restituire una certa
condizione di stabilità sul cordolo. Eppure è la tecnica a rendere
funzionanti le routine aerodinamiche; queste ultime, anche elementari,
riconducono a controlli digitali generalmente collaudati in opzione di
marcia manuale e ugualmente quando si decide per la trasmissione automatica.
Il codice assembler è di alta scuola. Considerando la fluidità dello
scrolling vettoriale e ancora la velocità estrema dell’aggiornamento video,
col design della vettura che muta rispetto alle variazioni meteo, e
attestando la presenza ritornante di almeno cinque sprite animati a display
diventa realistico credere che si sia oltrepassato di qualche misura il
limite di gestione dello sprite scaling dell’Amiga OCS inespanso. Ci
sono questi ammirevoli schermi di presentazione al tracciato che vogliono
essere meglio di Psygnosis. Si rileva una serie di campionamenti in corso di
gara che rendono felice il dedicato chipset. Indubbiamente, il videogioco
rincorre il corsismo laccato degli anni ’80. Il coloramento pieno e il cielo
di nuvolame-nuvolari, che è quel genere di elemento cripto-grafico
richiamante accelerazione che chiede di non curarsi del guard rail
anche se si dovrebbe frenare trasforma Lotus 2 in una specie di tributo
verso il genere di corse classico.
Jaguar XJ220, un anno
più tardi, ottenne lustro proprio perché i suoi realizzatori l’avrebbero
programmato su Lotus 2. Sia reso dunque omaggio a Magnetic Fields. Questi,
già autori dei due formidabili Super Cars, non si sarebbero fermati:
avrebbero realizzato un terzo Lotus senza tuttavia mai riuscire a eguagliare
in munificenza il qui stante missile rosso.