PUNTA AL TOP 2! DIE BUSTER
di @Luca Abiusi

Così Tsururiri disse che la manina di Tsurumaki era in obbligo di risultare individuabile a fronte di settecentoventotto sbraitanti altre. Ma foss’anche di aver mancate le precedenti sue memorabilissime imprese, cose riguardanti Furikuri o l’animazione di un Neon Genesis Evangelion che avesse contribuito allo scorticamento dello human design, lo spettatore pagante doveva poi sentirsi come in dovere di verificare i trascorsi di codesta eccentricissima personalità marziana, scortandone il movimento di camera diretto all’uso della semi-prospettiva e d’inquadrature sempre più votate all’aggravamento schizoide delle controfigure parlanti, che usano di regola discorrere di argomenti abbastanza sganciati di struttura, sì che si dovesse cercarne una nello spazio della intenzionale grammatica del nonsense, che pure ritiene una sua filosofica correlazione con Punta al top! GunBuster in luogo alle sequenze conclusive, dove le intuizioni del regista vengono fuori tutte insieme, portandoti a retrocedere, e a rivalutare il significato stesso del Die Buster quanto del linguaggio autistico del robot “Nono”, che si scoprirà essere perpetuativo, un canale di comunicazione dormiente progettato per attivarsi dietro mirate sollecitazioni della sua matrice biomeccanica.

Fondamentalmente, si esige un atto di fede. I siparietti kawaii, lo zoom reiterato sulle zone polpose delle “topless” e il consumarsi della idolatria criptolesbo fomentata da Lal’c insediano a risultanza del legaccio incorruttibile tra spazio e memoria biologica, secondo la causalità della predeterminazione, situazioni che dovevano ripetersi sulla scorta di un modello androide che preservasse la direttrice temporale, e, contiguamente a essa, la sopravvivenza del pianeta terra; in linea con un’ambiziosa visione eternalistica dell’universo il regista percorre una traccia che è alternativa alla serie OAV di Hideaki Anno, sollevando Top wo Nerae 2! dalla responsabilità di farle da sequel in senso stretto a supporto di un asse coincidenziale, parallelo per disseminazione del tempo narrante. Tsurumaki è uno che osa. Per dire che le buster machine di questo lontanissimo futuro sono degli Eva. Entità autonome il cui risveglio deve verificarsi compatibilmente alle reazioni biochimiche del soggetto ospite, che di questi organismi diverrà gregario e mai per davvero manovrante, dovendo osservare il ruolo di stabilizzatore della loro attività neuronica centrale, e fin quando si fosse rimasti in tema non si poteva oltre a ciò mancare di alludere a The End of Evangelion intorno a un importante segmento dell’episodio risolutivo, pure riservando all’opera cinematografica la opportuna deferenza, datoché il Maestro osservava e che il convenuto ossequio non poteva venire scambiato per deliberato oltraggio.

Si doveva meglio insistere sulla importanza di stabilire dei punti fermi, in attinenza a una continuità episodica che talvolta eccede nell’inesplicativo; sorvolando lo scritto del prequel emerito, cui è indicato di riportarsi com’è assennato ricondursi allo spettro dell’inarrivabile, Punta al top 2! Die Buster pattuisce nutrizione a una soggettiva esigenza di esteriorità, e tuttavia si nega la scorrevolezza testuale in cambio di un farraginoso e quand’anche sporadico deragliamento di natura dialettica. Ma ci può stare oltremodo. Che quasi va a cercarselo, Tsurumaki, il saliscendi volumetrico, che a ragion veduta deve superare l’empirico e globalizzarsi, formare un’onda d’urto da farti versare lacrime di un colore arancione brillante che non si è visto mai neppure al morire del sole di Marte; la gigantezza dell’animato prolifica esponenziale sulle superfici delle superleghe a stilizzare questa coabitazione aristocratica con mille e cento chilogrammi di grafiche renderizzate – materiale tripla A: non fosse per l’accelerazione del frame rate lo classeremmo bidimensionale all’istante – che parlano di Yasuhiro Imagawa senza se e senza ma, in quanto diffidiamo di esser stati Noi soltanto a percepire persistente l’aura di Giant Robo al ravvicinato attracco visivo con gli umanoidi, coloro che spostano i pianeti e periscono per amor delle ragazze leggendarie. Le quali, dodicimila anni or sono in rotta verso le stelle, avranno ancora una casa dove poter tornare.












  Classificazione Serie OAV
  Titolo originale Top wo Nerae 2! - トップをねらえ 2! -
  Provenienza Giappone
  Prima immissione 2004 - 2006 / Home video
  Produttore Gainax
  Regia Kazuya Tsurumaki
  Fotografia Jiro Tazawa
  Soggetto Yoji Enokido
  Character design Yoshiyuki Sadamoto
  Mechanical design Shigeto Koyama, Junya Ishigaki, Bukichi Nadeara
  Dir. animazione Tadashi Abiru, Akemi Hayashi, Hiroyuki Imaishi, Toshio Ishizaki, Chikashi Kubota [....]
  Compositore Kôhei Tanaka
  Sito produttore gainax.co.jp
  Formato DVD-Video
  Edizione Italiana [Dynit]
  Anno edizione 2008
  Numero supporti 3
  Lingue JP / IT
  Sottotitoli IT
  Rapporto 1.78:1
  Compatibilità Region 2
  Durata 180 min
  Episodi 6
  Reperibilità Bassa
  Prezzo 100 - 150 €
  OST Sì [Top wo Nerae 2! Original Soundtrack, 2006, Victor Entertainment]

 

Realizzato a ricorrenza del 20° anniversario della nascita dello studio Gainax, l’original anime video ottiene in tempi rapidi una capillare distribuzione internazionale. In Nord America, Discotek Media realizza su tre DVD singoli. Competerà all’editore Honneamise, invece, la pubblicazione del film cinematografico di montaggio per formati Blu-ray e DVD. Nel corso del 2008, poco dopo averne annunciata l’acquisizione, Dynit ridistribuirà su sei DVD a uscita periodica, per successivamente raccogliere in un’unico box di tre supporti. Il remaster in alta definizione della serie resta a tutt’oggi esclusività del mercato home video giapponese.