R-TYPE II
di @Luca Abiusi

rtype2_flyer (17072 bytes)Non sono trascorsi neppure due anni dalla resa della armata Bydo che riecco l’orda armarsi per un nuovo pesante attacco all’umanità. La sopravvivenza della razza è nuovamente affidata all’astronave corazzata R-9. Ora, se consideriamo le innovazioni che tale R-Type aveva portato al genere degli sparatutto, R-Type II può assumere le proporzioni di un evento; Irem vuole quindi puntare sul sicuro evitando di modificare i meccanismi di sparo conseguiti nel precedente per aver margine di rievocarne la guerra e senza dover trascendere nella sperimentazione. Il pod rotante, l’upgrade estremo, il beam e la massa intera dei mostri di ultimazione restano tali, benché gli scenari di infezione e claustrofobia vengano in parte accantonati in favore di una fantascienza più tradizionale, e si vuole insistere sul bastione gravemente meccanizzato e sulle visuali intricate, ragnatele di tubazioni, ingranaggi, ferro pesante. Lacci. Garbuglio di fili. Elettricità. La saga di R-Type si accosta al cyberpunk per rimanervi fino ai più recenti episodi per PlayStation e PlayStation 2.

R-Type II intende aumentare in modo significativo il livello di cattiveria del referente. Avvio citazionista a parte – l’intero primo livello è un deja-vu – la R-9 è sottoposta a una gravosa vomitatoia di nemici e proiettili. Arrivano da ogni dove. Superi indenne un agglomerato di ferraglia che ecco una nuova infausta formazione muovere dagli estremi. Il tempo per respirare è minimo. R-Type II va affrontato in apnea, senza neppure considerare la possibilità di commettere un errore. Se muori, muori. Poiché perdi l’upgrade, e vogliamo vedervi affrontare un boss senza arsenale professionale. Frustrazione, ripetizione, ansia, emicrania, imprecazione, diffusa propensione al suicidio. Sensazioni da medioevo del videogioco che la opera della Irem riporta d’attualità come per generare l’impotenza di chi invecchia, ché essere R-Type II adesso realizza l’anacronismo, benché un tempo si fu eroi, e si vinse lo spazio. Ma R-Type II deve fare il suo corso. Deve portare alla catarsi, alla stazione dello spara e fuggi e possibilmente dovrà riconsegnare il tempo dei pionieri, di Space Invaders, dei cabinet tutti neri, poi in bianco e nero, puntini che si muovono, record da battere. Joystick da abbattere. Nichilismo. Autodistruzione. Masochismo. La cultura del farsi del male, latente a tutti gli anni ’80 ma resistente lì dove vi è un coin-op con manovella, viene da R-Type II mirabilmente resa a manifesto del level breaking.

Le geografie dei canali di scarico, della fantascienza da bere. Sai dove e quando il nemico attacca, hai imparato a prevedere il futuro, ma sai che agire d’anticipo non consente immunità finché non sia acclarata mano salda, uno stato di non emozione. Essere robot. Essere come loro. Diventare Bydo. Senza esitare tirare dritto sparare al momento giusto; viene in soccorso il nuovo beam a doppio caricamento, l’innovazione sul gameplay che apre il raggio distruttore per coprire porzioni di schermi più estese, seppure a caricar la belva si finisca per scoprirsi e s’innalzi le già concrete possibilità di impatto col nemico per così morirvi addosso. Volevo solo morirvi addosso. Essere contento. Arriva la grafica dell’apocalisse del metallo. I mezzi nemici vogliono essere pezzi di ferro animati. La pressione è stabile sui 310 battiti al minuto. Occorre un medico. Lo scorrimento è fluido, gli sfondi si muovono perlopiù in parallasse. Avvengono colori dipinti a mano al nucleo del quadro esplorabile, ancorché il culmine del lavoro accada al disegno dei signori del male, che devono portare l’orrore, che sono al centro dei terrori Bydo come questi suoni di acidità schizoide che appressano a tradurre le estetiche e affiancare il giocatore nell’alienazione piano piano, dolcemente. Francamente R-Type II è esemplare per la decodifica delle dottrine sulla autopunizione attraverso il mezzo. Sebbene assai imperfetto, insostenibile e duro come una lapide su cui sia inciso il Nostro nome, R-Type II eccelle nel settore della dipendenza, nel discorso dell’età della pietra del videogioco dove vi è il videogioco e la vittima sacrificale cui dare una speranza di avventura; si vedrà lei attraversare i pianeti delle acque verdi e i buchi neri, addentrare i settori-macchina al passaggio dello spazio-tempo tra i fotoni e gli elettroni, e la si vedrà infine cadere oltre i confini dell’universo come indecifrabile eco bidimensionale, storia da raccontare ai posteri.









 

  Piattaforma Coin-op
  Titolo R-Type II - アール・タイプ II -
  Versione Giapponese
  Anno immissione 1989
  N. Giocatori 1
  Produttore Irem
  Sviluppatore Irem
  Designers ??
  Compositore Masahiko Ishida (GEEO)
  Sito Web www.irem.co.jp
  Sist. di controllo Digitale - Joystick
  Numero tasti 2
  Orientamento Orizzontale - Yoko Mode
  Scrolling Laterale
  Risoluzione 384 x 256
  Formato PCB - Irem M82
  Emulazione Completa [testato su MAME]
  Genere Shoot ’em up
  Rarità
  Quotazione 250 - 300 €
  OST Sì [R-TYPE II - G.S.M. IREM 2 -, 1990, Pony Canyon]

  I produttori occidentali come anche le stesse software house nipponiche accolsero tiepidamente il nuovo R-Type, per cui i trasferimenti per sistemi esterni avvennero in numero esiguo. In Europa si registra comunque un riuscito port in formato Amiga, il quale è abile a restituire i suoni e le grafiche del codice proprietario. ARC Developments, cui la conversione venne commissionata, mantiene il parallasse, e benché lo scrolling sia leggermente più lento la massa degli sprite sembra essere conservata. Su Atari ST il gioco perde in fluidità e taglia gran parte degli sfondi. Nel 1991 Super R-Type (Super Famicom) è un R-Type II apocrifo; il gioco in sé, pur risultando molto simile al coin-op di riferimento, non può realizzarsi quale suo port diretto in quanto divergente nello stile grafico dei quadri avanzati, i quali sono comunque dei rifacimenti degli originali. Su Game Boy il gioco conserva le animazioni, scrolling differenziale compreso, e il gameplay è convincente. In R-Type DX (Game Boy Color, 1999) il gioco avrebbe poi acquistato colore e ulteriore dettaglio. Nel 1998 (R-Types, PlayStation) lo sparatutto avrebbe ottenuto lo status di arcade perfect. Nel 2009, infine, ricompare in R-Type Dimensions sotto forma di remake in HD.