OUTRUNNERS di @Mario
Morandi
È un videogioco
dimenticato quello che andiamo a trattare, sebbene la produzione SEGA in questione
dovrebbe essere ricordata quale il vero seguito di
OutRun: OutRunners
è un arcade uscito nel 1992, periodo in cui il colosso di Tokyo spingeva sulle nuove
tecnologie e quindi sull’utilizzo della grafica 3D con
Virtua Racing prima e
Virtua
Fighter poi, che non erano semplici dimostrazioni di un certo know-how
tecnico ma autentiche pietre miliari dell’intrattenimento AM2 (tra i cui membri ricordiamo
un certo Yu Suzuki). Perciò OutRunners passò in secondo piano rispetto alle succitate
produzioni tridimensionali; ciononostante fu gettonato assai. Il coin-op si presentava
snello nei sedili ma esagerato nello schermo e nell’impianto audio che sparava musica e
voce in stereofonia da due diffusori posti dietro la nuca del giocatore. Inoltre vi era la
possibilità di giocare in due moltiplicando il divertimento: difficile resistere. Memori
della lucida esperienza di guida offerta nel già lontano 1986 da
OutRun, OutRunners riesce a riprendere la miscela semplice e
potente di adrenalina-controllo-emozione e a riproporla in qualcosa di più ampliato, di
rivisto e corretto, ma non necessariamente migliorato: OutRunners è colore, musica,
felicità, ma si discosta dalla poesia del titolo originale che – come tutte le opere di
Suzuki – suscita una certa commozione nella sua latente malinconia, per lasciare spazio
all’esaltazione tipica del “blast processing” pubblicizzato all’epoca in
televisione.
Ci troviamo nel pieno della lotta mediatica tra Super
Nintendo e Mega Drive, e per dimostrare che “SEGA does what Nintendon’t”
OutRunners uscirà anche per Sega Mega Drive, così come uscirà
Virtua Racing,
con risultati per certi versi discutibili ma non di certo imbarazzanti. Questo per dire
che se la produzione megadriviana risentiva della produzione arcade, accadeva anche il
contrario: la mascotte spinosa dell’ex grande S era l’emblema della velocità contro la
lentezza di Nintendo, ed OutRunners incarnava perfettamente questo concetto. Una volta
inserito il gettone e girata la chiave d’accensione si udirà subito la voce amplificata
del dee jay di MRS (Mega Radio Station) darci il benvenuto, e sceglieremo un bolide che
non si limita più alla sola Ferrari; ora troveremo altre auto di diversi colori e misure,
dotate di cambio automatico o manuale e con un numero di marce variabile. Anche la
classica coppia composta da playboy e biondina non è più sola: a loro si affiancano vari
abbinamenti di personaggi più o meno simpatici, alle volte improbabili. Sono i veicoli
però a catturare l’attenzione anche del frequentatore occasionale delle sale giochi: un
maggiolino decapottabile che sterza su due ruote, una muscle car completamente rosa,
oppure una possente Bentley nera. Inutile dire che le caratteristiche di guida variano
sensibilmente in accelerazione, velocità massima e sterzo. Una sfida quindi interessante,
che mette a disposizione il doppio delle ramificazioni di
OutRun vista la
possibilità di scegliere il percorso orientale piuttosto che occidentale del globo
terracqueo, con esiti prevedibili che si concretizzano in scenari che, sebbene scorrano
molto rapidamente e contengano pochi elementi grafici, sono davvero ben caratterizzati e
danno l’impressione di viaggiare lungo la foresta amazzonica, i deserti africani, il
Giappone e alcuni stati europei.
La musica in OutRunners è sempre azzecata e ritmatissima;
oltre ai tre remix dei classici di OutRun, propone una ricca selezione, con brani melodici
e incalzanti, alcuni dei quali composti da Takenobu Mitsuyoshi (Sega
Rally Championship, Shenmue). È possibile cambiare brano durante la gara
pigiando l’apposito pulsante, ed esiste un tasto per passare direttamente al canale di
Mega Radio Station, in cui possiamo sentire la voce del dee jay, che comunque ci
galvanizzerà ad ogni checkpoint con le sue esclamazioni di vittoria potenziate da un
formidabile effetto eco. Il sistema di guida idraulico con force feedback
funziona veramente bene ed è una componente essenziale dell’esperienza ludica. Gli
impatti a bordo pista o gli incidenti contro camion, auto, gruppi di ciclisti e animali
provocheranno un effetto destabilizzante sul giocatore, il quale si ritroverà con un
volante quasi bloccato per un paio di secondi, e anche nelle derapate, nei cambi di sterzo
improvvisi avvertiremo delle vibrazioni assolutamente coinvolgenti. Ci troviamo di fronte
all’utilizzo di una tecnologia nata a scopo simulativo che qui è stata sfruttata
all’eccesso per potenziare un titolo di corse arcade: ben fatto SEGA. Il successore di
OutRun
non avrebbe potuto essere né identico all’originale, né completamente differente: OutRunners
centra il punto esatto in cui poteva collocarsi, con gaudio e tripudio dei giocatori del
tempo, e speriamo anche odierni, dato che reperire la versione castrata per il 16 bit Sega
corrisponde a un’impresa sul filo del masochismo, mentre l’originale gira bene sul MAME.
Perciò se lo provate in emulazione non vi scomunicheremo per questo. Almeno finché, con
qualche miracolo e l’intercessione di tutti i santi del paradiso, non venga ripubblicato
in qualche raccolta o in digital delivery.
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