ROCKET RANGER di @Andrea
Chirichelli
Rocket
Ranger è
il vertice massimo della produzione Cinemaware per Amiga. Punto. Fuori discussione. Quante
volte abbiamo sentito parlare, negli anni ’90, di “film interattivo”? Quante
schifezze ci siamo sorbiti agli albori della tecnologia cd, ricchi di filmati compressi e
sgranati e performance attoriali di qualità infima? Nel 1988 il titolo Cinemaware, pixel
per pixel, strato di parallasse su strato di parallasse, costruiva una storia epica,
straordinaria, intensa per narrazione fluviale e per sostanza ludica. Ispirato ai film
sugli uomini razzo degli anni ’50 (e maldestramente copiato dalla Disney in una pellicola,
The Rocketeer con Jennifer Connelly, che avrebbe dovuto essere il vero omaggio
cinematografico al genere, ma che riuscì ben poco nell’intento, a differenza del
capolavoro qui recensito) Rocket Ranger è la summa della filosofia Cinemaware fatta di
forma e sostanza. Grazie a una narrazione a mo’ di romanzo gli interventi sul
gameplay saranno
incisivi e serrati.
Tutto lo scibile della fantascienza in bianco e nero viene qui ripreso: ci sono i nazisti
cattivi, i razzi, gli alieni, i dirigibili, gli scienziati pazzi, le bellone di turno, le
macchine del tempo. Insomma, già dalla spettacolare e lunghissima introduzione il
giocatore capisce di essere davanti a un titolo che farà la storia. Fortunatamente il
gioco, oltre a mettere tanta carne al fuoco dal punto di vista dello storyboard, stimola i
sensi ludici, risultando appagante anche e soprattutto sotto questo aspetto. Alle prese
con una enorme serie di sottogiochi, il protagonista/giocatore può, per la prima volta,
vivere a casa le emozioni che solo Space Harrier dà in sala giochi, in
spettacolari sequenze in soggettiva nelle quali si deve raggiungere un gigantesco
dirigibile o eliminare flotte di aerei nemici. In fasi picchiaduro durante le quali “ci si scambia carezze” con nazisti sempre più forti, in spasmodiche sessioni
di ricerca indizi per trovare i pezzi del missile che ci porta fin sulla luna. Per quei
tempi grafica e sonoro raggiungevano vette mai toccate in precedenza. The Games Machine
appioppava il 99% di prammatica mentre le pagine delle riviste contenenti foto del gioco
venivano sfogliate nervosamente da frotte di giovani acquirenti pronti alla spesa.
Rocket Ranger è invecchiato male? Assolutamente no, anzi, ma è stato
forse troppo colpevolmente dimenticato da una critica e da un pubblico troppo attento alle
pagliuzze attuali per ricordarsi delle travi portanti del settore di qualche lustro fa.
Rocket Ranger è un indubitabile concentrato di spessore narrativo: oltre al divertimento
per le fasi di azione, avremo modo di apprezzare uno svolgimento della storia dannatamente
adulto, e altresì ispirato ai B-movie avventurosi tipicamente americani. Torna il tema
del nazismo (Indiana Jones docet) in uno scontro tra bene e male che porterà a
situazioni di gioco spettacolari e francamente irripetibili nella storia di Amiga. Qualche
riserva sul fronte rigiocabilità, ma non pensiamo sia un punto a sfavore visto il
carattere stesso del gioco, che una volta ultimato porta a termine i suoi propositi ludici
sull’altare della esperienza indimenticabile, del gioco “mito” la cui intensità
sarà da trasmettere come credo ai posteri. Ma il titolo Cinemaware merita di essere
ricordato anche per altri motivi: il primo è l’essere stato uno dei pochi giochi ad aver
messo in difficoltà il popolo di pirati dell’epoca. All’interno della confezione era
infatti contenuto uno speciale disco, che indicava le quantità esatte di carburante da
inserire nel serbatoio del jetpack per poter così attraversare le diverse locazioni del
gioco. Inoltre, la procedura di partenza del nostro eroe dalla base verteva su
oscillazioni cicliche del joystick, non troppo dissimili dalle procedure meccaniche
utilizzate per tutti i rhythm game... Da riscoprire assolutamente.
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