INDIANA JONES AND THE LAST CRUSADE
di @Valentino Conti

IndianaJones4.jpg (175534 bytes)Mettere in piedi un’avventura grafica vincolati a una licenza cinematografica può essere un compito di non trascurabile entità. Perché se Ron Gilbert e Tim Schafer in Monkey Island potevano dar libero sfogo alla loro fantasia creativa, al contrario Noah Falstein, capoprogetto di Indiana Jones and the Last Crusade, doveva attenersi ad uno storyboard vincolato all’omonimo film. Per fortuna l’arduo compito fu assolto a dovere perché quel che ne è venuta fuori è stata un’avventura grafica, seppur priva di enigmi eccessivamente cervellotici, dotata della giusta dose di appeal necessaria a fornire appagamento e coinvolgimento al giocatore, tali da incentivarlo alla rigiocabilità. Non staremo qui a raccontarvi la storia della ricerca del Santo Graal né da quale animale Indiana abbia mutuato il suo nome: tantomeno non vi annoieremo col travagliato rapporto padre figlio né con la lotta fra il bene e il male. Permetteteci solo di constatare che nessuna pellicola, dopo di questa, ha saputo riprodurre un così ben riuscito cocktail di avventura e ironia conditi da elementi storici di indubbio fascino: per quanto ci riguarda Indiana Jones e l’Ultima Crociata è l’ultimo vero film d’avventura partorito dalla industria cinematografica americana.

Per cui se non l’avete visto non è mai troppo tardi per rimediare. Ma non è compito nostro tessere le lodi della sceneggiatura originale, quanto piuttosto dare il giusto merito ad uno di quei pochi tie-in meritevoli di essere considerati, ricordati ma soprattutto giocati. Si potrebbe argomentare che non vi sia nulla di strano. LucasArts è garanzia di qualità. Ma nostro malgrado abbiamo dovuto constatare che da diversi anni non è più così, per cui è sempre meglio non dare nulla per scontato… In buona sostanza Indiana Jones and the Last Crusade è la classica avventura grafica in stile Lucas. E ciò è bene perché vuol dire che l’interfaccia è uno SCUMM piuttosto evoluto, quasi identico a quello di Monkey Island, che la storia è azzeccata (e non poteva essere da meno dato che è la medesima del film) e che il racconto presenta quel pizzico di autoironia che dà il giusto sapore alla storia – nelle avventure successive si sarebbe giunti alla pura demenzialità. E così vestiremo i panni dell’eroe archeologo alla ricerca del padre scomparso che sventa la minaccia nazista, che combatte contro tutto e tutti fino a incontrare Hitler in persona. Si parlava di SCUMM: la semplice e geniale interfaccia ci permette, tramite mouse, di interagire con l’ambiente circostante in tutti i modi che la nostra mente ci suggerisca. Oltre al sistema noto anche come “punta e clicca” il gioco vanta anche diverse sezioni di azione pura dove, tramite il tastierino numerico, si dovrà lottare contro i nostri nemici. Siete avvisati: esattamente come nelle prime avventure grafiche, è contemplata l’eventualità del game over.

Starà comunque a noi valutare se risolvere le divergenze d’opinioni con la violenza, cioè facendo letteralmente a pugni coi nazisti (con tanto di barra di energia e di stamina) oppure cercando, nella logica ragionata, una soluzione più indolore. Gli enigmi, comunque, si rivelano decisamente alla portata di tutti ed è purtroppo proprio la difficoltà l’unico punto dolente dell’avventura; la terminerete infatti in poche ore senza bisogno di aiuti esterni. Per fortuna, come sopra anticipato, si rivela cruciale il fattore rigiocabilità: è infatti possibile completare l’avventura in svariati modi, e non si parla di finali differenti bensì di diverse strade per raggiungere il Santo Graal, che diverranno quindi ulteriore motivo di stimolo. Non a caso viene introdotto l’IQ (Indy Quotient), un punteggio finale che tiene conto di come è stata portata a termine l’avventura premiando, sotto forma appunto di un maggior punteggio, chi proseguirà nel cammino prediligendo l’uso del cervello alla forza bruta. Per cui non indugiate, perché qualunque sia il vostro approccio avrete di che divertirvi. Rileviamo infine un comparto grafico di ottimo livello, sia per quanto concerne le animazioni sia per quanto riguarda i background (la versione qui recensita è quella Amiga che conta all’incirca 32 colori simultaneamente) oltre ad un sonoro di tutto rispetto. Chi avesse la fortuna di reperire una delle molteplici versioni di questo gioco, sia essa PC, Amiga o Mac, vi troverà all’interno una riproduzione del dario del Graal del professor Henry Jones di svariate pagine: si tratta di una delle chicche alle quali purtroppo il mercato corrente ci ha disabituati da tempo. Chiudiamo questa disamina di Indiana Jones con un consiglio spassionato: una volta nella biblioteca di Venezia vi invitiamo a soffermarvi a leggere tutte le targhette affisse sugli scaffali. Troverete un sacco di “aforismi lucasiani” che, ne siamo certi, vi strapperanno più di un sorriso.










  Piattaforma Amiga OCS / CDTV
  Titolo Indiana Jones and the Last Crusade
  Versione UK [Kixx]
  Anno immissione 1989 / 1992
  N. Giocatori 1
  Produttore U.S. Gold
  Sviluppatore Lucasfilm
  Designers Dan Filner, Martin Cameron, Michael Ebert, Steve Purcell, Aric Wilmunder [....]
  Compositori Dan Filner, Dave Warhol, David Hayes
  Sito Web www.lucasarts.com
  Sist. di controllo Analogico - Mouse
  Numero tasti 2
  Orientamento Orizzontale
  Scrolling Laterale
  Formato Floppy Disk
  Numero supporti 3
  WHDLoad Sì [link]
  Genere Adventure
  Rarità
  Quotazione 35 - 40 €
  OST No

 

Programmato originariamente per PC MS-Dos in grafica EGA a 16 colori il videogioco ottiene conversioni di uguale qualità per Amiga, Atari ST e Macintosh. Un anno dopo la prima versione PC viene resa ai mercati una seconda in VGA a 256 colori. L’edizione FM Towns è port diretto di quest’ultima.