THE NEWZEALAND STORY di @Luca
Abiusi
La
bestiola di
Newzealand Story è un Kiwi, particolare specie di pulcino così giallo
e rotondo che salta ed è simpatia, coreografia di scarpette fatte apposta per saltare e
rallegrare lo schermo che va in su. Quante ne sai, Taito. Non devi neppure avere
chiesto chissà che cosa alla scheda coin-op, ma però vuoi mettere i colori, i blu e i gialli e
questa atmosfera che ti fa stare bene, mentre salti, mentre muori. "La
storia della Nuova Zelanda" è in verità la storia della Taito. Sembra che è tutto semplice e di elementare soluzione e
cionondimeno, quando incominci realizzi che vi è un nonsocosa di sistematico nella
definizione dei tempi del giuoco e nel come si riesca a perdere vite con una
data cadenza, ma sempre sorridenti e non è successo niente. Che sarà mai un
gettone sacrificato sull’altare della felicità, dell’allegrezza di fine Ottanta, con le sale giochi
stracolme di questi giochetti scemi e divertenti, che non devi fare che assecondare la
gioia e vivere il presente a raccattare monete da 200 lire, per risolverti
il resto del pomeriggio, che domani a scuola interrogazione di matematica, e hai
bisogno di non pensarci.
Viene messa in conto grande ampiezza di
visualizzazione di esterni. Quindi gli scenari, rigorosamente in
multidirezione, procedono verso il succedimento platformista per cui sparare ai nemici e saltare tra i dislivelli
non sia precisamente tutto, allora si deve conquistarsi altezze più o meno radicali
sulla svolazzante base del nemico, che va buttato giù, e ci si
potrà librare in aria premendo il pulsante di fuoco e naturalmente direzionando
col
joystick. Le meccaniche del giuoco ruotano assai sulla stazione aerea, ma va
anche detto che, nel mezzo, si dovrà venire a soluzione delle ordinarie insidie
alla Super Mario Bros. degli spuntoni che spuntano, i tratti subacquei da affrontare in apnea,
i balzi
da effettuare al rimbalzo, la fauna di ammiccante gaiezza che appresta. L’amichevole
massa bidimensionale di Newzealand Story verte, oltre che sulla spaziosità,
anche e perlomeno
nella variazione degli oggetti di supporto; il kiwi comincia con arco e frecce
ma
ben presto potrà far cose come lanciare bombe e sparare con la pistola
laser, che è decisamente l’arma di maggiore potenza col suo alto rateo di
fuoco, come o peggio di uno shoot ’em up. Auspicabilmente, Taito va
in trazione e decide che il quadro a scorrimento deve diventare risolvibile
al mutare dello schermo, e il fattore tecnico essere
degno di Bubble Bobble,
Rainbow Islands.
Per consentire indolore l’acquisto delle
geografie
i realizzatori introducono mappe autogeneranti di estrema utilità, alla base
dello schermo spostate a sinistra, per indicare al giocatore la scritta Exit mentre
questi si dedica alla eventuale ricerca di bonus occulti. Al recupero di tutte le lettere
del mosaico si andrà contro un pacco regalo di quelli che ti aspetti, al
compleanno, dove devi comunque dire al regalante che non doveva. Sì ma anche senza
parallasse la grafica di Newzealand Story è straordinaria. La colorazione, per
Nettuno, la
colorazione vuole stare al centro dell’universo, che vedi queste
pareti di oggetti squadrati e perfetti e ti rendi conto di quanto manchi a questa grigia realtà di
utensili storpiati e imperfetti la variabile dell’idea che rimane. Che
realizza uno sprite
alto qualche puntino e lo trasforma in una icona di innocenza e fratellanza.
Non più guerra, viva l’amore. Scambiamoci un segno di pace in quanto che
questo level deisgn geometrico e coloristico, tinte e tonalità che
vengono indotte in funzione dell’elemento bidimensionale che vola,
cammina e striscia non può che scaturire in un sentimento di gratitudine
verso tutte le cose che si muovono, e che quindi vivono. E decisamente vive
la colonna sonora di cantilene e
cartone animato giapponese degli anni Ottanta che si pianta in testa per tornare a qualsiasi ora del giorno e della notte, nei momenti di bua, nei
momenti di buio, per dipingere di giallo pulcino e azzurro cielo l’incolore
intonaco del muro che teniamo di
fronte al letto.
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