RECORD OF LODOSS WAR
di @Luca Abiusi

In riferimento alla sigla italiana di Record of Lodoss War dissero, su codesto “Kappa Magazine”,  che la vocalist “forzava la voce”. Da par Nostro, anche all'undecimo ascolto non ci era invero sembrato di cogliere disfonie che suffragassero quanto s'era letto, tantoché finimmo col trasmettere a Edizioni StarComics un telegrafo di formale protesta. Ma questo, a Lara Parmiani, non deve interessare. Piuttosto, sarebbe ora di restituirle il riconoscimento che certe migliorabili riviste degli anni ’90 le avevano sottratto, negandole accesso alla cerchia d’interpreti che riscrisse il suono dell’animazione giapponese: per quanto ci riguarda, di fianco all’Orchestra Castellina-Pasi (la “fisarmonica” di Lupin III) e ai Superobots (Blu Noah - Mare Spaziale) deve starci lei, con la eco alto-vibrante di questo suo timbro spettacolare che sorvola il drago a modularsi sulla frequenza delle musiche sorgenti, che sono le stesse del Lodoss War giapponese ma che sembrano tuttavia vantaggiarsi del nuovo cantato, quasi le avessero costruite pronunziando il refrain «io sono prigioniera», tra un kanji e un hiragana.

Il cinestormo fantasy, extraletterario, pomposo, innesca l’alternazione dei guerrieri e degli universi frastagliati di Dungeons & Dragons in rapporto a una esigenza di razziatura, all’uso nipponico, di tutto quel che poteva realizzarsi utile al consolidamento della storia; le Cronache della Guerra di Lodoss si mostrano quindi sovraccariche di elementi adottabili alla nutrizione del poema cavalieresco, difronte alle battaglie di questi eroi di cui un giorno si sarebbero raccontate le imprese e tramite ancora la retorica del cliché, dove la “compagnia”, per quanto estranea a ordinarie tematiche di anelli da gettare nella gola del Monte Fato nonché orfana dell’ambigua personalità di un Boromir o un Gollum saprà riscuotere il credito del filo narrante, che resiste per tutti i tredici capitoli di furore a colpi di spada, e di amori di ventura e incantesimi da sortire al fine di traversare la foresta, pria di finire tra le fauci del drago e fornire adito a una memorabile sequenza di accerchiamento da orbi, tutti lì sprezzanti del pericolo a buttare i fendenti in mezzo al fuoco che divampa, e alle mandibole che serrano, infilzate dall’acciaio del ragazzo e martoriate dall’ascia del nano; graziata da uno storyline fisiologicamente estendibile, la saga diretta da Akinori Nagaoka – già regista per Tokimeki Tunaito (Ransie la strega) e il discreto lungometraggio “Anne no nikki” – avrebbe conservato una sua riconoscibilità, tra le frasche del ruolismo di ampio respiro, incoraggiando l’avvio trasversale di romanzi brevi, videogiochi e manga.

Si vede che vengono osservati parametri qualitativi surclassanti le usuali frontiere di tollerabilità. Non c’entrano gli sfondi, perlopiù statici. Pertinenti al discorso ritornano invece le linee di espressione tracciate per il singolo volto, ripetute con ossessiva perizia sul tratto – etereo, sfarzoso – di Nobuteru Yûki, paradigma del character designer vecchia scuola detestato dagli intercalatori, ché tanto più son bravi, i disegnatori, tanto ancora diventano d’intralcio rispetto ai necessari tempi di completamento di un ordinario ciclo di fotogrammi; di notevole aiuto, in merito a Lodoss War, si dimostrano i direttori dell’animazione (Hiroyuki Okiura su tutti: alla fine degli anni ’90 avrebbe realizzato, assieme a Oshii, il mirabile Jin-Roh: Uomini e lupi), quanto mai abili a decifrare il codice stilistico del caratterizzatore e a renderlo scrivibile on board più o meno fluidamente; rimarchevole, altresì, il lavoro di Mitsuo Hagita: deciso a deliberare un mosaico di sketch sonori che esaurissero in due minuti, assumendosi qualche decimo di secondo di margine il musicista impugna il liuto se non pure il violino, recandosi all’apertura del tonante Corno francese come sprono alla guerra, a somministrarle un’acustica che risultasse non meno epica della Battaglia per la Terra di Mezzo. Si deve dire che i primi sei episodi sono quelli dove si alternano i momenti più significativi. C’è quest’animazione dell’elfo femmina che si vede all’inizio che promulga beltà. Ma però poi succede di mettere sul piedistallo anche i sette restanti, una volta vista la serie TV del ’98, cui manca l’arte di Nobuteru Yûki, oltreché il vigore della sceneggiatura originale. 









  Classificazione Serie OAV
  Titolo originale Record of Lodoss War - ロードス島戦記 -
  Provenienza Giappone
  Prima immissione 1990 - 1991 / Home video
  Produttore Madhouse
  Regia Akinori Nagaoka
  Fotografia Shin’ichi Ishikawa
  Soggetto Mami Watanabe, Ken’ichi Kanemaki
  Character design Nobuteru Yûki
  Mechanical design //
  Dir. animazione Nobuteru Yûki, Hiroyuki Okiura, Kazuhiro Soeta, Cindy H. Yamauchi, Fujio Oda [....]
  Compositore Mitsuo Hagita
  Sito produttore www.madhouse.co.jp
  Formato DVD-Video
  Edizione Italiana [Yamato Video]
  Anno edizione 2003
  Numero supporti 2
  Lingue JP / IT
  Sottotitoli IT
  Rapporto 1.33:1
  Compatibilità Region 2
  Durata 325 min
  Episodi 13
  Reperibilità Buona
  Prezzo 40 € circa
  OST Sì [Record of Lodoss War Original Soundtrack, 1998, Victor Entertainment]

 

Tra il ’90 e il ’91, in Giappone, la serie esordisce per supporti VHS e Laserdisc a cadenza di pubblicazione ravvicinata. Particolarmente lussuosi i volumi LD, che al loro interno contengono vario e inedito materiale illustrativo. In quanto alla distribuzione italiana, la licenza dell’anime viene acquisita da Yamato Video, che inizia a serializzare su VHS a partire dai primi mesi del 1996. Nel 2003, la stessa azienda realizza su due DVD in un formato d’uscita singolo che sarebbe rapidamente andato fuori stampa. Tuttavia, in occasione dell’uscita in DVD della serie TV sequel, gli OAV vengono inclusi come extra del secondo “Memorial Box” a essa dedicato. Nel corso del 2017, ma in Giappone, Record of Lodoss War ottiene un remaster HD in Blu-ray Box e in edizione limitata. In Nord America, nello stesso anno, Funimation pubblicherà i Blu-ray di OAV e serie TV in un unico contenitore “book”. Meritevoli di menzione, tra i videogiochi alla serie dedicati, gli adattamenti PC Engine CD, X68000 e Super Famicom.