JIN-ROH: Uomini e lupi
di @Luca Abiusi

Hiroyuki Okiura manco era un regista. Si trovò a dirigere le animazioni per Zillion e Record of Lodoss War, fornendo manodopera allo storyboard di Ghost in the Shell, sul continuare del ’94, e dobbiamo supporre che il discorso dinastico della “Kerberos saga” dovette risultargli oscuro nell’ambito del circondario di cospirazione che gli si sarebbe parato davanti, malgrado che non si potesse dire di no a Oshii né tanto ancora a queste sue ultime recrudescenze sul “dissacramento dell’ordine”, in funzione delle quali muovere guerra al governo spia avanzante contro lo stato di diritto, e prossimare una rivoluzione di controideologie che non prevedessero eventualità di resa; nell’accordare al film l’algoritmo del comportamento consequenziale di massa, Oshii ingaggia l’immanentismo di certe opere di cui era stato primo responsabile – verrebbe su tutte di menzionare il messianico Patlabor 2: The Movie – delegando al “trascrivente” Okiura piena discrezionalità creativa, al netto del contributo che lo stesso regista avrebbe fornito alle tecniche visuali.  

Al narrato del rosso manto perduto nel bosco dovrà succedere di vedersela con epistoli di verismo ruvidissimo, a seguito di breve rullaggio in diapositive e habitus evocativi e pur nonostante il format del verbo grammaticale, chiaramente prolisso ma non tale da perseguire la comprensibilità del contropolitico manifesto della sedizione; si propagherà di storie dove l’empio tende a venire divorato dal lupo anche in caso che questi si fosse ricreduto in un misericordioso atto compassionevole, contravvenendo il suo istinto, poiché sarebbe finito in ogni qual caso nel dovere acconsentire di starsene in cima alla catena alimentare, e a non detenere il potere di sovvertire le rigorose leggi della natura – umana, e quindi animale – per pietās o ricorrente amore di una donna; la coesistenza tra i generi, secondo Oshii, implica la predominanza del bisogno nutrizionale sul culto della ragione, qui retrocesso a scienza inesatta per uso del branco e a spese del timorato, colui il quale si ostina a credere nell’esistenza di un’entità suprema che lo tragga in salvo presso i titoli di coda. Ma non per Oshii. Che persuaso della irrazionalità del racconto a lieto fine, di contro descrive un contesto sociopolitico caustico e paradigmatico ancora, seppure adottando una dimensione storica non riferibile.

Okiura interdice il colore. Ne posterizza il tono in emulsione d’ocra di minimo pennello e vermiglio spento, perché rassomigliasse a cinematografi in bianco e nero di buon’ora stampati su piastre in 35 millimetri di grana visibile a occhio, a squamare nel sentiero del neorealismo, e sin dietro una miscela d’immagini da cui far emergere l’inespiantabile voracità del darwinismo sociale; il character design indistinto, languido, impone di riservarsi alle miscredenze dell’animazione, già che l’anime in quanto “prodotto” disfunzionale del Nuovo Impero Economico trabordava nell’eccidio delle corporature, sistemi che venivano scarnificati a vantaggio dell’ipertroficità dei volti, e di forme che dovevano esasperarsi e sessualizzarsi per riempire i vuoti rimasti al dattiloscritto. Nel merito, Jin-Roh è l’insubordinazione delle retrovie pensanti. L’impalcamento del suono trova di che consistere a chiosa delle cineprese che si concentrano sui momenti più disgregativi, che ai due estuari del film deliberano sul disingannevole identificarsi a uno statuto “di fede”, e proprio nel quando il misticismo scurisce nell’epistassi, mettendo fine alla speranza. Jin-Roh è opera i cui plasmociti chiedono di rigettare chiunque vi trovi nuovi motivi di riaccosto, e abbiamo Noi stessi dovuto resistere a un passante richiamo di conservazione prima di ritornare a questo film così inesorabile, alto monumento alla inviolabilità del cromosoma x che vedremo di rispedire, e telegraficamente, a codeste contemporanee reazioni cui tutto sembra essere permesso eccettoché realizzare di essere già defunte, e di non avere altro dio all’infuori del loro sangue.












  Classificazione Film d’animazione
  Titolo originale Jin-Roh - 人狼 JIN-ROH -
  Provenienza Giappone
  Prima immissione 1999 / Cinema
  Produttore Production I.G
  Regia Hiroyuki Okiura
  Fotografia Hisao Shirai
  Soggetto Mamoru Oshii
  Character design Hiroyuki Okiura
  Mechanical design //
  Compositore Hajime Mizoguchi
  Dir. animazione Kenji Kamiyama
  Sito produttore www.production-ig.co.jp
  Formato Blu-ray Disc
  Edizione Italiana [Yamato Video / Anime Factory]
  Anno edizione 2019
  Numero supporti 2
  Lingue JP / IT
  Sottotitoli IT
  Rapporto 2.35:1
  Compatibilità Region B
  Durata 102 min
  Episodi //
  Reperibilità Buona
  Prezzo 17 € circa
  OST Sì [JIN-ROH Original Motion Picture Soundtrack, 2000, Victor Entertainment]

 

Sebbene Jin-Roh si collocasse, de facto, come terzo episodio cinematografico della Kerberos Saga – media pluriforme dato alla luce da Oshii verso metà anni ’80 – l’opera è da considerarsi cronologicamente anteriore ai primi due “live action” datati ’87 e ’91. Lo script medesimo nacque con l’idea di realizzare un lungometraggio con attori in carne e ossa (ciò stante, nel 2018 il film dal vero sarebbe effettivamente fuoriuscito – anche se da produzione sudcoreana e attraverso i canali streaming Netflix – col titolo “Illang: The Wolf Brigade”), prima di venire dirottato a Bandai Visual, per questioni economiche, ed essere tradotto in animazione. Nel ’99 il film avrebbe conseguito proiezione al Festival di Berlino, ottenendo nello stesso anno il Premio Speciale della Giuria al Fantasporto. Nel 2004 Yamato Video realizza dell’anime un primo adattamento DVD italiano. Nel 2019, mediante distribuzione Anime-Factory, è di nuovo Yamato a occuparsi dell’uscita in Blu-ray, da master HD del 2007, confermando il preesistente doppiaggio.