MIDNIGHT RESISTANCE di @Luca
Abiusi
L’action
game deve produrre alienazione, realizzare distruzione, dispensare multidirezione.
Sennò altrimenti non lo definisci tale. Avevamo plaudito alla vastità del
meccanismo grazie a
Contra e
Gunstar Heroes, ma si era trascurato un passaggio intermedio
di nome Midnight
Resistance, quest’ordigno targato Data East di cui si acquisì
conversione a otto bit Commodore pure, sebbene il suo esser mitragliere e bomba atomica
dice che funziona meglio in sala giochi, in mezzo al marasma, vistoché Data East mi inserisce il dinamismo, la
variazione dello sparo continuo e potenziabile con possibilità di gioco in doppio, e non
puoi allora fare a meno dell’intrattenimento d’alto profilo, ché prima di chiudere i suoi
uffici Data East ci sapeva fare quando v’era da affermare il gameplay non lineare, affatto
elementare, affatto privo di cose. A intensificare l’azione accorrono le diversioni delle
formazioni di attacco, le pachidermiche navi d’assalto coi cannoni, i mega
elicotteri corazzati, i super carri armati ad alta tecnologia di sparo.
Se si è avuto il privilegio di manovrare sul cabinato di
Midnight Resistance, se ne rievocherà senz’altro il peculiare e innovativo metodo di
controllo: il sistema monta due stick cilindrici rotatori per consentire il naturale
puntamento dell’arma e, simultaneamente, la completa direzione analogica dei manichini.
Quindi il sentore di “avere la situazione sotto controllo” si fa concreto
allorché vien definendosi l’effettivo funzionamento del roteame, nel momento in cui si
acquisti il livello di precisione non performabile a mezzo joystick. Ma Data East vuole
anche fornire i benefici dell’upgrade massivo degli arsenali imponendo costante
l’evoluzione del 3-way gun, del full-auto gun, dello shotgun, del lanciafiamme, delle
granate a grappolo, delle granate a doppio esplosivo, dei missili a ricerca e nondimeno
del cannone base e della barriera difensiva che recinge il nostro, che uccide gli
avversari al tocco, che è assai utile ai fini della respirazione, dopo l’apnea. Dopo la
guerra. L’imponenza del settore attrezzi di morte largisce allo sparatore Data East il
sano blastaggio arcade e frantumatore che, una volta intrapreso, rende fautori di un
incastro di oggetti determinanti l’essenza del videogioco per megalomani. Tra un livello e
l’altro vi è il magazzino. Diciamo camera di riassortimento, per mettere nuove armi,
rendere fattibile la ridisposizione dell’inventario.
Midnight Resistance è per il Defcon 1. Se
ne frega della pace. Già dal primo livello impone che si affronti masse di meccanismi e
proiettili vaganti degne di un possibile terzo conflitto mondiale, e mica accorda la
sequenza di impasse, il momento di silenzio occasionale per
iniettarsi qualcosa in vena: reclama l’agilità del talento puro, l’arte
della conquista del territorio bidimensionale entro cui soccombere,
inevitabilmente se non si ottiene il pattern, che è la via da intraprendere
se si vuole vivere. Se si vuole vincere. Ci risiamo. In fase preliminare
sembra che l’uccidere venga da sé, ma poi il guardiano dello stadio avanzato
potrà essere ucciso solo entro l’ufficio dell’apprendimento passivo, dopoché
si sarà sacrificato un quintale di vite sull’altare della conquista
dell’universo. Gioco serio anni ’80 che però nello spettro dell’emulazione
perde l’accrocchio, il pezzo, e si può star quanto si vuole a configurare i
tasti. Non serve. Mancano le manopole. Grafiche di sostanza. Il napalm
fuoriesce dallo schermo. Ottime colorazioni arricchiscono il fardello del dettaglio delle
strutture, che è generalmente elevato. Il display si rallegra di sprite animati assai
bene ed è fluido, lo scorrimento. Anche adesso apprezzabile la atmosfera di superguerra
di supertecnologie che vien fuori dai boss pieni di ferri e cingoli e il sonoro funziona,
avvolge e inserisce musiche di propulsione, azione. Un titolo massiccio codesto Midnight
Resistance, altro che Neo Contra. Se solo gli stabilimenti Data East fossero
ancora. Che peccato.
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