BATTLE CHESS di @Andrea
Chirichelli
1977: Esce Guerre Stellari. Tra le tante scene che lasciano a bocca aperta il
pubblico, c’è la mitica sequenza di scacchi olografici giocata sul Millenium Falcon in
rotta verso Alderaan, tra lo Wookiee Chewbacca e il droide C3-PO.
1988: Esce Battle Chess per Amiga. I fan di Guerre
Stellari sono finalmente accontentati. I nostri pezzi prendono vita, si animano, muovono e
combattono senza sosta, prima di finire uccisi o risultare vincitori sul nemico. Battle
Chess è un buon esempio per spiegare come possano essere svecchiati, con originalità,
tecnica ed una buona dose di umorismo, concetti ludici vecchi non di decine, ma di
migliaia di anni. Gli scacchi, si sa, hanno origini incerte che si perdono nella notte dei
tempi. Antichi poemi persiani descrivono un antico gioco da tavolo, lo Chatrang, che
sembra avere notevoli tratti in comune con il moderno gioco degli scacchi. Questi stessi
poemi (risalenti circa al VI-VII secolo d.C.) definiscono il gioco persiano del Chatrang
come derivato da un gioco ancor più antico e di provenienza indiana, lo Chaturanga.
Alcuni studiosi ritengono addirittura che lo Chaturanga
derivi a sua volta da arcaici giochi cinesi, tuttavia dagli elementi finora raccolti
sembra che lo Chaturanga sia il gioco che ha i maggiori diritti di fregiarsi del titolo di
progenitore originale del moderno gioco degli scacchi, in quanto i giochi più antichi
presentavano solo alcuni tratti in comune con esso.
Sia come sia, Interplay propone una versione assolutamente innovativa del gioco più
vecchio del mondo: dotato di una grafica assolutamente fuori parametro (si notino ad
esempio le venature del marmo della scacchiera, i morbidi panneggi della schermata
iniziale, le animazioni e gli effetti speciali delle battaglie tra pedine) Battle Chess
permette al giocatore più restio ad approcciare una scacchiera, di trovarsi catapultato
in un mondo “altro”, diverso, nel quale non ci limitiamo a spostare torri o
alfieri, ma comandiamo un piccolo esercito che soffre, suda, combatte battaglie il cui
esito è, fatalmente, già segnato.
Strepitoso l’umorismo nero promanato dal gioco: nessuna
mossa viene risparmiata. Dai calci nel basso ventre alle tirate di capelli, dalla
distruzione di torri di solida roccia, poi ripulite con piccolo scopettino a fiamme e
folgori che scaturiscono dalle mani dei Re e delle Regine coinvolti nel conflitto.
Giocabile ed immediato, Battle Chess veniva incontro alle esigenze dei più frettolosi,
offrendo una classica modalità a due dimensioni, molto più veloce di quella in tre, la
quale, incredibilmente, “stava” in un solo dischetto, nonostante la quantità
industriale di animazioni ed effetti di cui era dotato il gioco.
Solo puro ludibrio? Macché, Battle Chess, coi suoi dieci livelli di difficoltà è un
gioco di scacchi con gli attributi e solo l’immenso
Chessmaster, in una delle sue
millemila incarnazioni, gli dà la paga (e nemmeno tanta). Inoltre, grazie alla
universalità dello “sport” simulato, il titolo Interplay è invecchiato
benissimo, portandosi fino ai nostri giorni il fascino di una interazione ludica
iconografica e altamente immaginifica. Sei anni più tardi il titolo sarebbe stato
convertito per Amiga CD32, ma non avrebbe goduto di alcun miglioramento grafico o
strutturale nonostante l’hardware potenziato e il supporto CD. Pare infatti che la
edizione per la console AGA fosse in realtà quella per CDTV, immessa tempo addietro ma
ritirata dalle stampe a causa del traumatico fallimento della periferica.
Interplay, Amiga, quasi vent’anni fa. Mica male eh?
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