SPACE ADVENTURE COBRA: The Movie
di @Luca Abiusi

La rilevanza che i dettagli acquisiscono sull’impatto generale, in grazia dell’istinto di repulsione, morboso, incondizionato sullo spigolo microscopico che da principio non avevi visto, potevi dire al colorista di tirarvi una riga di striscio e far finta che Dezaki era uno che gli potevi raccontare le storie... ma non con questo avresti poi dipinto il volto, più o meno intorno alle rivolte del 1968, per conto di una visione ariana che dovesti mettere su carta, sinché poteva andarsene via, essendo ella l’effigie, quella che, ne eri certo, doveva segnare le stirpi degli animatori emergenti come Tezuka, col suo stile progressista, ebbe a influire sulle trascorse. A Sugino va dato il credito di avere trascese le consegne di “caratterizzatore” che la letteratura dell’internet astoricamente gli tribuisce, allorché il suo ruolo si commette di autentiche co-regie, e d’interventi di consulenza che Dezaki rifocillava sino al lavoro a stretto fianco, sinergico, sincronizzato da risaltare il simmetrico dell’insignito bello, e purificarsi in operati della sorta di Space Adventure Cobra; si osservi del film il bluastro ricostruito di quand’era su pellicola fresca e parrà di udirvi, interposte alla traccia dell’audio, le sommesse voci dei due.

E ma per Giove, al pubblico inerudito vengono date le scorie, un dittato di galassie lontane e venturose guerre, sorgivi ambienti lucasfilm dacché dipoi da regia, mai tanto lucidamente, si sceglie di muovere al deistico del mito di Venere, e a un antro misandrico di femminézze su cui il sapiente avrà di che struggersi, nel pensare di serbarne alcune, se è vero che l’immateria debba intrudere distanze con quanto vi è di umano e rimanervi inaccessa, fin se largiva di amplessi, a non tradire il fardello dei sensi che Terasawa – autore del manga – spingeva dall’inverno del ’78; la correità dell’anime dirimpetto al disegno statico, ben che il pirata si conservi immune all’emendamento poetico e si contorni al suo incipit, customizza in una divagazione universalista e trina, spesa nel deliberativo di costoro che adempiono, eletti, a destituire l’ordinario conosciuto sull’idealismo itinerante, pur che traendo arnesi da usarsi allo stato di splendenti alabarde, scomposti ossi di corpi rigeneranti cui genuflettersi nell’ordine di misure che stabiliscano la pleniportanza della forma contro al grammatistico solvibile, chiaroché il qui detto si affranchi di verbalismi e assunti, dimettendosi al giudizio visuale, e alla ricercanza di un design trasfluente il vizio del verso scritto.

La postura conservativa del Dezaki su cui si è indagato per tre dicasteri all’incirca avvisa, tuttavia, un maschilismo non così irriducibile, né liquidabile superficialmente; sarebbe stato il motivo del Genji Monogatari Sennenki, che dice della maraviglia e del prostramento al conturbante femmineo, e del tragico sviluppo euripideo che vi è insito; eppure sia, Space Adventure Cobra di già continge sui generis, per cui si arriva al nodo della sessualità in assenso a certi rigidi obblighi sacramentali, di nuditas virtualis e di cromati che accordano al film lo spettro d’energia della stella di Miras, che si mostra adiacente all’ora e venticinque, pur se il meglio creativo è venduto all’antefatto delle amazzoni accinte ai destrieri di fuoco se non dopo ai paraggi delle stazioni interplanetarie di carico dove vestono anni ’70, entro un saturo di animazioni e super-ego moltiplicato per due che è garante dell’assiduo permanere al non plus ultra della fotogrammazione posizionale, rispetto agli sfondi esagonali e tersi, nello scansire le tecniche manuensi tramandate da Toei Dōga che non era il 1960. Parliamo di un kolossal, fuor di dubbio, ma dal costo ridotto; quello che investe sulla destrezza, sul capitale umano di Jenny la tennista e il ricavabile charme alla conta delle curve di esilità; essì che è carente in vero, il Cobra, di basi acustiche altrettanto riuscite, se si vuol proprio ammettere. Che l’arrangiamento e la performance vocale, prezzabili entrambi, non risarciscono il synth-pop di tastiera, e di incerta struttura.












  Classificazione Film d’animazione
  Titolo originale Space Adventure Cobra - スペースアドベンチャーコブラ -
  Provenienza Giappone
  Prima immissione 1982 / Cinema
  Produttore Tokyo Movie Shinsha
  Regia Osamu Dezaki
  Fotografia Hirokata Takahashi
  Soggetto Buichi Terasawa, Haruya Yamazaki
  Character design Akio Sugino
  Mechanical design //
  Dir. animazione Akio Sugino
  Compositore Osamu Shoji
  Sito produttore www.tms-e.co.jp
  Formato 4K UHD Blu-ray
  Edizione Nord America [Discotek Media]
  Anno edizione 2019
  Numero supporti 1
  Lingue JP / EN
  Sottotitoli EN
  Rapporto 1.85:1
  Compatibilità Region free
  Durata 100 min
  Episodi //
  Reperibilità Buona
  Prezzo 25 € circa
  OST Sì [Cobra Original Soundtrack Music Collection, 1982, Victor]

 

Il manga di Buichi Terasawa ottiene pubblicazione seriale tra il ’78 e l’84 sulla prestigiosa rivista di settore “Weekly Shōnen Jump”; in seguito al suo enorme successo, TMS avrebbe quindi ordinato due serie televisive, una miniserie OAV e un film. Quest’ultimo arrivato anche in Italia, per Yamato Video, su formati VHS e DVD. In Nord America l’intera opera animata se la ripartiscono Sentai Filmworks (seconda serie TV e OAV) ed Eastern Star (prima serie TV e film). In merito alla edizione Blu-ray 4K dell’opera cinematografica ne rileviamo il colore rimesso a nuovo, compresi i neri, netti e profondi, nonché l’audio giapponese DTS-HD 5.1. Opzione consigliata vistoché la pista inglese decurta il cantato d’inizio film.