La caratteristica
più incredibile che aveva la Cinemaware ai tempi dellAmiga era il saper passare da
un genere allaltro, riuscendo sempre a coniugare la necessaria spettacolarità
grafica con una struttura che permettesse ai giocatori di entrare subito nel vivo
dellazione. Lords of the Rising Sun era sulla carta uno strategico
puro (e già questo sarebbe bastato a renderlo appetibile) ma la software house ebbe la
grande idea di contaminarlo con una ricca serie di sequenze arcade-oriented che rese il
gioco un perfetto ibrido apprezzabile da una più larga fetta di giocatori. Come in ogni
produzione Cinemaware il lavoro fatto a monte in termini bibliografici e cinematografici
era immenso. I riferimenti a Kurosawa, ai classici film sui samurai e sui ronin, tutto era
minuziosamente riprodotto in un gioco di grande fascino e atmosfera. Il Giappone feudale
con le mille lotte intestine, i tradimenti ed i sanguinosi scontri tra eserciti di fazioni
reali era terreno fertile per una esperienza ludica giammai provata fino ad allora.
Già la scelta lasciata al giocatore in fase iniziale tra i
due protagonisti Yoritomo e Yoshitsune permetteva un
approccio particolare alla partita che poteva seguire diversi binari. La diplomazia, la
tattica, non solo in battaglia, ma anche durante la fase di pianificazione, il tentativo
di sovvertire lordine avverso della storia con mezzi sporchi come linvio di
ninja assassini, erano i cardini di un gioco non banale e ricco di pathos. Il giocatore
poteva scegliere se concentrarsi sulla strategia o se mixare lazione con sequenze
arcade che lo mettevano direttamente al comando delle proprie truppe. Sulla scorta del
primo best seller Cinemaware,
Defender of the Crown,
l’assedio al castello nemico (e parimenti la difesa del proprio quando si
era assediati) era uno dei punti di forza dell’esperienza di gioco e
l’inquadratura in soggettiva dell’arco col quale si poteva difendere la
propria fortezza anticipava le future esperienza di FPS che tanto successo
avrebbero avuto sui pc dallinizio degli anni ’90 fino ai giorni
nostri. Alcune scelte strategiche dei programmatori si rilevarono inaspettatamente felici:
se, per esempio, si lanciava un attacco vigliacco al nemico per mezzo di ninja e questo
falliva terminava anche la partita dato il seppuku perpetrato dal personaggio comandato
dal giocatore
e se non è realistico questo
Lords of the Rising Sun è una pietra miliare del genere
strategico ed una perfetta simbiosi tra aspetto cinematografico e prettamente ludico che
pone il titolo tra i migliori di sempre nella luccicante softeca Amiga. Ma la
fortuna e la fama di Lords of the Rising Sun non rimasero confinate al mondo occidentale:
ne esistono infatti versioni per sistemi esterni, leggermente modificate
come nel caso del port PC Engine (realizzato da NEC), il quale dispone di
qualche nuova sequenza, nonché di suoni realizzati per l’occasione. Cinemaware sta
attualmente valutando se portare il titolo ai fasti dei 128 bit, così come ha fatto per
Defender
of the Crown, e diciamo che la cosa sarebbe gradita a molti. Non ci resta allora che
attendere fiduciosi, magari ammazzando il tempo con alcuni “cloni” già
disponibili per PS2 (nel caso non si disponesse di un Amiga). Il concetto di base di
Lords of the Rising Sun è stato infatti ripreso ed ampliato da numerosi titoli negli
ultimi anni (si pensi alla saga di Romance of the Three Kingdoms edita da Koei e ambientata
nella Cina pre-imperiale, campione dincassi ad ogni nuova uscita su qualsiasi
piattaforma, che non fa che ricalcare le impronte poste da un gruppo di visionari
programmatori americani quindici anni orsono) ed il titolo persiste ancora oggi godibile,
realizzando un livello di profondità e longevità non comuni.