KITE UNCUT
di @Luca Abiusi

Dovessero parlar male di Yasuomi Umetsu avvisateci, in quanto che si deve loro spiegare gli itinerari del gore novantesco, di questo modo di esasperare l’osceno a microcariche di esplosivo incastonate al centro dei lobi della testa, o per conto della esplicitazione dell’abuso d’infante come inconscio sovrafflusso di liquami da espellersi in un secchio di esacerbature catodiche moleste, cromatiche, che i valori esadecimali RGB propagano a livello di virus, che proprio che sono state usate combinazioni di paste organiche, avranno attinto a certi traffici, devono avere rovistato tra i rifiuti sanitari ad alto rischio infettivo e smaltite tanto di sacche di reflussi bilari criptoverdi, dato che ci sono le scene che fanno trasudare colore in alta definizione mentreché si fa macellatura di braccia strappate all’impatto, là dentro al grattacielo assegnato a kill box; Kite (uncut) intinge i suoi carcami di sorte d’orrori fisici e intrinseci che non sai qual degli uni è lo scatenante degli altri, chi è arrivato per primo o se mai essi, loro, siano da sempre esistiti a caimane giacenze, di bestie insolventi condannate alla sete di sangue vivo che schizza, rapprende alle pareti. 

L’anime, dunque scritto, diretto e disegnato dal medesimo Umetsu carnifica di sconcezza, ma non di gratuita indecenza: benchessìa invasiva, e pure affatto invadente, la violentatura di tramezzo partiene a una parure di accostamenti lividi, ora che le iridi riflettono di un purpureo che sa di peccato originale, a rigor di un giuoco di architetture allucinative che si consistono a fluorescenze che potrebbero essere incubi, ancora che sotto ai rossi plasticati di un film del terrore degli anni ’70, pur benché i fantasmi siano quelli che circuiscono il pensiero, oramai partito, lasciato marcire in una intercapedine di alienazione della dimensione statica, lì dov’è rimasto un ritaglio di scarto di ricordo che intercedesse a recedere i termini del patto omicida stretto tra lei e l’orco suo carnefice; il meticoloso regista giapponese, il quale è stato sorpreso a dissezionare action figure modificate di Puella Magi Madoka Magica ordisce un intrigue patologico d’interferenze nerobianche a specie di manipoli di mosche deponenti uova su di un lampione che ora quasiché si scarica, e l’occhio sinistro desquama di turpe candore né mai se la mano di qualcuno da dietro ci forzasse a guardare, e volesse provocare, istruire pedopornografie di certo suburbanesimo new wave fuori concorso, verso le retrospettive sul cinema futuristico che allestiscono in quel di Cannes.

Si dispiega caratterizzature scarlatte, dal ’98 a un 2001 ebbro di arancioni e striminzite mise, che se ne avrà da vedere nel caso di Mezzo Forte, delle sue circoncisioni, così che poi Umetsu avrebbe finito di secare le cose che aveva conservate sotto fluido refrigerante, allor quando che sui 16 millimetri di A-Kite non avanzava che uno scomparto per i titoli, vero che l’anime qui detto sta intero nella ora del montato e dà prova di scorrimento, non risente di brevità, dura il tempo che serve a frammistare le vedute di sfondo alla eruttante energia del disegno tonico, ’sti corpi qua di grossezze grottesche, trigonometriche, e queste animazioni elastiche di adduttori di cui cogliere trazione dalle crespe dei tessuti; si trovano, nella regia di Umetsu, e si ibridano a crear modi necrotici a sé incirca tre sottoclassi di Crime Movie, postoché la drammaticità, da manuale, viene ingegnosamente frazionata in avanscoperte Mistery, Noir, Gangster già in una enorme ouverture da cinescuole metropolitane intitolate a Sidney Lumet, ma col modificante di certe armi da fuoco che sembrano prese dall’amusement center “Sega Building Two”, quello che hanno appena chiuso. Le chiameremo tramature ludiche residue. Per un original anime video che anche dove sorpreso a rivedersi negli eccessi di un genere previamente sdoganato dalla saga di Urotsukidoji, che d’altra parte autoironizzava, scherzando un po’, si desbriga in un complesso transfert di secrezioni e coscienze ghiaccianti, ma però traenti, da indurre in coda un ambiguo sentore di astinenza.   









  Classificazione Serie OAV
  Titolo originale A-Kite - ア カイト -
  Provenienza Giappone
  Prima immissione 1998 / Home video
  Produttore ARMS, Green Bunny, Beam Entertainment
  Regia Yasuomi Umetsu
  Fotografia Yosuke Moriguchi
  Soggetto Yasuomi Umetsu
  Character design Yasuomi Umetsu
  Mechanical design //
  Dir. animazione Yuki Iwai
  Compositore An Fū
  Sito produttore www.happinet.co.jp
  Formato Blu-ray Disc
  Edizione Nord America [Media Blasters]
  Anno edizione 2017
  Numero supporti 1
  Lingue JP / EN
  Sottotitoli EN
  Rapporto 1.33:1
  Compatibilità Region A
  Durata 51 min
  Episodi 2
  Reperibilità Buona
  Prezzo 20 € circa
  OST No

 

A-Kite viene inizialmente serializzato su formati VHS e Laserdisc, in Giappone, per arrivare in occidente verso i primi anni 2000. Nel corso del 2004, in Nord America, Media Blasters realizza dell’anime il DVD della versione non censurata come Kite Uncut. Una successiva stampa Blu-ray in HD, datata 2013, avrebbe rimosso le scene hardcore, che tuttavia sarebbero state reintegrate nel 2017, in accordo con la edizione Blu-ray unificata (i due episodi vengono resi consecutivi, e rimossi i titoli di intermezzo) di Kite Uncut. Ciò nondimeno, a causa della non recuperabilità di parte dei nastri 16 millimetri precedentemente censurati si attinge, per reintegrare le brevi sequenze mancanti, al Laserdisc giapponese. Si può dire per cui che la presente edizione Blu-ray di Kite Uncut sia in alta definizione al 95%. Nel 2002, in Italia, A-Kite viene pubblicato su DVD da Yamato Video per la collana “Doki Doki Collection”, senza censure.