MAX RALLY di @Luca
Abiusi
Che
si ha già in mente l’Overdrive
di Psionic Systems, diverso a schierare macchinine ma diretto al sottogenere aereo
cui appartiene Max Rally, pacco regalo ’Novantotto erogato alla
resistenza Amiga, non sazia di auto-bacherozzo benché il personal computer potesse
vantare opere di genere mai vedute se non in sale arcade, e forse neppure lì. Fortress
–
tre persone, software house meteora – vuole rispettare la alta tradizione del
macchininismo elicotterista formato ECS aggravandosi una scelta: allontanare le visuali
per rosicchiare visibilità. Gameplay. Il fine del team creativo è dire stop alla
forzatura delle indicazioni preventive: la estensione dei tracciati induce a una
confortevole guida a vista e butta fuori dall’abitacolo il navigatore, quindi il rallysmo
del titolo ripiega nell’arcadismo, nella corsa ad elevata saturazione di
manovrazione, già che si sa dove sterzare e giacché si deve curvare in accordanza al dérapage
persistente, che induce allo schianto sul bordo, ed è la fine, se ci si schianta sul
bordo. Max Rally è un racing di scorrimento al cui traguardo si arriva seguendo
flussi di traiettorie in progressiva aggiustatura.
L’occhio si abitua. Devono avere pensato che il
funzionamento della fase del sorpasso dovesse passare attraverso la definizione di una
strategia fisico-comportamentale consacrabile all’attacco; la curva da anticipare stretta
in slittata rende omaggio al tipo di corsa non simulativa – ma nelle
accelerazioni a sbotto, sugli sterrati, vi andrebbe riconosciuto un qualché di realismo
–
a tre volanti giroscopici da far roteare all’infinito, pure senza volanti. Ma l’idea è
quella. Max Rally poteva essere un coin-op di crepuscolo, di quelli ancora in due
dimensioni che escono su Neo Geo quando i Rave Racer e i
Sega Rally 2
hanno già messo pace a quel che fu il cabinet al raster ’87, nell’Ottantasette,
ma anche dopo, almeno fino al Novantaquattro pre-System11. Ci poteva stare: qualcuno lo
avrebbe notato e ci avrebbe speso cinquecentolire, tanto per sondare e ricordare come era
il gioco seconda media, pieno di colori Giotto e allegrie minimali. I quattro
scenari con la neve, lo spazio, le dune e gli alberi sono puro track design ma la
modalità Challenge. Beh, la modalità Challenge che autogenera il
tracciato inserendo montacarichi da infilare in corsa, in rincorsa al check-point prima
che lo scrolling automatico cagioni il game over è variante hardcore che mi risolve
ampiamente – e con margini di addebito – i tredici dollari spesi sulla pagina degli
annunci Amibay. Il miniaturismo targato Frontier è una gita al mare, un time-out.
Atto di spensierato tributo verso il post-modellismo formato bitmap.
Il bello di (pressoché) tutti i videogiochi di macchinine
per Amiga è che hanno questa schermata ampia in Pal overscan che è una specie di alta
risoluzione in rapporto ai segnali NTSC delle console giapponesi del periodo, e quelle
linee orizzontali in eccesso si notano che è una bellezza sui contorni delle piste, nel
dettaglio delle piste, nel corpo di un effetto scanline che quasi non si rileva nella
generale pulizia fornita dall’RGB catodico. Grosso è brutto. La singola microstruttura
viene in Max Rally attorniata da gradazioni di ottimo colore half brite per quasi
eguagliare il pennello del mancante Rico Holmes, che in epoche illuminate aveva osato
sfidare il limite cromatico di Amiga uscendosene con pannelli a olio e tempera del genere
di Body Blows e
Superfrog. Le micromobili, che quando girano ruotano,
potevano forse reclamare superiore filtraggio, ma poi se si gioca su chipset AGA si
ottiene materiale assente su ECS come la polvere sollevata dai micromezzi e i
duecentocinquantasei colori della schermata iniziale. Ma sia su 1200 che su 500 Max Rally
scrolla a pellicola di proiettore. C’è il collegamento via null-modem: con due
Amiga e
due monitor la fase del multiplayer diventa nucleare come in
Super Skidmarks,
sebbene sia anche contemplato un versus a scomparsa, quello a singolo schermo di
ATR
in cui vince chi riesce a non perdere terreno. Tra le opzioni è concesso di spuntare la
abilitazione del turbo e diciamo che Paula fa suonare bene i quattro canali
hardware deputati: fattori estranei abbastanza alla economia del corsista, che distrae e
intrattiene grazie alle caratteristiche di cui molto più sopra, per tornare all’argomento
dello slittamento ricco di sfida in testacoda e salti al rimbalzo, che è quel che a
vossia può garbare, macchine piccole o treni a vapore che siano. Max Rally, astorico, che
si è anche perso l’epoca d’oro di Amiga, dà lezioni di corsa arcade e dice di essere
ancora sul pezzo.
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