Fu
un gigante come Electronic Arts ad acquisire Risky Woods, titolo sviluppato da
Zeus Software, una software house formata da cinque o sei persone. Il gioco
piacque al punto che EA ne pianificò le conversioni Atari ST, PC e Mega Drive. Ma
la versione venuta meglio sta sul computer della Commodore, anche perché
l’intero programma fu inizialmente svilupato e ottimizzato per i 64 colori in half brite dello stesso. Risky Woods è un
ulteriore platform di grande levatura che vede Amiga competere sullo stesso
campo da gioco delle console nipponiche a 16 bit, che sulla carta dovevano
essere più attrezzate. In effetti il titolo ingloba i canoni dello
scorritore bidimensionale
formato cartuccia, ed è un esempio di eccellenza se si tiene in conto che
Zeus Software era una esordiente e non poteva avere i mezzi di una qualsiasi
softco giapponese. Ma con ciò, il gameplay arcade dai richiami fantasy
convince e l’azione offre una panoramica dei cliché
del platform giusto per misurare l’abilità del frequentatore di sale giochi, il
quale coglierà in Risky Woods gli stilemi che il genere abitualmente
dispone.
Inserito il primo dei due dischetti, e dopo un brevissimo
caricamento, appare la sobria schermata dei titoli che poi offre
l’opportunità di
settare le opzioni e le configurazioni del sonoro. Ci si lustrerà, dopo lo start, della
spettacolosa mappa che prelude ai livelli, che scrolla orizzontale come in
Ghosts’n
Goblins e Ghouls’n Ghosts, benché qui si ravvisi superiore
l’attenzione al particolare.
E ingame l’iniziale impressione ottiene conferma: alta qualità globale del
programma, col protagonista eroe concepito come un istrione manga e che
si muove in fluidità. Il fondale mostra dettaglio e si distende in
parallasse e nondimeno il disegno dei nemici realizza la classe del
caratterizzare. Eppure è negli scontri con i mostri di fine livello che si
agguanta la culminazione grafica delle creature giganti che incutono
terrore, che scuotono lo schermo e fanno il frastuono di un suono che
adempie egregiamente e che suona musiche di sfondo assai buone. Curiosamente, l’intera colonna sonora
venne
aggiunta quasi all’ultimo per rispettare i dettami di produzione (Electronic Arts impose
ai suoi musicisti di inserire musiche diverse per ogni livello, visto che nella versione
consegnata da Zeus non erano presenti) e non a caso i primi dischi pirata del
gioco – copiati in fase beta – non possedevano il soundtrack. In effetti
denunciavano altressì lo scrolling incerto, ma questo non deve interessare.
Il sistema di controllo, come in gran parte dei
platform
disponibili su Amiga, prevede che il salto avvenga a pressione di joystick e
si scansa di concedere a menu l’alternativa dei due tasti separati, e non è
che cambi molto sul lato della consumazione, ma è in ogni caso un fatto
sconveniente in quanto il computer oltre a essere compatibile coi controller
Mega Drive i suoi joypad multitasto ce li aveva, a magazzino. È comunque
brava Zeus a marcare il coefficiente della sfida: il numero di continue limitati, una difficoltà ascendente che non
vuole distrazione, la resistenza testarda del nemico e del boss, il grado di
tensione all’atto del balzo alla piattaforma e non meno il level
design di amministrazione delle monete, che andranno spese al negozio,
spronano il manovrante al raccatto, per non rimanere a corto di argomenti al
quadro avanzato, che qualora muniti di armamento base si fa prima a non
affrontare, ché si cade. Per cui, sebbene occasionalmente, ci si trova a
dover gestire le situazioni ingestibili di quando il cattivo inizia a
portare guerra da entrambi i lati dello schermo e non si possiede la potenza
di contrasto opportuna, ma è una condizione cui si fa l’abitudine e che si
impara a evitarsi incassando esperienza. Piuttosto, il gesto vincente
Risky Woods lo concede nel suo avvicinare le pratiche del coin-op, vista la
struttura evidentemente mutuata dai classici di Taito e Capcom. Non a caso, il tratto
somatico del protagonista vorrebbe evocare i disegni filo-nipponici di un anime,
talché si potrebbe addirittura scambiare Risky Woods per il personaggio di
un qualche OAV giovanile di supereroi. L’opera di Zeus Software, che in
definitiva è un alquanto riuscito action d’intrattenimento,
andrebbe resa come esempio di programmazione a chi vive di Amiga, in ragione
del virtuoso utilizzo delle sue risorse, come pure in forma di materia di
studio a coloro che per tutti i ’90 si sono votati alla meglio corrente del
platformismo.