THE KING OF CHICAGO
di @Andrea Chirichelli

Prima di Mafia c’era King of Chicago. Nella sua continua ricerca volta alla creazione di prodotti frutto della contaminazione tra cinema e videogiochi Cinemaware, nel 1987, già onusta di premi e vendite miliardarie, diede alla luce il suo personalissimo contributo alla saga del “Padrino”. King of Chicago immergeva il giocatore nell’America antiproibizionista e l’intero gioco grondava di riferimenti al film capostipite del genere (tra l’altro nello stesso anno di uscita del gioco nei cinema appariva Gli intoccabili). La storia vedeva il giocatore impersonare Pinky , giovane gangster desideroso di impossessarsi di una Chicago senza padrone, dopo l’arresto di Al Capone. L’intero gioco si basava sulle scelte: eliminare subito il vecchio e reticente “Old Man” o cercare di convincerlo a lasciare il suo posto di comando senza spargimento di sangue? Agire da solo o crearsi una gang di brutti ceffi pronti a tutto? Aiutare il candidato a sindaco per avere appoggi politici o fare piazza pulita di tutti con una raffica di mitra? Il concetto di film interattivo con King of Chicago giungeva alla sua massima espressione.

Il gioco era infarcito di sequenze arcade di notevole difficoltà e il perfetto bilanciamento con la fase strategica necessaria per pianificare le future mosse rendeva il gioco assolutamente imperdibile. A differenza dei giochi precedenti c’è molta più varietà nelle azioni performabili dal giocatore: si passava da missioni di puro cecchinaggio a raid di vera distruzione di massa con lancio di granate. Memorabile era la sequenza in cui si veniva inseguiti e bisognava centrare gli avversari sparando attraverso il vetro posteriore della propria vettura. Cinemaware superò sé stessa con una regia attenta ad esaltare i numerosi colpi di scena offerti dalla storia e la caratterizzazione di tutti i personaggi, compresi quelli meramente di contorno, era in sintonia con i classici del genere: dall’amico d’infanzia diventato poliziotto al boss anziano e disilluso, dai componenti della gang, avidi e sanguinari al tuo braccio destro con la faccia da boia assetato di sangue ma in fondo dal cuore d’oro. È facile notare una spiccata somiglianza dei personaggi con quelli dei gangster movie di Martin Scorsese tanto che non sarà difficile incrociare, nelle scene animate di intermezzo, veri e propri sosia di Al Pacino e Robert De Niro.

I momenti più intensi erano sottolineati con dei primi piani dei protagonisti e dei classici balloon che offrivano due o più opportunità di scelta. Ogni partita quindi poteva essere davvero diversa dalla precedente e ciò allungava enormemente la longevità di un gioco che, peraltro, già a causa della sua notevole difficoltà rendeva necessario un certo impegno ed un buon lasso di tempo per essere domato. Come in ogni produzione Cinemaware grande attenzione era dedicata alla colonna sonora e quella di King of Chicago non deludeva le attese: un mix di swing e jazz orchestrato in modo superbo e perfettamente aderente all’azione in-game. Tra le svariate chicche del gioco è senz’altro da ricordare le scena della madre piangente al capezzale del figlio condannato alla sedia elettrica. Strappacore in tutti i sensi. Pur non eguagliando i fasti di Defender of the Crown la tecnica estetica del titolo Cinemaware mostra una attenta colorazione degli ambienti e delle animazioni di grande effetto scenografico: esemplari in tal senso gli intermezzi con la pistola a puntamento, inquadrati in prima persona e decisamente realistici. Ulteriore dimostrazione di forza da parte di una casa capace di tirare fuori il 100% delle potenzialità grafico-sonore dell’Amiga, King of Chicago resta a tutt’oggi un titolo altamente giocabile e dalla visionaria spettacolarità grafica. E come sempre, dalla Cinemaware, un must buy.









  Piattaforma Amiga OCS
  Titolo The King of Chicago
  Versione Americana
  Anno immissione 1987
  N. Giocatori 1
  Produttore Mindscape / Cinemaware
  Sviluppatore Master Designer
  Designers Doug Sharp, Jeffrey Hilbers, Louis Johnson, Rob Landeros, Paul Walsh
  Compositore Bill Williams
  Sito Web www.cinemaware.com
  Sist. di controllo Analogico - Mouse
  Numero tasti 2
  Orientamento Orizzontale
  Scrolling Assente
  Formato Floppy Disk
  Numero supporti 2
  WHDLoad Sì [link]
  Genere Cinematic adventure
  Rarità
  Quotazione 50 - 60 €
  OST No

 

Nell’86 Doug Sharp decide per la digitalizzazione delle argille tridimensionali. La monocromia del Macintosh non sarebbe stata un problema visto che il gioco doveva decolorarsi per realizzare la profondità dei modelli, e difatti le successive versioni, quand’anche col modificato character design, faticheranno a restituire le esasperazioni spaziali dell’originale. Va tuttavia detto che il nuovo registro cromatico cercherà di contenersi sul blu scuro per non sconfessare le iniziali idee del creatore. Atari ST è come su Amiga. Il fronte MS-Dos, penalizzato dalle schede CGA, fa male alla vista. Inoltre al posto del suono hanno messo i bip bip. Apple IIGS, da tradizione, risulta notevole. La versione X68000 viene commissionata a Bothtec per determinare uguale eccellenza. Nel 2014 la versione Amiga di King of Chicago arriva su iOS e Android sotto emulazione.