THE ASTYANAX di @Luca
Abiusi
Viene
realizzato dalla Jaleco su processore MC68000 a 16 bit per essere, The Astyanax,
tra i platform a impatto visuale aventi tot numero di vernici e tot strati di
parallasse. Lo si è di recente visto girare su MAME e Raine (emulatore deputato ai videogiochi Taito, o comunque a quelli che
utilizzavano la sua tecnologia da coin-op), ricavando conclusioni vagamente
discordanti sul suo essere videogioco necessario, ma altrettanti
pareri convergenti su di un fatto: Astyanax si appropria dei cliché dell’arcade a piattaforme
estraendo, distribuendoli, tutti gli elementi che fecero la fortuna di titoli come
Rastan Saga,
Rygar, Ghosts’n Goblins, Black Tiger.
Anche se quest’ultimo, rispetto al
nostro, teneva tempi di gioco
differenti.
Quindi abbiamo il tipico coin-op da
esposizione. S’intona ai toni della sala giochi e fa la sua bella figura quando
che vedi la demo di lui tutto impettito a spaccare culi, e ti vorresti fare una
partita in quanto che è tutto variopinto, terrà mille colori, mica come sul
Commodore 64 dove quelle supergrafiche non le vedrai nemmeno fra cent’anni, e
poi inoltre il cabinet di Street Fighter è come al solito occupato; ok sì,
inseriamo il gettone, vediamo com’è.
Ed è come te lo aspettavi.
Stereotipi, cose arcade di tutti i giorni. Suggestivo il
character design dei
nemici e dei boss a misura di creature alate a due teste e serpenti enormi
fuoriuscenti dall’acqua, e di arpie malefiche, e ogni qual genere di essere
scaturibile da quel sottogenere di letteratura dato in sacrificio al cinema
fantasy; apprezzabile a stretto giro il tentativo,
evidentemente riuscito, di
conferimento della profondità attraverso la distorsione della prospettiva e
per mezzo di un solido strato in differenziale; sfondi d’estesa
intarsiatura
si integrano, sulla
via della sfumazione del cromo, a un bidimensionalismo di animazioni flude e
scorrevolissime, e disegni notevoli nel finimento di armature, scudi, asce. Le
azioni da compiere diventano grossomodo le stesse avvistabili in uno a caso
dei videogiochi platform immessi tra l’85 e il ’92, e quindi si
deve essere
abili a conquistarsi determinati atolli fluttuanti, memorizzando i punti di
saturazione dei nemici e agire per azioni preventive.
Interessante questa cosa di
performazione di un super attacco alla Ghouls’n Ghosts
dove vi è una barra spirituale messa di sotto il misuratore dell’energia. Ma
sarà opportuno che tanta abilità venga scatenata solo e unicamente quando che si
stesse difronte a un qualche mostro occupante quadri, e non è che ve lo dobbiamo
dire Noi che l’eroe, già in
condizioni normali e quand’anche pesantemente equipaggiato, appare
tutt’altro che un modello di destrezza e muore presto. Il tipo di videogioco pensato da Jaleco mira alla amministrazione
delle facoltà magiche, e benché è concesso di acquisire lo scudo, semplificante in parte
la mattanza, Astyanax è platform assolutamente rigido, complicato da
portare a termine e quindi piegato alla manovalanza del pattern, che a
meno di non usare i continue resta l’unica via per far fronte alla
ostilità dei quadri più avanzati. Menzione particolare per il suono, che
indubbiamente si allinea a una situazione di sintesi di spifferi e canti
wagneriani e vuol farsi sentire in corso di gameplay per la sua notevole enfasi.
Purtroppo, il preposto chipset non ce la fa proprio a funzionare su canali
separati, per cui il rumore delle collisioni finirà sempre per interrompere la
continuità della colonna sonora, che invero fa quello che deve fare nel condizionare le
menti aventi ancora in testa i motivi leggendari di
Rastan Saga. Che però erano migliori. Ma si tratta di Jaleco, mica della
Taito. E anche se è Jaleco, si deve promuovere assolutamente codesto Astyanax a
medi voti, nonostante l’assenza cronica di una qualche dote d’innovazione e
malgrado che, a un certo punto, ti viene di mettere Rainbow Islands.
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