BARBARIAN di @Andrea
Chirichelli
Ahh
Psygnosis, quanti ricordi... Correva l’anno 1987 e Amiga era appena entrato a piedi
uniti sull’asfittico mercato degli 8 bit per portare un nuovo verbo fatto di
interfacce grafiche semplici ed immediate, controlli via mouse di certosina
precisione e soprattutto giochi dalla grafica e dal sonoro strabilianti, dotati
di una palette policromatica da mandare in brodo di giuggiole anche il più
accanito fan della sala giochi (che, a dire il vero, avrebbe avuto in seguito
più di un motivo di rivalsa, viste le terribili conversioni da coin-op che
vennero realizzate da criminali come “Quelli della Tiertex” alla fine degli anni
’80). Uno dei primi titoli Psygnosis a rendere famoso Amiga per le sue qualità
grafico-sonore fu Barbarian, titolazione piuttosto fuorviante,
visto che proprio in quel periodo un altro Barbarian, targato Palace e
impreziosito dalla presenza della procace e indimenticata Maria Whittaker,
dispensava emozioni e sangue a pioggia ai giocatori di mezzo mondo.
Questo Barbarian non era un picchiaduro, ma un
action adventure che ci vedeva impersonare un nerboruto
barbaro (eh, beh, del resto…) mandato in missione contro un mago cattivo da
eliminare ad ogni costo. Azione affetta tutto unita ad una piccola percentuale
di enigmi da risolvere lungo il cammino a schermate statiche e sequenziali.
Reminiscenze miliusiane: il gioco era pesantemente ispirato a Conan e molte
delle situazioni proposte dai programmatori avevano il marchio Schwarzenegger
stampato in fronte. Il senso opprimente della solitudine dell’eroe che, solo, va
incontro a mille pericoli era estremamente ben reso e la bellissima schermata
grafica che, come da tradizione Psygnosis, introduceva l’avventura (allora per
emozionarsi bastava uno screen e non erano necessari minuti e minuti di
pleonastici Full Motion Video) ci permetteva di immaginare un mondo in pericolo,
popolato da draghi, gnomi e altre creature fantastiche che avremmo
presumibilmente fatto a fette con la nostra possente spada.
Assai peculiare era l’interfaccia di gioco: le
azioni e i movimenti del nostro personaggio erano impartiti tramite un menu che
doveva essere gestito interamente via mouse. Colpire, parare, saltare, correre:
tutto tramite un semplice click. Semplice? Non proprio. Immediato? No,
decisamente no. Barbarian richiedeva pazienza e dedizione, prima di venirne a
capo. Il titolo di David H. Lawson e Garvan Corbett è stato causa di più di un
esaurimento nervoso. La risposta ai comandi troppo lenta, la ferocia dei nemici,
l’imprecisione dell’interfaccia a volte rendevano l’esperienza ludica davvero
frustrante, e la longevità del tutto non era particolarmente alta, visto che
solo un pazzo sadomasochista avrebbe avuto il coraggio di riprendere Barbarian
in mano, dopo averlo finito sputando sangue.
Il problema della manovrabilità avrebbe inevitabilmente limitato un titolo di
ampio potenziale, però quasi rivoluzionario all’atto della sua introduzione sul
mercato data la assoluta estraneità del mouse in giochi di questo genere. In
effetti prima dell’avvento di Amiga, e quindi della standardizzazione del mouse,
l’unico controllo “alternativo” era costituito dalla tastiera... Barbarian ebbe,
quattro anni dopo la sua commercializzazione, un seguito di scarso successo e
tuttavia, vista la mancanza della particolare interfaccia di gioco per
quest’ultimo, sono in molti a considerare
Obliterator
come unico e degno erede di questo titolo imperfetto ma ancora di grande
fascino. Assieme a The
Uninvited, The Faery Tale Adventure
e The Bard’s Tale, Barbarian si è comunque ritagliato una piccola fetta
di storia videoludica: era o non era, quella dell’Amiga, una “line-up” di lancio
di tutto rispetto?
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