PARANOIA AGENT
di @Luca Abiusi

Nientemeno del disordine istigato dal disallineamento di un singolo numero di un’equazione prevalente. Nel ’98 era uscito questo clamoroso film di Aronofsky portante nome di “Pi greco - Il teorema del delirio” dal quale Satoshi Kon potrebbe aver drenato l’eccezione dell’innesco dell’effetto domino, poi determinante sulla discontinuità di eventi che avrebbero dovuto correlarsi in un cliché di volontà prescritte; ne sussegue che il caos degli universi alternativi si manifesti (e si mimetizzi) tra gli incastri esistenziali di persone – e ipotizzabili fantasmi, episodio 8 – alla ricerca di facilità o compromessi, o di quiete molesta, una possibilità d’ordine che scaturisca dalla mente di una disegnatrice di cartoni animati in impasse creativa sotto forma di “Shonen Bat”, fantomatico aggressore seriale fornito di rollerblade e mazza da baseball. Il fattore coincidenziale anco ritrovabile in Tokyo Godfathers – si assiste non per vezzo a un cameo dell’infermiera Kiyoko – che in Paranoia Agent nasconde un risguardo di visioni metafisiche e incubi a occhi impietriti, vorrebbe risultare di traslazione al sogno senza una fine cui il regista, nel 2004, stava iniziando a porre le basi. L’indagine risulta scrupolosa. Apre a modificazioni di stile e di colore nel corso di uno stesso episodio, a dare accento al cambiamento dei parametri della esplicazione ambientale quando pure in misura di flasback o parafrasi temporale autoindotta.     

Matura un qual deragliamento dell’istituto delle parti. Potrebbe occasionalmente essere che un attore secondario diventi poco a poco superagente Radarman con licenza a indagare l’incoscio; è risparmiato il ruolo cosiddetto definito nel presente film di 325 minuti che sembra una serie TV, che si parla di cinema e ci mancherebbe solo di uscirsene che Paranoia Agent è una cosa a puntate, e di non vedere come Satoshi Kon utilizzi in situ gli stessi complementi d’immagine che fu aduso a illustrare nelle sue opere anteriori, che sono le figure riflesse, le sagome trasparenti danzanti e, sul termine strettamente tecnico, i fermi di posa prolungati e i controluce, per contrassegnare il manifesto dei volti di una ulteriore superficie visibile più dell’auscultabile strato dell’epidermide; la eventualità di applicare sulle componenti umane uno strumento di compensazione psicologica che smuovesse il recipiente delle prove vorrebbe confluire dentro a un luogo di sospensione dove coscienza e subcoscienza s’interscambino di settore, una banchina di transito presso cui i pupazzi e gli zombie acquistino parola e conseguano tra loro situazioni subnormali e orrori da rispedire oltre questa linea di demarcazione che in un mondo perfetto avrebbe dovuto creare un trenta centimetri di spessore tra la razionalità e la tana dei bianconigli mostri. L’ordinarietà, eppure, non deve appartenere a queste terre di persecuzione del racconto didascalico e disintegramento atomico del metodo narrativo classico, nonostante che si riscontri di qua e di là una qualche interferenza di elementi di saccarosio jap-style che andrebbero comunque etichettati a livello di sana provocazione.

Il fatto che a tutto il 2019 ancora si bisogni di un designabile autore che sia meritorio di raccogliere il “patrimonio dottrinale” rimesso ai posteri da Satoshi Kon trascende l’assenza di designer con determinate virtù, riconoscendone diversi – e daremmo credito a questo Ilya Kuvshinov (Birthday Wanderland) cui si potrebbe chiedere di metter mano a “Dreaming Machine” – con apprezzabili capacità di make-up e direzione dell’animazione, ma che in ogni qual modo difficilmente userebbero lo stesso concetto di animazione a stregua di suo palesamento, implicandone come in Paranoia Agent gli aspetti scabrosi e taciuti del mobbing, del sovraccarico di lavoro, delle pressioni continue circa i tempi di consegna e le scadenze, inflessibili e inderogabili. Ma «che l’allusione rimanga sottile», sottintende il regista. Ché le sue idee non sono urlate. E oltremodo minimalista è il suo intendere le scelte di comunicazione dello scritto, manco se lui in persona suggerisse ai doppiatori di calibrare il tono rispetto al pathos richiesto, datoché la caratterizzazione visuale arriva comunque dopo, è importante ma arriva dopo che si siano stabilite le variabilità testuali di un finale che dovrà rimanere aperto a una diecina di interpretazioni almeno. Si deve parlare di Tsukiko. Tutto vorrebbe ruotarle intorno ma non è questo il punto. Si descrive un personaggio il cui magnetismo riesce a riunificare l’intero cast in una specie di legatura spiritualista che sia di pacificazione di ogni cattivo presagio, nell’imminenza della materia oscura che cancellerà il futuro presente, concedendo a quest’ultimo una seconda versione o un milione di altre, perché l’equazione vuole aggiustare gli errori, le disfunzioni dalle quali tutto ha avuto origine... L’edizione di Paranoia Agent a cui ci si è riferiti, risalente al 2007 e ormai fuori stampa, venne realizzata in formato DVD da Panini Video profittando del consenso che Satoshi Kon iniziava a riscuotere in Italia grazie a Paprika, favorevolmente accolto a Venezia.      













  Classificazione Serie TV
  Titolo originale Mōsō Dairinin - 妄想代理人 -
  Provenienza Giappone
  Prima immissione 2004 / Televisione
  Produttore Madhouse
  Regia Satoshi Kon
  Fotografia ...?
  Soggetto Satoshi Kon, Seishi Minakami, Tomomi Yoshino
  Character design Masashi Ando, Satoshi Kon
  Mechanical design //
  Dir. animazione Hiro Hamasaki, Michio Mihara, Michiyo Suzuki, Akiko Asaki, Takayuki Hirao [....]
  Compositore Susumu Hirasawa
  Sito produttore www.madhouse.co.jp
  Formato DVD-Video
  Edizione Italiana [Panini Video] [Yamato Video / Anime Factory]
  Anno edizione 2007
  Numero supporti 3
  Lingue JP / IT
  Sottotitoli IT
  Rapporto 1.85:1
  Compatibilità Region 2
  Durata 325 min
  Episodi 13
  Reperibilità Bassa
  Prezzo 30 € circa
  OST Sì [Paranoia Agent Original Soundtrack, 2004, TESLAKITE]

  Una versione italiana rimasterizzata in HD, risiedente su due Blu-ray, viene prodotta da Yamato Video (e distribuita da Anime Factory) nel maggio del 2020. Si tratta di un lavoro di rescaling a studio eseguito piuttosto bene. L’immagine presenta un corretto valore colorimetrico e rispetta i contrasti degli originali negativi. In merito al settore audio, il produttore italiano riconferma l’adattamento Panini Video del 2007, comprese le due piste audio 2.0 PCM. L’edizione contiene un booklet di approfondimento di 16 pagine.