KICK OFF 2 di @Luca
Abiusi
Nel primo Kick Off
Dino Dini realizza la visione calcistica di variazione dei canoni arcade degli anni
’80,
e fa la storia del videogioco sportivo. Ma non bastava. Era necessario
procreare Kick Off 2, quindi revisionare questa
struttura di bidimensione allargata lì dove possibile, rimettendo mano al
sistema di controllo, all’intelligenza artificiale delle
squadre, al compartimento degli accessori. Per cui viene introdotto l’aftertouch
–
funzionale alla riscrittura del gameplay – ma viene ancora meglio misurata la meccanica
del passaggio, che adesso si piega verso il coefficiente di performabilità.
Apparentemente indistinguibile da
Kick Off, Kick Off 2 è
il solco dell’evoluzione della tecnica. Della trama di gioco (del
videogioco). Accade che nell’arco di un anno – tra il ’90 e il ’91
–
l’autore immetta quattro dischi di espansione mirati al perfezionamento
verticale del contenitore, che aveva comunque per base il solido sistema di
pseudosimulazione del referente, e succede anche che nel 2006 tal Steve
Camber impugni il codice del nostro per realizzarvi su la Competition
Version, un ulteriore snellimento delle routine di collisione nonché
rilevante addizione sul quadro delle funzionalità.
Kick Off 2 va metabolizzato. L’azione a tutto
campo deve performarsi come risultante della accaduta demarcazione delle
zolle, e se non s’è già manipolato il precursore si è quantomeno in obbligo
di mettersi a studiare, per vedere come venire in possesso della palla, che
si distanzia al tocco, che scappa via al fallo laterale con preoccupante
frequenza. Riordinare le idee. Un bel respiro: pensa. Se su Commodore
Computer Club dicono sia il videogioco del decennio bisogna credergli, ché i
loro accordi con la Commodore sono indefiniti abbastanza da rifuggire
all’incenso di un qualcosa che non sia quantomeno radicale, epocale.
Pertanto Kick Off 2 deve per forza essere il gran calcio del possesso a
latenza e rilascio decantato su USA Today, l’altro giorno, quando Noi ancora
si pensava a come ricavare la somma opportuna all’acquisto di Batman The
Movie, ed invece ti esce la storia del calcio volume due a mandare a
puttane la già pianificata stagione del super-eroismo, ma andava fatto
poiché Noi malati di calcio. La palla corre. Ma appunto v’è da trattenere
premuto il pulsante. Così la palla si blocca sull’omino. Che a sua volta può
partire, fermarsi, e poi ripartire. Il cambio di velocità. L’accelerazione.
Lo scatto laterale e poi il lancio di settanta metri che piazza l’accorrente
davanti alla porta finché non gli resti che insaccare. Sinfonia del
rimbalzo, Kick Off 2. Trasforma le manovre difensive in azioni offensive per
reagire alla prevedibilità di un coin-op e istituire, in casa, la visione
definitiva del calcio a visuale aerea.
È tempo di ricreare l’illusione del
rotolamento del pallone. Gira, la palla, quando spazzola il manto. Sbatte
sul display coi traccianti alti a prender pieno l’effetto dell’aftertouch,
l’innovazione della direzione da imprimersi subito dopo il tiro per
angolare, mettere in crisi un portiere che sembra capace di parare ogni cosa
fuorché le parabole trasversali improvvise. Qualche trucco qua e là.
Sporadici effetti di flicker degli sprites, ma nulla di veramente grave.
Kick Off 2 dispone di queste grafiche di clamorosa pulizia e scrive
eccellente la diffusione del colore. I giocatori si muovono a gran
fotogrammi. Quando subiscono un fallo si dimenano. L’aggiornamento a
schermo, manco a dirlo, schioda i 50Hz del segnale pal. La scuola della
programmazione. E le squadre, finalmente. Tra nazionali e club vien dunque
offerta larga opzione di selezione, e si può disputare la lega, la coppa, il
campionato classico. Il numero dei possibili partecipanti in simultaneo sale
a quattro, per fare la completezza, e nulla vuole ammancare a questa festa
del soccer con i pupazzetti e il pallone che rotola sulle manovrazioni a
largo campo, frase stretta e uno due tre, tiro da fuori con un mezzo gallone
di potenza, e/o a giro, l’allungo sugli esterni e poi la parabola che
sorvola la traversa. Quanta struttura, Kick Off 2, anche nell’intransigente
curva di apprendimento che esige abnegazione, pure adducendo la necessità
del penetrare lo strato più avvistabile del gameplay onde poi impugnare lo
stadio più grave della sfida, ché Dino Dini sapeva essere esposto al delirio
dell’accelerazione, benché ancora predisposto all’indulgenza del sottotesto
più arcade. Kick Off 2 vuole tutto. Nuovamente. Perciò si (ri)prende il
settore del calcio per microcomputer e non pago mette in scacco l’industria
dei coin-op di genere.
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