Prima
di Mafia cera
King of Chicago. Nella sua continua ricerca volta alla creazione di prodotti frutto della
contaminazione tra cinema e videogiochi Cinemaware, nel 1987, già onusta di premi e
vendite miliardarie, diede alla luce il suo personalissimo contributo alla saga del
“Padrino”. King of Chicago immergeva il giocatore
nellAmerica antiproibizionista e lintero gioco grondava di riferimenti al film
capostipite del genere (tra laltro nello stesso anno di uscita del gioco nei cinema
appariva Gli intoccabili). La storia vedeva il giocatore impersonare Pinky , giovane
gangster desideroso di impossessarsi di una Chicago senza padrone, dopo larresto di
Al Capone. Lintero gioco si basava sulle scelte: eliminare subito il vecchio e
reticente “Old Man” o cercare di convincerlo a lasciare il suo posto di comando
senza spargimento di sangue? Agire da solo o crearsi una gang di brutti ceffi pronti a
tutto? Aiutare il candidato a sindaco per avere appoggi politici o fare piazza pulita di
tutti con una raffica di mitra? Il concetto di film interattivo con King of Chicago
giungeva alla sua massima espressione.
Il gioco era infarcito di sequenze arcade di notevole
difficoltà e il perfetto bilanciamento con la fase strategica necessaria per pianificare
le future mosse rendeva il gioco assolutamente imperdibile. A differenza dei giochi
precedenti cè molta più varietà nelle azioni performabili dal giocatore: si
passava da missioni di puro cecchinaggio a raid di vera distruzione di massa con lancio di
granate. Memorabile era la sequenza in cui si veniva inseguiti e bisognava centrare gli
avversari sparando attraverso il vetro posteriore della propria vettura. Cinemaware
superò sé stessa con una regia attenta ad esaltare i numerosi colpi di scena offerti
dalla storia e la caratterizzazione di tutti i personaggi, compresi quelli meramente di
contorno, era in sintonia con i classici del genere: dallamico dinfanzia
diventato poliziotto al boss anziano e disilluso, dai componenti della gang, avidi e
sanguinari al tuo braccio destro con la faccia da boia assetato di sangue ma in fondo dal
cuore doro. È facile notare una spiccata somiglianza dei personaggi con quelli dei
gangster movie di Martin Scorsese tanto che non sarà difficile incrociare, nelle scene
animate di intermezzo, veri e propri sosia di Al Pacino e Robert De Niro.
I momenti più intensi erano sottolineati con dei primi
piani dei protagonisti e dei classici balloon che offrivano due o più opportunità di
scelta. Ogni partita quindi poteva essere davvero diversa dalla precedente e ciò
allungava enormemente la longevità di un gioco che, peraltro, già a causa della sua
notevole difficoltà rendeva necessario un certo impegno ed un buon lasso di tempo per
essere domato. Come in ogni produzione Cinemaware grande attenzione era dedicata alla
colonna sonora e quella di King of Chicago non deludeva le attese: un mix di swing e jazz
orchestrato in modo superbo e perfettamente aderente allazione in-game. Tra le
svariate chicche del gioco è senzaltro da ricordare le scena della madre piangente
al capezzale del figlio condannato alla sedia elettrica. Strappacore in tutti i sensi. Pur
non eguagliando i fasti di Defender of the Crown la tecnica estetica del titolo
Cinemaware mostra una attenta colorazione degli ambienti e delle animazioni di grande
effetto scenografico: esemplari in tal senso gli intermezzi con la pistola a puntamento,
inquadrati in prima persona e decisamente realistici. Ulteriore dimostrazione di forza da
parte di una casa capace di tirare fuori il 100% delle potenzialità grafico-sonore
dellAmiga, King of Chicago resta a tuttoggi un titolo altamente giocabile e
dalla visionaria spettacolarità grafica. E come sempre, dalla Cinemaware, un must buy.