GOLGO 13: The Professional
di @Luca Abiusi

Un Dezaki di rigature scure luminose; cannocchiali per carabine a canna pesante valigie; sovrauscenze di fluido intenso carminio dadaismi; in flagranza di reato si distingue, oltre a tutto ciò, e piuttosto elegantemente, un notturno insistente di sale d’attesa di aeroporti e chiassi di clacson, prim’ancora che di turbomotori di automobili truccate, a deferenza del noir sicariesco all’italiana che non si disdegna l’arruolo di correnti francesiste prosperanti su Michael Winner e i suoi lavori in pelle, sebbene “Scorpio” mancasse i vertici erotici di Golgo 13, scolpiture di capezzoli da strizzare con maschia dominanza, ma per conto di misure muscolari che ammettessero un registro di animazione che parlasse del mestiere iniquo dell’omicidio a sangue freddo, e di quest’ammirevole deontologia del lavoro dalla quale estirpare qualcosa di sacro e liturgico, quasiché il tiro alla testa da impensabile distanza equivalesse l’aspergenza della colpa, e se pure anche l’ombra di questa, persistente, intuibile, implicasse di accettare la ritorsione della beffa.   

Il versoluce rasente le superfici, già conformante il visibile spaziale di Space Adventure Cobra, che da un anno nemmeno intermediava tra il casato Dezaki/Sugino e il pubblico consumatore che nel ’79 aveva colpevolmente disertate le proiezioni di Jenny la tennista a vantaggio, si dice, di un film dell’orrore diretto da un certo Ridley Scott è il codice da dove la cinepresa deduce il suo rigor scenico, la sua maschera di cinismo, il suo taglio pietroso che disnuda un modo di far cinema scollegato dai circoli e dagli stampi, e che rivive solo quando in eccezione di un Yoshiaki Kawajiri sacrificato al decadentismo de La città delle bestie incantatrici, dalle cui sorgive avremmo scorti uno ad uno i segni ortografici e testamentari da Golgo 13 ingravati sul campo della mummificazione di tessuti uguali a cartilagini, nervi, scalpi, lingue, orbite, vertebre, serpenti che se gli spari non si fanno niente e si denota l’irreversibile dell’azione professionale venire a compromessi con l’irrisoluzione del fato, al costo di un formalismo che irretisce l’ingegneria delle dimensioni corporee come d’inquadrature spezzate cui versare dovuta precedenza, ché dev’essere l’animato a spiegare le trame e le parole, non il contrario, mai il contrario, sennò il regista non l’avresti affatto visto spendersi in questi titoli d’apertura di scheletrame e rivoltelle astratte, precoci indizi di sfigurazione delle figure umane, frangibili sculture alle quali è chiesto di rimanere fisse, e di sostenere il punto.

Ci siamo detti che dovevamo risolvere a proposito del jazz. E di accordature che col jazz vorrebbero fare a pugni, postoché riguardavano un Toshiyuki Kimori – tre volte acclamato per i ricercati arrangiamenti de L’arcadia della mia giovinezza, sarebbe scomparso che non ne aveva quarantadue, nel 1987 – che arrivasse a presentare un sound di controconvenzionalismi disforici, ma che non sarebbe stato in grado di farlo se non intossicando il disarmonico della black music sul costrittivo cromatico, di modo a un sincretismo che tra esteriorismi di vetroso lucidume e azzardi melodici trovasse impunità nel chiusivo videogramma degli elicotteri tridimensionali approvato da un gruppo di uomini problematici in forza agli stabilimenti della Toyo Links Co.; Golgo 13: The Professional è del polso di colui che visualizza, con larga preveggenza, lo sbieco di camera virile, quadrato, manesco rigante il telaio e strisciante lo pneumatico a respirarne il bruciato rimasto sull'asfalto, nel computo di una plusvalenza di videoriprese che negli ’80 estradassero le cinescritture di genere, ritrovatesi esse a ereditare una specchiera di manufatti Swarovski da cinque carati e a doversi alleggerire, a ragione, del loro intorno di normalità; si conduce altisonevole, iperbolico il film di Osamu Dezaki, su di un che di violaceo barocco pari al primordio del disegno animato, e per coerenza a un cinema d’impressioni approssimate quanto longilinee curve... che abbiamo riconosciute a vista, in questa ricordabile confezione Blu-ray recuperata in settembre dalle Americhe.












  Classificazione Film d’animazione
  Titolo originale Golgo 13 - ゴルゴ13 -
  Provenienza Giappone
  Prima immissione 1983 / Cinema
  Produttore Tokyo Movie Shinsha
  Regia Osamu Dezaki
  Fotografia Hirokata Takahashi
  Soggetto Takao Saitô, Shûkei Nagasaka
  Character design Akio Sugino
  Mechanical design Satomi Mikuriya [CG sequences]
  Dir. animazione Akio Sugino
  Compositore Toshiyuki Kimori
  Sito produttore www.tms-e.co.jp
  Formato Blu-ray Disc
  Edizione Nord America [Discotek Media]
  Anno edizione 2016
  Numero supporti 1
  Lingue EN / JP
  Sottotitoli EN
  Rapporto 1.85:1
  Compatibilità Region A
  Durata 91 min
  Episodi //
  Reperibilità Buona
  Prezzo 15 € circa
  OST Sì [GOLGO 13: THE PROFESSIONAL, 2020, Tiger Lab Vinyl]

 

Golgo 13: The Professional risulta originale trasposizione anime dell’omonima opera di Takao Saitô – esordiente nell’ottobre del 1968 e tuttora in corso di pubblicazione, il manga “Golgo 13” è il più longevo di sempre – nonché unico film al personaggio dedicato, vistoché le restanti animazioni avrebbero preso forma di un OAV (Golgo 13: Killer Bee) e una serie televisiva. Realisticamente a causa delle scene di sesso, il film è vittima a tutti gli anni ’90 di un difficile sdoganamento internazionale, tantoché per una prima edizione Nordamericana non passibile di censura si dovette oltrepassare il 2012, allorché Discotek Media rimasterizza su DVD. In Italia, ciò nondimeno, una versione “uncut” della pellicola viene distribuita da Yamato Video già nel 1992 su VHS, senza tuttavia mai ottenere riproposizioni in digitale.