RAGE OF THE DRAGONS
di @Luca Abiusi

Matri0.gif (43685 bytes)

In prima analisi era sembrato che il nuovo pestatore della Noise Factory non avesse i numeri per elevarsi dalla media. Il sistema di controllo appariva alquanto ostile e la performazione delle mosse invero problematica. Si era in errore. Di fatto i programmatori opzionano la via dell’approdo graduale, insistendo su di una tecnica di combattimento inedita per discreta parte. Il tag battle si gestisce attraverso un costante interscabio di ruoli e il timore per un potenziale rifacimento della struttura dei King Of Fighters svanisce sulla drammaticità insita del due contro due. Vi è ancora la necessità di creare il background che definisca i personaggi, la trama che gli artefici del mercato NEO GEO vogliono per forza dare in pasto al cultore. Essia. Ma il punto è che malgrado il suo riferirsi al beat ’em up a incontri post-Capcom Rage of the Dragons riesce a catturare il livello di concretezza. È possibile si realizzi l’effettiva somiglianza con Kizuna Encounter: Super Tag Battle, e tuttavia si è convinti che se tutti i pestaduro ne traessero ispirazione si vivrebbe in paradiso.

La disposizione della pulsanteria prevede due tasti per i pugni e due per i calci, con le sequenze incrociate del caso. Si noterà da subito una barra supplementare disposta immediatamente sotto quella energetica a regolazione della frequenza di interscabio del secondo lottatore: la scritta Change Ok darà il via al cambio di testimone. Allora lo scambio conquista lo stato di spettacolarità delle Duplex Combo, tecnica a mezzo cui, attraverso una combinazione di tasti, cominciare una counter con il primo personaggio per poi finirla, e in modo pirotecnico, con il supporto. Ogni coppia otterrà naturalmente una sua peculiare coreografia per quanto, nel caso di selezione casuale dei due protagonisti, la stessa proporrà una visualizzazione grafica sempre uguale. È quindi consigliabile, in beneficio di tutte le caratteristiche del gioco, selezionare le squadre standard così da non stravolgerne gli equilibri in fase di combattimento. È un fatto che i due lottatori finiscano per completarsi di mutuo accordo al fine di realizzare la "simbiosi marziale", che è poi lo strumento chiave di questo gameplay che viene evidentemente modificato dalle dinamiche di giunzione, dall’incastro di sequenze di scontro votate alla strategia. Tutt’altro che banale, la opera Evoga reclama dignità sul pezzo della evoluzione del contatto marziale.

Eppure Rage of the Dragons denuncia limiti sul fronte dello spessore, della quantità. L’interesse al gioco è strettamente avvinto al meccanismo del sovrapporre, e venuto a diminuire l’impulso dell’innovazione vien fuori che il roster non è così assortito e che il frazionamento delle forze in campo avrebbe reclamato ulteriore impiego. Lo si avverte in misura concreta nel momento in cui si affronti un lottatore in carne per disfida, lì dove l’incidenza percentile tra le coppie selezionate cade pressoché sempre sul personaggio di forza trainante. Nulla di veramente grave, sia noto, ma è proprio questo il fattore che impedisce al picchiaduro di conquistarsi lo status di capolavoro assoluto del genere pur con tutte le grafiche di prestigio e dettaglio, anche se un paio di quadri sembrano sancire la decurtazione degli elevati standard dettati dai grafici. Ma generalmente si fa uso di spazi bidimensionali di ottimo stile, di virtuoso utilizzo del colore NEO GEO superante i mille, di prestigiosi disegni in prospettiva a rendere la percezione della profondità una questione urgente, da definire come artwork preliminare in carta e matita, come si faceva una volta. Poi vi è questo character design di sinuosità manga e anime, personalità virtuale che deve per forza esaltare il Giappone e le sue anatomie suburbane, l’eccentrico vestiario di kimoni, uniformi scolastiche trendy, divise da gang di strada che giocano a basket. E la Evoga neppure è giapponese, risiedendo in Messico, ma decide che deve essere giapponese e allora vai a esaltare i contorni e a fare la plasticità fisica e le animazioni che neppure la SNK dei tempi d’oro mi intercalava dentro a un’unica schermata. Le musiche di per loro vanno anche al di là delle aspettative tra brani cantati assolutamente validi e ritmiche trascinanti che ti metti a ballare, scherzare. Campionamenti ed effetti di un certo effetto dotano di un livello di pulizia acustica che è anche troppo per un NEO GEO cui si è divelto anche l’ultimo megabit. Risulta chiaro quanto lo scrivente sia portato a lustrare codesto picchiaduro di Noise Factory, e come questi ne sia rimasto affascinato per stili di lotta approntati, per l’originalità del concept e, ancora, per la rimarchevole silhouette di Cassandra.









 

  Piattaforma Coin-op
  Titolo Rage of the Dragons - レイジ・オブ・ザ・ドラゴンズ -
  Versione Giapponese
  Anno immissione 2002
  N. Giocatori 1/2
  Produttore SNK Playmore [Playmore]
  Sviluppatore Brezzasoft / Noise Factory / Evoga
  Designers Ooma Bunshichiro (illustrazioni), Mario Vargas, Jose Luis Belmont
  Compositore Toshikazu Tanaka
  Sito Web www.noise.co.jp 
  Sist. di controllo Digitale - Joystick
  Numero tasti 4
  Orientamento Orizzontale - Yoko Mode
  Scrolling Laterale
  Risoluzione 320 x 224
  Formato Cartuccia - NEO GEO Multi Video System
  Emulazione Completa [testato su MAME]
  Genere Beat ’em up
  Rarità
  Quotazione 750 - 800 € [AES] 250 - 300 € [AES Conversion]
  OST Sì [Rage of the Dragons Original Arrange High Quality Version, 2002, Noise Factory]

  Nei piani di EVOGA, cui il progetto venne inizialmente commissionato, Rage of the Dragons doveva in effetti assumere continuità con la saga di Double Dragon. In seguito venne deciso per un episodio che gli rendesse omaggio, così da evitare il problema dell’acquisto dei diritti, che dalla caduta di Technos erano passati alla compagnia Million. Quindi i nomi dei due combattenti leader diventano Jimmy e Billy Lewis (che in Double Dragon erano Jimmy e Billy Lee). Jimmy, Elias, Lynn e Mr. Jones sarebbero in seguito apparsi sotto forma di personaggi segreti in Matrimelee. Il videogioco diventa negli anni il risultato della collaborazione tra Playmore (producer), Noise Factory (programmazione e character design) ed EVOGA (character design addizionale). Non si rilevano conversioni esterne ai sistemi NEO GEO.